L’Europa, non la Cina, vero problema per l’economia mondiale. E i dazi di Trump aggravano la crisi
Vi
proponiamo l’intervista realizzata con Marco Ianniello di
www.trendintime.com e che ha ad oggetto la situazione sui mercati
finanziari mondiali. 1) Rispetto alla nostra ultima intervista, di
acqua sotto i ponti ne è passata. I mercati finanziari sono passati dal
segnare record su record a Wall Street a perdere quasi il 20% in meno
di […]
diGiuseppe Timpone, pubblicato il
Vi proponiamo l’intervista realizzata conMarco Ianniellodiwww.trendintime.come che ha ad oggetto la situazione sui mercati finanziari mondiali.
1)
Rispetto alla nostra ultima intervista, di acqua sotto i ponti ne è
passata. I mercati finanziari sono passati dal segnare record su record
a Wall Street a perdere quasi il 20% in meno di 3 mesi sui timori di un
rallentamento dell’economia mondiale, americana compresa. Ci spieghi
come stanno le cose in questa fase?
A maggio scorso avevamo rappresentato un 2018 all’insegna di unavolatilità controllatada
adeguati supporti. Da allora lo scenario è decisamente cambiato. La
Cina, colpita e affondata dai dazi americani, ha avuto unacostanteflessione
chiudendo a -26,36%. Le altre piazze finanziarie, invece, hanno
sostanzialmente tenuto nei primi sei mesi per poi cadere nella seconda
metà dell’anno. Ad aprire le danze sono state le tensioni sui Btp
italiani con escursioni consistenti fino anche del -20% nel periodo più
torrido da maggio a novembre.
L’impatto
immediato si è trasmesso al listino azionario italiano che ha chiuso
con un -22,21% e si è propagato sul Dax tedesco finendo con un tondo
-20,95%. Gli unici listini che resistevano ancora un po’ erano il
DowJones ed il Nasdaq che, a partire da ottobre, con una brusca
accelerazione hanno chiuso poi a -10,59% e -7,22% rispettivamente. Si è
trattato dimovimenti importantiperché,
oltre ad essere stati repentini e violenti, i prezzi hanno rotto tutti
i supporti più significativi e le medie mobili più stabili fino a
condurre tutti i mercati in rosso.
A
questo punto, con una crescita mondiale inconsistente ed un petrolio
che ha segnato un sonoro -34,8%, tutto è coerente. I mercati azionari
sono passati tutti in downtrend ed ancor peggio, questa flessione non è
stata compensata nemmeno dai corsi obbligazionari ad eccezione del
solito bund tedesco che si è rifugiato in un +2,64%. La partita si è
giocata prevalentemente in difesa da possibili rischi incipienti tant’è
che anche l’oro ha risposto con un +4,37% negli ultimi sei mesi. Il
2018, con i suoi movimenti importanti, ha dato sicuramente ottimi
spunti di trading ma non è certo il miglior anno per tirare delle
conclusioni in termini di portafogli visto che, con tutti i comparti
sotto pressione, i classici bilanciamenti hanno trovato solo
parzialmente i loro equilibri e solo in termini di contenimento degli
eccessi di volatilità.
2)
Il dollaro resta forte e ai massimi dal 2017, i rendimenti dei
Treasuries si sono stabilizzati e il cambio euro-dollaro resta
inchiodato da mesi nel range 1,13-1,15. A suo avviso, il mercato sta
davvero scontando la maturità della stretta monetaria della
Federal Reserve o dopo l’ultimo report sul lavoro negli USA a dicembre
qualche segnale rialzista tenderebbe a permanere?
L’economia
Usa si è mossa con ben 3 anni di anticipo rispetto all’Europa sia in
termini di tassi d’interesse che di crescita macroeconomica ma il
Dollaro sta riflettendo questi differenziali positivi solo da un anno a
questa parte ed oggi sta confermando la sua forza. E’ da tener presente
che i tassi americani al 2,75 rappresentano ora un livello di
neutralità, una soglia oltre la quale la politica monetaria della Fed
sarà da intendersi restrittiva. Pertanto ci aspettiamo atteggiamenti
attendisti su tutti i fronti delle Banche Centrali. Powell agirà con
cautela e rifletterà a lungo prima di modificare l’atteggiamento
monetario della Fed mentre la Bce, ancora in attesa di una crescita che
non c’è, non potrà altro che posticipare il programma di rialzo dei
tassi europei. Il risultato è un cambio Eur/Usd che mantiene la sua
direzione e conferma il suo trend primario al ribasso minacciando anche
quota 1,13.
3)
L’oro si è portato ai massimi dal giugno scorso, a poco meno di 1.300
dollari l’oncia. Eppure, le aspettative d’inflazione si sarebbero
raffreddate in America, così come in Europa, specie a seguito del
crollo delle quotazioni del petrolio da ottobre in poi, pur in ripresa
a 60 dollari nelle ultime sedute. Tutto a causa delle tensioni
commerciali e dei timori di una crisi in arrivo presso le principali
economie del pianeta?
Lo
stallo nella crescita globale è evidente, sopratutto a causa delle
rigidità delle economie più tradizionali come le nostre e la
vulnerabilità delle economie emergenti di fronte agli attacchi
protezionistici americani. Ripetiamo ancora una volta che la chiusura
dei mercati inasprisce le crisi: se da un lato colpisce le economie
emergenti, dall’altro rallenta indirettamente anche le principali
economie mondiali. In questo contesto il petrolio è la materia prima
che ne ha risentito di più con una flessione del -34,8% mentre l’oro si
è rivelato il solito bene rifugio con un tempestivo sprint in
controtendenza.
4)
La BCE ha chiuso i rubinetti del “quantitative easing”, anche se le
voci di un rialzo dei tassi quest’anno si starebbero affievolendo sul
rischio recessione in Germania e le forti tensioni sociali in Francia.
Questo spiegherebbe in parte il ripiegamento dei Bund ai minimi da
quasi 2 anni e mezzo. Crede che i rendimenti sovrani nel 2019
continueranno a restare bassi o, a un certo punto, risaliranno?
I
rialzi dei tassi in Europa, per mano della Bce, slitteranno in avanti e
ben oltre l’estate. Pertanto non si intravedono rialzi nei rendimenti
se non a causa di un non auspicabile “effetto rischio” come avvenuto
per i Btp italiani. Sul finire dell’anno e con un QE in smaltimento, i
titoli obbligazionari hanno sofferto due volte ma in questo mese di
gennaio il comparto si è stabilizzato. Gli operatori si sono mossi
verso i migliori rendimenti disponibili sul secondario per cogliere
delle opportunità a prezzi scontati o mediare principalmente su bond
High Yield, Btp ed Corporate Emergenti. Per quanto riguarda i Bund
tedeschi la loro forza ha una valenza difensiva che si esprime più in
termini di basso rischio che di rendimento indipendentemente dai cicli
economici.
5)
Veniamo all’Italia. BTp in recupero dopo l’accordo tra Roma e Bruxelles
sulla manovra di bilancio di quest’anno, che ha evitato l’apertura di
una procedura d’infrazione a nostro carico. Tuttavia, i rendimenti
decennali restano doppi di quelli spagnoli e lo spread non sembra voler
scendere sotto i 260 punti base. Questione di tempo o siamo condannati
anche per i prossimi mesi a questi numeri?
Non
mi appassiona parlare di politica sebbene esistono strette
interdipendenze sul piano economico e finanziario. Lo spread btp-bund
ed i rendimenti dei governativi sono la risultante di aste e quotazioni
su mercati globali ampi ed efficienti. Questi numeri esprimono la
misura della rischiosità implicita dell’Italia, una rischiosità che il
mercato continua a confermare e quindi, purtroppo, resta. I nuovi
progetti politici si basano molto su aspettative di crescita del Pil
che forse non convincono del tutto gli operatori, anche perché il
nostro paese, in un’Europa già lenta, non ha mai brillato, anzi è
sempre stato il fanalino di coda.
6)
Se l’economia mondiale rallenta, le politiche monetarie in America,
Europa e Asia diverranno più accomodanti. Questo dovrebbe sostenere il
comparto obbligazionario, ma la maggiore liquidità dovrebbe fare bene
anche al mercato azionario. Tuttavia, non crede che gli indici a Wall
Street siano già valutati alti e che abbiano pochi margini per
continuare a crescere?
Wall
Street si è chiaramente fermata e dopo lo storno autunnale è ancora
alla ricerca di un nuovo punto di appoggio stabile. Qualche trader
direbbe che siamo in attesa dell’onda C di Elliott, poi di un doppio
minimo o un testa spalle affidabile: il mercato si prenderà tutto il
tempo necessario e noi stiamo qui per monitorarlo. Questo vale anche
per gli altri listini mondiali che hanno già stornato autonomamente
prima di Wall Street e che potrebbero accentuare il loro ribasso se
trainati dal recente storno americano ancora in divenire. Quindi occhi
puntati su Wall Street per scorgere prossimi segnali di stabilizzazione
ad efficacia globale.
Sugli
obbligazionari invece la stabilità si inizia ad intravedere perché in
assenza di decisioni monetarie delle Banche Centrali e con prezzi di
saldo, la fiducia sta gradualmente tornando su questi comparti.
7)
Un’ultima domanda: quale sarebbe a suo avviso il principale rischio per
i mercati finanziari globali? Davvero è la Cina a spaventare per una
crescita ufficialmente di qualche decimale in meno del recente passato?
Per
i grandi numeri della Cina i decimali contano molto. La mappa globale
della crescita economica, espressa in termini di Pil reale, vede gli
Usa +3,40%, Cina +1,50%, Europa +0,20%, Italia -0,10%, Germania -0,20%.
Non è certo un quadro macroeconomico confortante in cui la strategia
commerciale di Trump sembra aver funzionato alla perfezione. Però si
evince che il problema non è solo la Cina. A crescere non possono
essere solo gli Usa che andranno verso una fisiologica fase di
consolidamento. Il problema forse è proprio l’Europa con tutte le sue
rigidità strutturali difficili da riformare. Sul fronte dei mercati, i
corsi azionari ed obbligazionari hanno già espresso questa situazione
che ha attraversato stadi emotivi e tecnici che, pervasi da timori ed
incertezza, sono passati da un eccesso di volatilità ad una fase di
stabilizzazione. Ma, come sintetizzato nella tabella di seguito, molti
mercati sono ancora sotto le rispettive medie mobili a 200 periodi
(SMA200) e questo significa che non è ancora arrivata la quiete dopo la
tempesta. I mercati azionari restano ancora vulnerabili e scarichi
nonostante la vivacità manifestata in quest’ultimo mese con un Haneg
Seng a +9,20%, un DowJones a +7,78%, un Dax a +7,01% ed un Ftse Mib a
+6,96%. Ad eccezione dell’India, gli azionari sono tutti da
interpretarsi ancora in trend ribassista.
Discorso
diverso è per il comparto obbligazionario dove, ad eccezione dei soli
corporate bond europei, si intravede un orizzonte più schiarito. Tra i
bond, in quest’ultimo mese, spiccano in ripresa gli high yeld +3,48%, i
corporate emergenti +2,55%, i corporate usa +2,00% e i governativi
italiani +1,31%. E’ evidente che, con il recente storno dei prezzi ed
in assenza di rendimenti alternativi e aspettative concrete di rialzi
dei tassi, le “mani forti” dei Gestori stanno cogliendo ora queste
opportunità ed accumulando posizioni alla ricerca dei migliori
rendimenti attualmente disponibili sul secondario.
Di
seguito riportiamo una fotografia, sintetica ma eloquente, dei
principali mercati che monitoriamo ogni settimana nell’Asset Market
View su www.trendintime.com in modo da avere sempre un quadro
comparativo ed attuale della situazione finanziaria globale.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
14-05-2018
- Giuseppe Timpone
giornalista economico-finanziario
leggi l'intervista su
Investire in bond più rischioso che in azioni. E sui mercati attenzione in estate
Intervista
con il Dott.Marco Ianniello di Trendintime.com sulla situazione dei
mercati finanziari. Ed emerge che investire in azioni sarebbe meno
rischioso che puntare sui bond, in questa fase. Massima attenzione al
dato sull'inflazione in estate nell'Eurozona.
diGiuseppe Timpone, pubblicato il
Abbiamo
realizzato con il Dott Marco Ianniello un’intervista per Investire Oggi
sui tratti salienti dei mercati finanziari attuali. Il Dott. Ianniello
è fondatore di TrendinTime.com,
sito che dal 2010 ha lo scopo di divulgare la cultura dei
mercati finanziari ed offrire un’informazione
economico-finanziaria libera e indipendente. Egli studia
costantemente titoli e strumenti finanziari
per individuare strategie di asset allocation più
aderenti alle mutate condizioni economiche e dei mercati. Egli
attinge alla sua solida e brillante formazione accademica in
Politica Economica, Mercati Finanziari e Risk Management
alla quale ha saputo affiancare dal 1998 l’Analisi Tecnica che
applica tutt’oggi in tutti i comparti finanziari e sul
Forex dove sviluppa anche sistemi di trading automatizzati. “Per
assumere decisioni è necessario avere un quadro macroeconomico globale
più chiaro ma è indispensabile individuare gli spunti più interessanti
che offrono i mercati. La macroeconomia, che amo, è
condizione necessaria ma non sufficiente perché spesso, troppo spesso,
viene disattesa o comunque perturbata da fattori esogeni
ed emotivi che si riflettono sui mercati.” Usando
un’accezione prettamente statistica si tratta di un costante studio di
correlazione e decorrelazione tra fondamentali e mercati, valutare le
risposte di quest’ultimi agli input di policy per soppesarne la reale
efficacia attraverso una price action degli asset interessati. “Il
market sentiment spesso muove i mercati in direzioni diverse da quelle
attese e pertanto è necessario superare le relazioni scontate di
causa-effetto e spostarsi decisamente sulle relazioni più pragmatiche
effetto-effetto”.
Dott.
Ianniello, Lei studia i mercati finanziari e allo scopo ha anche dato
vita nel 2010 a un sito di informazione finanziaria. Partiamo dal
dollaro: dopo un crollo medio ponderato di circa il 15% in poco più di
un anno, la lenta risalita. Ritiene che sia un fatto durevole o che le
prossime mosse delle principali banche centrali, tra cui la BCE, lo
renderanno temporaneo?
L’aumento
dei tassi americani è iniziato a dicembre 2015. Da allora, in assenza
di analoghe manovre della BCE, il differenziale dei rendimenti
Usa-Europa è stato sempre positivo ed avrebbe dovuto giovare a favore
del dollaro. Ma così non è stato. Dopo una prima fase laterale, il
dollaro americano si è svalutato con un escursione massima del 21,25%
da gennaio 2017 (EurUsd 1,0340), coincidente con l’insediamento di
Trump alla Casa Bianca, fino al massimo di febbraio 2018 (EurUsd
1,25375). Questa evidenza dimostra chiaramente che il tasso di cambio
non è mosso dalle Banche Centrali, del resto esso non è un esplicito
target delle loro rispettive azioni di politica monetaria che restano
focalizzate sul controllo degli aggregati di liquidità interna e sui
livelli obiettivo di inflazione nel medio termine. E’ chiaro però che
una svalutazione così importante del dollaro ha perturbato la fluidità
della crescita europea tanto che il Governatore Draghi, nella sua
audizione del 25 gennaio 2018, ha implicitamente mostrato tutto il suo
disappunto per quanto dichiarato dal Ministro dell’Economia americano
al World Economic Forum di Davos il quale esultava per uncambio EurUsdrisalito
sopra 1,25. In questi 27 mesi caratterizzati da un positivo
differenziale dei tassi Usa-Europa, la Interest Rate Parity è stata
completamente disattesa: il deflusso dei capitali dagli Usa è
stato indotto dall’incertezza generata dai proclami protezionistici di
Trump e soprattutto dal timore di quali possano essere gli
impatti di questa discontinuità in un sistema globale avviato da anni
verso un’economia di mercato.
In
questi ultimi mesi, da febbraio 2018 ad oggi, il dollaro ha però
corretto la rotta con una rivalutazione sull’Euro di
circa 5,70%: si tratta di un chiaro aggiustamento temporaneo visto
che le Banche Centrali hanno entrambe lasciato i tassi invariati. I
movimenti duraturi sul cambio EurUsd potranno esser individuati solo
dopo l’attesa riunione BCE del prossimo 13 settembre, momento in
cui dovrebbe partire il programma di riduzione del Quantitative Easing,
se non slitterà in avanti.
I
rendimenti decennali americani sono arrivati al 3% e i mercati sono
quasi andati in panico sul timore che un loro rialzo freni l’economia
americana o, addirittura, la mandi in recessione. E’ uno scenario
credibile o pensa che siano altri i livelli di allarme?
I
primi rialzi dei tassi americani, sotto la guida della Yellen, sono
apparsi piuttosto frettolosi e prematuri quasi da
compromettere e soffocare sul nascere una tanto attesa ripresa
economica che stava iniziando dopo 7 anni di lunga crisi: la Fed,
infatti, ha alternato rialzi dei tassi con decisioni di stallo per
correggere il proprio tiro. Al contrario, oggi, il livello dei
tassi americani a 1,75% appare in linea con un Pil che cresce del 2,30%
ed un inflazione al 2,40%. La curva dei tassi per scadenza è piuttosto
appiattita e denota una certa stabilità interna che non genera
aspettative di futuri rialzi a breve. Non si intravedono elementi di
allarme endogeni per la crescita dell’economia americana che, grazie ad
un mercato del lavoro più flessibile ed efficiente, ha almeno due anni
di vantaggio rispetto a quella europea.
Laborsa americana,
dopo avere raggiunto il picco massimo a gennaio, ha subito una
correzione e ancora oggi giace sotto i livelli di apertura del 2018. Ma
tra boom di utili ed effetti conseguenti alla riforma fiscale di Trump,
pur in parte scontati, pensa che il ripiegamento sia credibilmente
destinato a trasformarsi in un mercato dell’orso da qui a breve?
A novembre 2016 l’indice Dow Jones ha rotto al rialzo un’importante resistenza a 18.360 punti e da allora ha registrato untrend positivo di 15 mesi consecutivifino
al massimo di gennaio 2018 a quota 26.682 punti. Si è trattato di un
rialzo straordinario del 45%. Ma un movimento così costante porge
facilmente il fianco ad una violenta correzione ed ecco un -13,60% nel
solo mese di febbraio successivo. Più che preoccupato della recente e
fisiologica correzione, ero molto più preoccupato di quella crescita
troppo lineare dell’indice americano che, in assenza di volatilità,
mancava dei necessari punti di appoggio. Siamo entrati in una fase ad
alta volatilità che ha spaventato i mercati ma che ha rimarcato più
volte un supporto intorno quota 23.300 punti. Insomma, il mercato
corregge ma non vuole scendere e sta cercando di accumulare la forza
necessaria per continuare a salire.
Se
dovesse scommettere sul cambio euro-dollaro a fine 2018 e su quello di
fine 2019, quali livelli ritiene che il cross possa toccare anche sulla
base dello spread Treasury-Bund, ai massimi dal 1989 e indicatore delle
previsioni del mercato? In altri termini, sta scontando l’uscita degli
stimoli monetari della BCE e un successivo rialzo dei tassi entro i
prossimi 18 mesi o no?
Non
preferisco parlare di scommesse né sarebbe affidabile fare previsioni
così a lungo sul cambio. Sicuramente l’alleggerimento del Quantitative
Easing della BCE atteso per settembre 2018 sarà il principale fattore
da monitorare insieme alla rilevazione estiva dell’inflazione europea.
Il QE è uno strumento non convenzionale, introdurlo è stato
monetariamente innovativo e pertanto la risposta dei mercati al
tapering avrà connotati di assoluta novità. Questa fase preoccupa
sopratutto gli Investitori Professionali che convenzionalmente
utilizzano bond, in gran parte governativi, per stabilizzare i
portafogli di investimento. Questi strumenti di stabilità possono
essere l’elemento di rischio principale. Sebbene la BCE abbia sempre
parlato di un alleggerimento graduale ma la risposta dei mercati non
sarà così scontata.
L’economia americanacresce
ininterrottamente da 8 anni e nonostante l’assenza di segnali di
rallentamento, il timore che il ciclo sia ormai maturo è elevato. Sarà
per questo che lo spread tra decennali e biennali americani risulta
sceso ai minimi dal 2007 o forse abbiamo a che fare con qualcosa di
nuovo per l’economia moderna, ovvero l’assenza di inflazione?
L’inflazione
americana è al 2,40% e, se il tasso su FedFunds all’1,75% può apparire
ancora un po’ espansivo, l’appiattimento della curva dei tassi
americana esprime aspettative di stabilità della loro politica
monetaria. Non parlerei di timori per un ciclo maturo anche perché
questa maturità è appena iniziata e verrà controllata attraverso
politiche monetarie di stabilizzazione volte a conservarne più a lungo
gli effetti benefici.
Parliamo un attimo dipetrolio,
salito ormai tra i 70 e i 75 dollari al barile. Eppure, la produzione
americana corre sopra i 10,5 milioni di barili al giorno e i prezzi
sono ravvivati dall’OPEC, che con la Russia e ad altri produttori
minori ha concordato un taglio dell’offerta nel novembre 2016. Cosa
succederà con la fine dell’intesa alla fine di quest’anno? Non crede
che le quotazioni possano subire un altro colpo?
Da
un punto di vista puramente tecnico a febbraio 2018 il WTI ha rotto un
testa spalle rialzista a quota 53,00 usd ed ha centrato in pieno il
target price in area 74,00 usd. Il petrolio in assoluto è molto
interessante ma preferisco considerarlo nel più ampio settore
dell’energia e delle risorse naturali: nelle fasi di ripesa
macroeconomica viaggiano i mercati azionari, nelle fasi di
consolidamento l’attesa è sulla partenza degli energetici e così si sta
verificando. Chi, in questi ultimi 6 mesi, si è posizionato su energia
e risorse naturali ha fatto sicuramente bene ed il treno è appena
partito.
Passiamo
a un capitolo spinoso di questi mesi: i dazi di Trump. Le minacce della
Casa Bianca e già il passaggio dalle parole ai fatti, come su acciaio e
alluminio, stanno facendo temere una guerra commerciale. Ma davvero
crede che l’America arriverà a tanto? E quale impatto avrebbe uno
scontro tariffario sui mercati finanziari?
Non
mi piace parlare di politica ma gli Stati Uniti sono un paese troppo
influente a livello internazionale. Ribadisco che le dichiarazioni di
Trump hanno spesso avuto un impatto sul cambio EurUsd più forte delle
manovre rialziste della Fed, spiazzandole completamente. L’introduzione
dei dazi è un elemento di forte rottura e discontinuità per un sistema
globale aperto ad un’economia di mercato. Da un punto di vista
macroeconomico, il rammarico più grande risiede nel fatto che la
globalizzazione è stata inizialmente costosa e socialmente sofferta ed
ora che avremmo dovuto raccoglierne i benefici, i mercati vengono
imbrigliati da nuove ed anacronistiche rigidità. Da un punto di vista
prettamente nazionalista, suggerirei che i settori industriali in crisi
vanno risanati o riconvertiti. Proteggere troppo spesso ha solo
alimentato il perdurare di inefficienze produttive di imprese non più
competitive, ha solo perpetuato uno spreco ingente di risorse ed
allungato l’agonia di un malato senza mai curarlo. L’introduzione dei
dazi da parte degli Stati Uniti potrebbe innescare delle analoghe
risposte nei paesi terzi ed una spirale di “inflazione cattiva” che
andrebbe a complicare la vita delle Banche Centrali nell’attuazione
graduale dei loro programmi monetari e sopratutto la vita dei
consumatori finali.
Ultima
domanda: l’Italia. Il mattone non è ritenuto più da molti italiani
quell’investimento sicuro di un tempo, mentre la diffidenza verso la
borsa è cresciuta tra le famiglie negli ultimi anni con il saliscendi
delle quotazioni e il duro colpo accusato con la crisi finanziaria. In
un contesto di prossimo rialzo dei tassi, come consiglierebbe di
investire il portafoglio a un italiano medio poco propenso al rischio,
ma in cerca di un minimo guadagno per mettere a frutto i propri
risparmi?
Il
mattone è stato un buon investimento fin quando si trovava qualcuno
disposto a comprare o in grado di poter contrarre un mutuo, fin quando
i prezzi si sono raddoppiatifacilmentecol
passaggio dalla lira all’euro. Ora tutto questo non c’è più e salvo
eccezioni i prezzi si sono tuttavia normalizzati. Quando poi parliamo
di investimento immobiliare ci dimentichiamo sempre che è un
investimento di lungo periodo, che non genera bolli ma costi vivi in
termini di tasse, manutenzione ed eventuale insolvenza dell’unico
affittuario. E’ chiaro che non è sempre così. Oggi il mattone può
continuare ad essere un buon investimento se pensiamo ad un Etf
agganciato ai prezzi delle più importanti capitali del mondo, Etf che
possiamo liquidare facilmente in pochi giorni.
Per
quanto riguarda un investitore italiano medio, questi dirà sicuramente
che non vuole rischiare nulla e che gli attuali rendimenti offerti sono
troppo bassi: chiunque vorrebbe rendimenti alti e a rischio zero!
Ritengo, invece, sia più importante approfondire bene la propensione al
rischio di ciascun investitore, visto che il rischio zero non è mai
esistito anche prima del bail-in e visto che i rischi possono essere
controllati solo con un’indispensabile diversificazione. Occorre
bilanciare bene i portafogli con il giusto timing e con la
consapevolezza che, in questo momento, stabilizzarsi su titoli
obbligazionari può essere più rischioso che posizionarsi sugli azionari
che tuttora sono più sinonimo di rendimento che di rischio.
Dal
grafico comparativo seguente si percepisce la fase di criticità del
mercato dei bond che dovranno anche affrontare il prossimo step del
tapering BCE.
Infine,
in questi ultimi anni, solo coloro che hanno approcciato all’asset
allocation con queste dinamiche già in testa sono riusciti a generare
adeguato rendimento senza correre eccessivi rischi.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
07-01-2018
- Marco Ianniello
COME CRESCE L'ECONOMIA
DELL'ITALIA?
In questi giorni un
mio amico commerciante mi ha chiesto spassionatamente: ”Ma dov’è
questa crescita economica di cui parlano?” Egli si riferiva alla
notizia che nel 2017 il PIL italiano è cresciuto di +1,60% (sotto
media europea +2,40%). La domanda è stata
perfetta e proprio per questo ci sono rimasto male. La domanda
infatti trasudava di un certo scetticismo comune sull’utilità
dell’Economia vista parzialmente come una sorta di scienza volta
solo alla divulgazione numerica di dati utilizzati troppo spesso per
fini propagandistici.
L’Economia è uno strumento, non per la Politica, ma in mano ai
Governanti al fine di migliorare le condizioni di benessere economico
e sociale di un Paese. Ma la domanda era
giusta perché oggettivamente chiunque si fregia oggi dei meriti di
un PIL 2017 cresciuto di +1,60% commette un grave errore.
Approfondiamo un po’ meglio i numeri.
Il PIL dell’Italia
espresso in miliardi di Euro è salito di +1,60% da 1.820 (2016) a
1.850 (2017). Ma depurato delle rispettive componenti
inflazionistiche, con un andamento medio dei prezzi nel 2016 di
-0,09% e di +1,26% nel 2017, la crescita del PIL reale, ossia in
quantità di prodotti venduti, è soltanto un +0,26%. In altri
termini, la crescita del PIL italiano è il frutto di una prevalente
crescita dei soli prezzi e non del sistema produttivo in se. C’è
poco da vantarsi!
Ma possiamo fare
anche un’ulteriore osservazione. Spesso sentiamo dire che il PIL
non rappresenta in pieno l’economia italiana che, più delle altre,
risente nel computo della componente riferibile all’evasione
fiscale. La Confartigianato di Mestre ha stimato una diminuzione
dell’evasione fiscale sulla base imponibile da 99 miliardi di euro
(2016) ai 93 miliardi di euro (2017). Attingendo a questi dati
possiamo cumulare questa “evasione” ai rispettivi PIL e poi
esprimerli nuovamente in termini reali: con questo semplice esercizio
la crescita 2016/2017 del PIL reale passa da +0,26% a -0,14%.
L’economia in termini produttivi non cresce affatto e questo è il
vero risultato degno di chi se ne fregia!
Ora torniamo al PIL
misurato in termini monetari che, integrato delle componenti di
evasione fiscale stimata, avrebbe registrato un +1,23%. Dobbiamo dar
pur merito a chi è riuscito a fatica a far ripartire l’inflazione
ovvero alla BCE che ha attuato una difficile e prolungata politica
monetaria a sostegno della domanda interna. Infatti, è chiaro che
ogni inizio di una crescita economica parte prima dai prezzi che sono
più dinamici e poi arriverà anche sulla struttura produttiva ed
occupazionale. I dati di oggi infatti sono: inflazione media +1,26%
in crescita e disoccupazione 11,1% stabile. Non si capisce di che
vantarsi!
E poi, perché
vantarsi? Quali riforme strutturali sono state fatte per far
ripartire prima e far funzionare meglio
l’economia
italiana?
Non appena
l’attenzione sullo spread btp/bund si è attenuata, frutto degli
interventi di Quantitative Easing della BCE, il problema principale
dei governanti è stato subito quello di trovare un modo per
riabbassare l’età pensionabile con il risultato di aumentare i
pensionati che non producono più ma senza strutturare un serio
inserimento compensativo dei giovani nel mondo del lavoro: i giovani
validi vanno all’estero e i conti pubblici continuano ad
appesantirsi, peggio ancora con un Quantitative Easing in fase di
alleggerimento. Ma non cambiamo argomento.
In questi anni di
tassi di interesse bassi per mano della BCE, bisognava spingere su
riforme a sostegno degli investimenti aziendali per lo sviluppo del
Paese. Di fatto in Italia non c’è mai stata una Politica
Industriale moderna volta ad elevare la dimensione artigianale delle
nostre PMI e, perché no, a diversificare ed uscire anche dal solito
indotto tedesco. Una strategia fiscale mirata all’attrazione di
capitali stranieri per investimenti aziendali che darebbero subito
lavoro: Amazon lo fa ma viene criticata da chi si ostina a non capire
che il mondo è cambiato, da chi non sa che i cambiamenti ci sono
sempre stati e che vanno gestiti perché forieri di molti benefici.
Una Politica Organizzata del Turismo come risorsa unica e non
replicabile del nostro “Bel Paese”: i recenti sforzi per la
promozione dei Musei Italiani va nella direzione giusta ma tutti i
musei italiani guadagnano meno del solo Museo del Louvre di Parigi.
Molti siti archeologici restano tutt’oggi praticamente ignorati.
Insomma, l’Italia
che non investe su se stessa continua a perdere anni preziosi e
continua ad accumulare ritardo su ritardo rispetto agli altri paesi
che non stanno a guardare. Quindi non c’è niente di cui vantarsi
sopratutto alla vigilia delle prossime elezioni. Prima di ogni
dibattito propagandistico ci vorrebbero dei dati economici oggettivi
e completi per non lasciare spazio a nessuno di usare scorrettamente
l’Economia a proprio vantaggio senza nemmeno poter utilizzare in
modo avulso un singolo risultato economico come spot
personale.
Di fronte
all’immobilismo riformista del nostro paese, la ripresa economica,
che sta lentissimamente iniziando, è come un filo d’erba che
spunta spontaneamente, da solo, dopo una lunga gelata invernale.
30-12-2017
- Marco Ianniello
2017 MERCATI E SETTORI AZIONARI A
CONFRONTO
1 anno
3 mesi
Settore
TECNOLOGIA
22,4
8,6
Az EMERGENTI
21,0
7,0
Az INDIA
19,6
9,5
Az CINA
19,5
6,3
FTSE ITALIA
17,9
-1,9
Settore
ENERGIA
16,2
3,0
DAX GERMANIA
12,9
2,0
TAIWAN
12,3
2,9
DOW JONES
USA
12,1
9,8
NIKKEI
GIAPPONE
10,4
10,4
EUR-USD
9,5
0,2
Settore
FINANZIARIO
8,3
5,1
Az GLOBALE
7,9
4,7
FTSE 100 UK
7,1
3,6
Az AMERICA
LATINA
7,0
-4,0
Settore
SALUTE
5,6
0,3
Az AUSTRALIA
5,6
5,3
Settore
INFRASTRUTTURE
0,8
0,3
ORO
-1,5
-0,7
Settore
IMMOBILIARE
-2,4
2,7
Az RUSSIA
-5,3
5,3
PETROLIO
-9,2
12,2
Con aspettative di tassi d'interesse crescenti e
prospettive dichiarate di un alleggerimento delle QE, i mercati
obbligazionari, salvo sporadici e strani exploit momentanei, hanno
segnato il passo.
In modo sorprendente si è mosso il cambio EUR-USD con un
importante apprezzamento dell'Euro del +9,5% in ascesa proprio sul
finire del dicembre 2017. A beneficiarne dello scarso appeal dei Bond
sono stati ancora una volta i mercati
azionari che hanno continuato ad esprimere il loro potenziale
di
crescia sulla già positiva scia dell'anno precedente. Ma le
due locomotive storiche, quella Tedesca (DAX +12,9%)
e
l'altra Americana (DJIA +12,1%), non hanno brillato
particolarmente, attestandosi poco sopra la media: è da osservare che
nel 2017 Wall Street ha stentato per ben 9 mesi e solo in
autunno si è riusicta a scrollare di dosso un anno piatto e
insignificante con un +9,8% sul +12,1% annuo. Leader assoluto di
rendimento è decisamente il Settore TECONOLGIA che ha
registrato una crescita consistente chiudendo con
un +22,4%
sospinto da un costante rialzo pure negli ultimi 3 mesi.
Continuano i mercati azionari EMERGENTI (+21% dopo
il +14,4%
del 2016) e ripartono INDIA e CINA con rendimenti
intorno al
19%. Il FTSE MIB ITALIA, dopo esser stato il fanalino di coda
nel
2016 con un -7,8%, segna
un deciso sprint e chiude con un tondo +17,9% sebbene sia l'unico
mercato che abbia chiuso l'anno con una fase di riflessione e
di
stallo.
Il NIKKEI GIAPPONE, dopo un anno praticamente piatto, recupera un
+10,4% quasi esclusivamente negli ultimi 3 mesi.
Tutto
il resto è noia sia se guardiamo il comparto Azionario GLOBALE sia se
leggiamo un FTS100 a +7,1% di un
Inghilterra sottotono e
sotto la media. L'ORO mantiene sostanzialmente senza
muoversi in
controtendenza con la corsa degli azionari suddetti. Il PETROLIO chiude
la classifica a -9,2% nonostante un forte recupero negli ultimi 3 mesi
dell'anno con un tondo +12,2%: la performance annua negativa è segno
che la ripresa economica tanto auspicata e raccontata non è entrata
ancora bene a regime, tant'è che i tassi "salgono" ancora a rilento!
30-12-2016
- Marco Ianniello
2016 MERCATI E SETTORI AZIONARI A
CONFRONTO
Russia
56,13
America Latina
32,89
Dow Jones Ind Avg Usa
20,53
Taiwan
19,53
Settore Finanziario
18,23
Australia
14,57
Settore Tecnologia
14,50
Mercati Emergenti
14,43
Oro
13,00
Petrolio
11,62
Settore
Infrastrutture
11,21
Nikkei 225 Giappone
9,06
Dax Germania
5,64
Settore Energia
3,14
Cina
2,84
India
0,20
FTSE 100 Inghilterra
-3,25
Settore Salute
-4,15
Eur / Usd
-6,54
FTSE MIB Italia
-7,84
La
regina dei mercati nel 2016 è la Russa con un deciso + 56%, segue
l'America
Latina +32% e il Dow Jones Usa +20%. La Russia performa nonostante una
contenuta crescita del settore energia +3,14%, sostenuta dai
titoli petroliferi e finanziari. L'America Latina, che
resta tra i nostri mercati non preferiti, sorprende per una grande
continuità nell'arco di tutto l'anno a differenza del Dow
Jones Usa che consolida il suo risultato solo grazie allo sprint +18%
degli
ultimi tre mesi. I confronti settoriali invece vedono in testa il
settore
Finanziario con un +18,2%, il settore Tecnologico +14,5%,
Infrastrutture +11%, Energetici +3,14% nonostante il Petrolio chiuda a
+11,6%, grazie ad un +17,67% nel solo ultimo mese e dopo anni passati a
raschiare
il fondo del barile. A segnare il passo sono
i
listini Europei con la Germania unica positiva +5,64%, l'Inghilterra
a -3,25% nell'anno del Brexit e il FTSE MIB Italia fanalino di coda con
-7,84% nonostante il recupero di questi ultimi tre mesi +17,95%. I
mercati asiatici sono a due facce: latono finanza vediamo Taiwan a+19%
e Giappone
a +9% nonostante uno yen forte. Lato produzione vediamo Cina a +2,84%
ed India praticamente invariata.
Nonostante molti mercati azionari hanno performato a due cifre anche
l'Oro
festeggia con un tondo +13% , risultato realizzato sopratutto nella
prima
parte dell'anno, più incerta, ma poi mantenuto fino in fondo. Infine,
questo quadro è incornicato da una
significativa svalutazione dell'Euro sul Dollaro -6,54%, coerente con
il primo piccolo rialzo dei tassi da parte della Fed, che però non ha
espresso i
suoi effetti positivi nel mercato Europeo, mercato evidentemente troppo
poco flessibile, molto meno dinamico degli Usa ed appesantito
dalle tensioni all'interno dell'UE.
Al fine di voler individuare i mercati potenzialmente più reattivi,
nell'ultimo mese, ha spinto molto bene il Settore
Petrolifero, la Russia che conferma il suo cammino e l'Italia che ha
cercato di recuperare un anno però da dimenticare. Spostando lo sguardo
sulle economie più tradizionali, negli ultimi tre mesi, il
Dow Jones +18,43%
doppia
praticamente il Dax 9,94%: è
sicuramente l'effetto del primo rialzo dei tassi Usa che ha rallentato
i corsi obbligazionari e dirottato capitali sull'azionario.
01-01-2016
- Marco Ianniello
2015 MERCATI A CONFRONTO
Indici/Settori/Bond
YTD%
1 s%
1 m%
3 m%
GIAPPONE - Nikkei 225
22,6
-0,3
-5,0
11,2
settore SALUTE HEALTH CARE
18,6
3,3
-1,5
13,3
settore TECONOLGIA
17,1
3,1
-3,5
15,8
ITALIA - FTSE MIB
15,3
0,2
-5,3
1,2
settore ENERGIE ALTERNATIVE
15,0
0,1
-2,1
24,1
Bond Gov Usa 3-7yr
13,4
-0,6
-3,6
1,0
Bond Gov Usa 7-10yr
13,3
-0,3
-3,3
1,0
Bond Gov Usa 1-3yr
11,8
0,5
-3,1
1,8
USA - Dow Jones Ind
11,7
0,6
-3,4
12,1
Bond Gov Usa 1-3yr
11,3
-0,4
-3,3
1,8
Bond Gov Usa 7-10yr
10,7
-0,6
-3,8
-0,3
Bond Gov Usa inflazione
9,1
-0,5
-4,6
1,3
GERMANIA - Dax
8,9
-0,1
-5,7
11,1
AZIONARI GLOBALI
8,9
0,4
-4,5
9,1
Bond Gov Paesi Emergenti
7,3
-0,1
-5,2
2,5
Corporate Bond Globali
6,8
-0,4
-5,2
0,9
settore IMMOBILIARE
6,3
2,3
-3,2
6,5
Corporate Bond Paesi Emergenti
6,0
-0,2
-7,8
0,8
settore FINANZIARIO
6,0
0,0
-6,7
7,1
Bond Gov UK
4,8
-1,0
-5,8
-2,2
Corporate Bond Globali
4,4
-0,5
-3,5
1,7
RUSSIA - RTSI
4,0
-4,0
-15,5
-3,5
Bond Gov Italia
2,8
0,2
-1,7
0,7
INDIA - S&P Bse Sensex
2,6
-0,4
-2,2
2,7
REGNO UNITO - FTSE 100
2,3
0,1
-6,8
3,6
Bond Gov Europa 10-15yr
1,7
0,2
-1,7
0,8
Bond Gov Europa 7-10yr
1,7
-0,1
-1,5
0,7
Bond Gov Eauropa 5-7yr
1,5
0,2
-0,9
0,9
Bond Gov Europa 3-7yr
1,4
-0,0
-0,7
0,7
Bond Gov Europa 15-30yr
1,0
-0,1
-2,4
-1,0
Bond Gov Europa 15-30yr
1,0
-0,1
-2,4
-1,0
AUSTRALIA - Asx 200
1,0
3,8
0,2
14,2
Bond Gov Europa 3-5yr
0,7
0,1
-0,4
0,3
Bond Gov Europa Inflazione
0,7
0,2
-2,3
0,9
Bond Gov Europa 1-3yr
0,7
-0,1
-0,2
0,2
Bond Gov Europa 1-3yr
0,6
0,2
-0,0
0,3
Bond Gov Europa 7-10yr
0,6
0,3
-1,3
0,3
Corporate Bond Europa 1-5yr
-0,2
0,0
-0,4
1,1
Corporate Bond High Yield
-0,9
-0,6
-6,0
-2,5
ORO
-2,2
-1,1
-3,3
-2,8
CINA - Sse Composite Index
-4,1
-2,8
-5,5
4,9
MERCATI EMERGENTI - Azionari
-4,7
-1,8
-5,7
2,9
TAIWAN - azionario
-5,9
-0,1
-5,0
2,8
settore INFRASTRUTTURE
-7,1
3,2
-3,8
1,9
CAMBIO EUR/USD
-13,7
0,0
2,7
-3,2
AMERICA LATINA - azionario
-25,4
-1,5
-8,8
-1,3
PETROLIO
-39,4
-1,6
-19,9
-22,8
A
fine anno è tempo di bilanci. A dominare i mercati nel 2015 è stato
il Giappone con un +22,6%, poi il settore Salute +18,6%, il settore
Tecnologia +17,1%, l'Italia con FTSE MIB +15,3% ed infine il settore
delle Energie Alternative con +15%. Il primato del Giappone, del
settore Salute e Tecnologia è stato determinato grazie alla spinta
sostenta negli ultimi 3 mesi dell'anno: Giappone +11,2% (sul 22,6%
annuo), settore Salute +13,3% (su +18,6% annuo) e settore Tecnologia
+15,8% (su 17,1% annuo). Il quarto posto dell'Italia invece deriva da
un andamento molto più costante nel corso dell'anno. Il settore
delle Energie Alternative negli ultimi 3 mesi invece ha registrato la
più forte spinta in assoluto con un +24,1% (rispetto a un +15,0% annuo)
altrimenti avrebbe addirittura chiuso in negativo.
Sempre
in ambito energetico troviamo la prima contraddizione con un Petrolio
protagonista assoluto ma in negativo con la peggiore rilevazione a
-39,4% amplificata fortemente nell'ultimo mese di dicembre con
-19,9%, un vero e proprio tracollo!
Effettivamente
il mese di dicembre è stato un mese deludente per tutti i
comparti, sia azionari sia obbligazionari che settoriali. L'unico
dato positivo lo fa registrare il cambio euro/dollaro con un +2,7%.
Ed è proprio qui la seconda contraddizione perché l'euro si è
rafforzato nonostante le rassicurazioni di Draghi di ampliare il
quantitative easing europeo e l'effettivo rialzo dei tassi Usa. In
questo quadro l'euro si apprezza inspiegabilmente del +2,7% ed il
dollaro si svaluta parimenti. Questo è il vero problema contingente
che ha afflitto i mercati azionari europei, poi il rialzo dei tassi usa
ha frenato una crescita americana già poco convincente e lo stesso
rialzo dei
tassi nel contempo ha fatto scivolare in rosso il corso dei Bond sul
secondario. Questa mossa della Yellen, a nostro avviso, è stata un
po' troppo prematura: più che un piccolo rialzo, un piccolo
disastro!
A
livello geografico non ci stupisce, ma ci interessa poco, il crollo
delle
America Latina con un -25%. Da sottolineare invece la situazione
asiatica a due facce: Giappone come detto +22,6%, India +2,6% poi
Cina -4,1%, Taiwan -5,9%. La Cina a marzo viaggiava in pole position
con performance a
due cifre poi un tracollo di oltre il 50% a seguito delle
svalutazioni (coerenti) dello yuan. Non si è compreso bene perché
tutte le Banche Centrali possono svalutare e quella cinese no! Questa
misura volta a sostenere la "crescita gialla" è stata
letta come un segnale di debolezza che si è trasformato subito in
preoccupazione che ha spaventato tutti i mercati. Ci può stare!
Sappiamo bene che conta più l'interpretazione dei mercati che le misure
adottate dai policy maker. Sicuramente l'Asia emergente è entrata in
crisi di
maturità: in altri termini ha forse smesso di essere emergente
producendo solo incertezza contagiando tutte le borse!
Viene
strano parlare soltanto in fondo delle più importanti piazze
finanziarie mondiali, Dow Jones americano +11,7% e Dax Germania
+8,9%, che performano peggio dell'Italia +15,3%. Osserviamo molto
bene che Dow Jones e Dax recuperano solo ed esclusivamente grazie
alla performance degli ultimi 3 mesi dell'anno altrimenti avrebbero
chiuso addirittura in rosso. Questo fa capire, che oltre la paura
cinese, le piazze finanziarie storicamente trainanti sono mancate per
i primi 9 mesi dell'anno. Questo è stato il vero problema del 2015.
Una
terza apparente contraddizione, in un contesto così variegato dove
scendono sia l'azionario che i bond, è la sorpresa del -2,2% dell'oro.
Esso sembra perdere lo scettro di "bene rifugio" e, se raffrontato al
+17,1% del settore Teconologico, sembrerebbe che la gente preferisca
gli smartphone ai lingotti!
Infine
abbiamo tutta una serie di Bond (governativi corporate, high yield)
che hanno performato a due velocità. Il mercato dei Bond USA con
rendimenti
medi dell'11% (con un effetto dollaro +13,7%) soprattutto su brevi
duration. I Bond europei
con una rivalutazione media dell'1% principamente su duration medio
lunghe a 15-30 anni impantanati nella palude dei tassi zero ed afflitti
dal trade-off tra rendimenti di precedenti emissioni e i loro prezzi
inaccessibili sul secondario.
Guardando
al futuro più prossimo, al fine di cogliere possibili spunti, notiamo
che
nell'ultima settimana dominano i Settori più che le singole Aree
Geografiche. Primeggano con un rialzo medio del 3% i settori Salute,
Tecnologie, Immobiliare ed anche Infrastrutture che tra questi è
l'unico che ha chiuso l'anno in negativo con -7,1% ma si è mosso
sensibilmente nell'ultima settimana dell'anno.
In
conclusione è stato un anno difficile, travagliato da diversi
eventi, l'inutile incertezza greca (tuttoggi irrisolta cova ancora
silente!) che ha frenato l'Europa, la paura cinese e i
suoi riflessi globali, il caso Volkswagen che ha stoppato pure la
piazza
europea (l'unica che sembrava andare) ed infine l'andamento del
cambio che riteniamo sia la chiave di volta per interpretare i
mercati. Infatti, l'anno si chiude con la nostra perenne attenzione
al cambio euro/dollaro il cui rimbalzo natalizio appare non molto
coerente, anzi irrazionale. Ma temporaneamente ci può stare. Questo
recente disallineamento
ha solo alimentato più dubbi che certezze. Ma va bene
così! Il nostro mestiere alla fine è "seguire il trend al
momento giusto", salire sui treni che corrono, scendere da
quelli che rallentano ed evitare quelli che deragliano. Buon 2016 a
tutti!
31-05-2015
- Marco Ianniello
MARKET VIEW: DOVE STANNO ANDANDO
I MERCATI
Questi ultimi due mesi hanno visto degli
assestamenti
generalizzati su tutti i mercati principali. I giornali subito
incolpavano la Grecia come colpevole dei realizzi delle correzioni dei
mercati azionari nonostante i mercati dei Bond pedevano appeal per
effetto degli azzeramenti quantitativi a livello monetario. Ma il vero
problema non è il Grexit né il QE di Bce ma il Dow Jones Usa che si è
un po' incuneato in una noiosa fase laterale che dura dal 2 marzo ad
oggi. Gli Usa non tirano ed il mondo si ferma. L'imputato speciale è il
Pil Usa che delude le aspettative ma l'indice di Wall Street ha segnato
una pausa dopo un +81,34% degli ultimi 5 anni, un +19,15% ultimi due
anni ed un +7,74% nell'ultimo anno, fino ad arrivare ad "laterale" un
+1,32% negli ultimi 6 mesi. Questa è stata la progressione
sempre
crescente ma meno che proporzionale del Dow Jones che ha beneficiato
del QE della Fed, partito ampiamente in anticipo rispetto all'Europa,
che aveva alleggerito molto il dollaro. Ma da 6 mesi a questa parte la
rotta è cambiata. Proprio da marzo 2015 parte con decisione il QE Bce
ed il cambio Eur/Usd rompre il forte supporto a 1,21: inizia la
debolezza dell'Euro ed il Dollaro forte rallenta l'economia Americana.
Tecnicamnte parlando è leggittimo attendersi un touch 'n go intorno
quota 18.000 punti (che se non tiene ritraccia almeno a 17.100) ma
sembrano non esserci ancora le condizioni per aggredire i recenti
massimi a 18.300.
Il
Dax invece segna un +17,20% negli ultimi 6 mesi nonostante abbia
stornato più di altri nell'ultimo mese (-5,63%). Ce ne eravamo accorti,
avevamo indicato il livello di 11.150 come supporto da testare per
ripartire ed ora se ne presenta un altro ravvicinato a 11.500. Tutto
nella norma, basta che anche questo secondo supporto tenga!
Nel
frattempo la Cina inizia a segnare il passo dopo dei rally strepitosi
ed il problema più grande è che quando storna la Cina fa -5% o -8% in
un giorno senza troppi avvertimenti: questa volatilità diventa la
principale
nemica potendo rovinare performance anche molto importanti.
In questo quadro poi spuntano fuori economie marginali che definiremmo
"paesi scommessa" con performance evidenti ma che non nominiamo nemmeno.
L'unico certezza che resta è che il mercato del reddito fisso è
talmente depresso dalle strategie monetarie in corso e quindi solo gli
azionari possono progredire. Ci sono state opportunità di trading sulle
valute, acquistando titoli in Usd sul ritracciamneto dell'Euro a 1,145
, che convincono ancora. Altre direzioni non sono ancora chiare del
tutto ed in tal senso la parola d'ordine diventa aspettare.
20-03-2015
- Marco Ianniello
IL MIO PRIMO TWEET
Superato
lo
scetticismo anti-social, oggi @Trendintime approda su twitter. Una
passione iniziata nel 1998 è diventata un sito di analisi
e di informazione finanziaria nel 2010. Reports ed analisi dai
contenuti interamente liberi e costantemente aggiornati oltre ad un
archivio storico
di previsioni verificabili, sempre disponibili on line. @Trendintime è il trading giusto
al
momento giusto per una lettura oggettiva dei mercati e per
non
commettere passi falsi!
FINALMENTE LA GRECIA RISOLVERA' I
SUOI
PROBLEMI...
Il
modo più becero per far presa sugli elettori è creae dei falsi miti.
Sia in Grecia, dove l'esasperazione si è rivelata terreno fertile, ma
anche in Italia e finanche in altri paesi europei, l'incapacità dei
politici a risolvere i problemi economici reali è stata spesso
dirottata colpevolizzando l'Europa. L'Europa non è perfetta, è nata al
contrario: da una moneta unica, l'Euro, e non da un'unione politica
vera. La Bce da sola non potrà mai controllare, stabilizzare e
sostenere le dinamiche macroeconomiche europee. Ma accusare l'Europa
solo per distogliere l'attenzione dei cittadini-elettori dalle
innumerevoli incapacità dei Governi e dei Politici è davvero scadente.
La povera gente ci crede e vota così!
Agli albori del problema Grecia e dei fondati timori europei, dissi ad
un caro Amico:"Da quando andavo a scuola la geografia europea è
cambiata totalmente, molti stati non esistono più. Io ricordo la
Jugoslavia ed ora non so nemmeno in quanti stati sia stata divisa. Per
non parlare della vecchia Urss... Ora,però, immagina una bella carta
geografica in chiave finanziaria, oltre a quelle canoniche "politica e
fisica": una cosa è certa, prendi un paio di forbici e ritaglia per
sempre la Grecia!"
Sicuramente le misure della Troika sono pesanti, eccessive e vessatorie
per i cittadini. Parimenti il debito ellenico è disastroso. La finanza
è un po' come la matematica se devi morire, sei già morto (il limite
per x che
tende ad infinito).
L'economia e la politica dovrebbero mitigare queste crude implicazioni.
Tutte le volte che la gente si lamenta dell'Europa, sebbene con i suoi
difetti, ho sperato quasi che la Grecia uscisse dall'Unione per
dimostrare cosa sarebbe successo ai cittadini. E questo è solo
l'inizio.
Di seguito riportiamo un articolo de "ilsole24ore.com" che, a soli 4
giorni dall'elezione di Tsipras, riporta i numeri di una Grecia che
crede di poter alzare la testa, ma come chi ha torto alza solo la voce,
quando invece l'unica cosa che è in grado di fare, con queste premesse,
è un perfetto default.
28-01-205 ilsole24ore.com
Grecia:
I numeri da incubo della nuova crisi. Il
cambio di guida politica, dall'ortodossia filoeuropeista dell'ex
premier Samaras all'eresia di Tsipras, è subito servito a riportare
il piccolo Paese mediterraneo al centro di una tempesta finanziaria
dagli esiti imprevedibili.
di
Alberto
Annicchiarico
1.
Borsa -16% in 3
giorni
Il
nuovo premier
Alexis Tsipras ha giurato lunedì e la reazione dei mercati non si è
lasciata attendere. Oggi l’indice principale della Borsa di Atene
ha accusato il colpo: -9,24%, che sommato al -7% delle due sedute
precedenti porta la temperatura a -16. A prendere la mazzata più
pesante, mercoledì, sono stati i titoli bancari: Alpha Bank -26,7%,
Eurobank Ergasias -26%, National Bank -25,5%, Piraeus Bank -29,3%. Da
inizio settimana l’indice di settore ha segnato un pesantissimo
-39,5%, andando a segnare nuovi minimi. Tutto è iniziato nel momento
in cui è stato chiaro che nella coalizione con Syriza, il partito
della sinistra radicale che ha stravinto le elezioni, ci sarebbero
stati i Greci Indipendenti, il partito di destra - frutto di una
scissione da Nea Demokratia - guidato da Panagiotis Kammenos. I
timori e le tensioni si concentrano sui primi confronti con
l’Eurogruppo, in settimana, per rinegoziare gli aiuti
internazionali di cui Atene ha disperato bisogno per affrontare le
scadenze da onorare entro agosto. Prima scadenza, fine febbraio, con
la fine del prolungamento di due mesi concesso sul piano di
salvataggio.
2.
Al Fmi 11
miliardi (di dollari), alla Bce 6 miliardi (in euro)
Le
scadenze della
Grecia sono pressanti. Nel 2015 Atene deve 11 miliardi di dollari al
Fondo monetario internazionale. Rompere con il Fondo nell'ambito di
una trattativa sul debito equivale a rompere con la comunità
internazionale. Altri 6 miliardi, in euro, sono invece gli impegni di
rimborso della Grecia nei confronti dell'istituto centrale guidato da
Mario Draghi. Arriveranno a maturazione fra luglio e agosto. Il
mancato pagamento equivarrebbe a un default nei confronti
dell'Eurotower. Al momento i titoli greci in portafoglio alla Bce
superano il 33% del totale in circolazione.
3.
Stop a
privatizzazioni (30% della compagnia elettrica e 67% del Pireo)
Nel
primo consiglio
dei ministri dopo le elezioni, il ministro dell'Energia Panagiotis
Lafazanis ha dichiarato che bloccherà immediatamente il piano di
privatizzazione del 30% della compagnia elettrica Public Power
Company, la più grande public utility del Paese, di cui lo Stato
ellenico controlla una quota di maggioranza, della compagnia di
distribuzione dell'energia elettrica (Admie) e della più grande
raffineria greca. Congelata anche la vendita del 67% del Porto di
Pireo, un'operazione già avviata per la quale erano rimaste in corsa
quattro società, tra cui la big cinese Cosco. «L'accordo per Cosco
sarà rivisto per il beneficio del popolo greco» ha detto il vice
ministro Thodoris Dritsas. La reazione del mercato è stata immediata
e conseguente: PPC -14%. Porto del Pireo -7,3 per cento.
4.
Bond triennali al
17%, spread a mille sui decennali
In
questo contesto
era lecito attendersi un'impennata dei rendimenti dei titoli greci e
così è stato. Lo spread tra titoli decennali greci e tedeschi è
balzato a 974 punti, ai massimi da quasi due anni. Tutto ciò mentre
la Borsa di Atene ha registrato il terzo pesante ribasso consecutivo
(l'indice oggi ha perso il 9,24%). I titoli di stato a tre anni
offrono rendimenti del 16,71%, dopo aver sfiorato il 17%, un aumento
di 7 punti in tre giorni visto che alla vigilia delle elezioni
viaggiavano poco sopra al 10%. Balzo anche per i tassi a 5 anni
(13,75%), 4 punti in più in soli tre giorni. Più stabili i tassi
sulla scadenza decennale (10,60%), con un aumento di meno di due
punti in tre giorni. Si accentua comunque l'inversione della curva,
segno che il mercato giudica maggiori le probabilità di un default.
5.
Debito 315
miliardi, 175% del Pil
Il
totale del debito
di Atene ammonta ormai alla cifra monstre di 315 miliardi, di cui
poco meno di 60 in carico a Fmi e Bce (18,6%), 187,4 in carico ai
Paesi dell'Eurozona (59,4%) e 69,2 (il 22%) agli investitori. Il
debito greco è pari al 175% del Pil.
6.
L'Italia esposta
per 60 miliardi
La
crisi ellenica
costa cara anche ai conti pubblici dell'Italia, tra prestiti
bilaterali e apporti ai fondi salvastati. In tutto 60,1 miliardi.
Dieci miliardi fanno parte del prestito effettuato come “Greek loan
facility”, soldi versati direttamente nel 2010 e nel 2011. Le quote
versate ai due fondi Efsf e Esm ammontano in totale a 50,1 miliardi.
In fin dei conti ogni italiano “vanta” un credito che ammonta a
circa 1000 euro.
24-01-2015
- Marco Ianniello
IL VERO PROTAGONISTA E' IL DOLLARO
Guardando
il mondo dal Vecchio Continente potremmo dire che il protagonista del
2014 sia stato l'Euro, più precisamente il cambio diretto euro/usd. In
effetti il protagonista è stato proprio il Dollaro che in soli 8 mesi,
dal maggio del 2014 ad oggi, è passato da un massimo di 1,39932 al
minimo di 1,12334 registrando un apprezzamento dell' 11,85% che sui
mercati dei cambi, e sopratutto sui cambi di divise primarie, è
un'enormità. Ragionando, in termini di domanda/offerta, questo forte
movimento sui prezzi deriva da un deciso
deflusso di capitali dall'area Euro con rendimenti ormai azzerati verso
i mercati finanziari americani denominati in usd, più reattivi dal
punto di vista macroeconomico sia in termini di ripresa economica che
di aspettative e rendimenti offerti.
Il perchè risiede nelle diverse strutture macroeconomiche delle diverse
economie che favoriscono una migliore trasmissione della politica
monetaria espansiva (quantitative easing) attuata ormai da tutte le
maggiori banche centrali del mondo, quasi in competizione tra loro.
Il Quantitative Easing della Fed è arrivato, ed
arriva, dritto ai Corportare Bond emessi dalle imprese per le
loro scelte di investimento. Ad esso poi si è affiancata una politica
fiscale espansive del Governo Obama che ha visto correre la spesa
pubblica grazie ad un livello di debito, inizialmente, sotto controllo. La
politica monetaria espansiva della BCE invece è intermediata dalle
Banche e
dagli Stati che sono spesso impegnati in politiche di risanamento e di
contrazione della spesa. Gli effetti esapnsivi arrivano soltanto dopo
alle imprese e ai loro nuovi investimenti (una eccezione italiana,
unica e rara, è proprio quella di Terna che proprio in questi giorni ha
collocato il "primo" Corporate Bond direttamente sul mercato).
Stavolta però Draghi ha caricato pesantemente il suo bazooka:
sia in termini di esplosivo, 50 miliadi al mese, ma sopratutto in
termini di
ferquenza, ogni mese, e in termini di durata, fino al settembre 2016 se
necessario!
Sui mercati finanziari,
se da un lato lasciamo correre felici i Bond in portafoglio che si
apprezzano oltre
ogni regola, dall'altro dubitiamo sull'affermazione di
Draghi
"che non
c'è il rischio di una bolla speculativa": i
prezzi
dei titoli governativi non rappresentano realmente la
bontà - in termini di rischio - di molti emittenti! Molti titoli senza
Draghi non
avrebebro il sostegno di alcuna domanda. Comunque le sue dichiarazioni
sono
sempre più decise sia in termini di sistematicità, che di
discrezionalità verso i paesi in grado di riformarsi davvero.
Sui
mercato dei cambi il risultato è un euro che si è svalutato,
razionalmente e volutamente. Nel 2014 l'euro ha perso l'11,85%
scendendo in maniera verticale. Ora cercherà qualche punto di appoggio,
in una fisiologica fase laterale o di correzione, per poi ripercorrere
questa strada. Arriverà il cambio in area 1.05 - 0.97?
L'appuntamento sembra essere già fissato per giugno 2016...
03-01-2015
- Marco Ianniello
GEOGRAFIA DEI MERCATI 2014:
INDICI (ETF) A
CONFRONTO
Anche
quest'anno ci concentriamo sulla nostra consueta analisi di fine anno.
Per confrontare gli andamenti dei principali mercati mondiali non
abbiamo preso gli indici puri dei singoli mercati ma degli etf che con
la loro gestione passiva replicano gli indici stessi approssimandoli in
modo soddisfacente. In questo modo riusicamo ad evidenziare le aree
geografiche che finanziariamente hanno viaggiato di più (e
continueranno a farlo?) ed individuare l'eft di riferimento come uno
degli strumenti finanziari che possono essere direttamente acuistabili
sul mercato (la scelta della casa di investimento è casuale e non
sottintende nessun tipo di proposta commerciale).
MERCATI
ETF
ISIN
1 a% (2014)
1 m%
3 m%
1
Azionari
India
Amundi
ETF MSCI India EUR A/I EUR
FR0010713727
44,53
-1,53
7,52
2
Azionari
Cina
iShares
China Large Cap EUR
IE00B02KXK85
26,53
7,26
19,58
3
Azionari
USA Large Cap
iShares
Dow Jones Industrial Average EUR
IE00B53L4350
24,43
2,77
9,41
4
Azionari
Taiwan Large cap
iShares
MSCI Taiwan EUR
IE00B0M63623
19,50
1,02
4,50
5
Azionari
Internazionali
iShares
MSCI World UCITS Dist EUR
IE00B0M62Q58
17,44
1,25
7,67
6
Azionari
Australia
iShares
MSCI Australia EUR
IE00B5377D42
8,63
1,04
0,59
7
Azionari
Giappone Large Cap
iShares
Nikkei 225 EUR
IE00B52MJD48
7,78
-0,14
6,41
8
Azionari
UK Large Blend
iShares
FTSE 100 Dist EUR
IE0005042456
3,08
-1,72
0,85
9
Azionari
Italia
iShares
FTSE MIB (Acc) EUR
IE00B53L4X51
2,91
-3,39
-4,00
10
Azionari
Germania Large Cap
iShares
Core DAX® (DE) EUR
DE0005933931
2,64
-1,97
5,69
11
Azionari
Asia Emergenti
iShares
Core MSCI Emerging Markets IM
IE00BKM4GZ66
1,20
-0,69
1,31
12
Azionari
America Latina
iShares
MSCI EM Latin America Dist EUR
IE00B27YCK28
-4,83
-5,01
-9,78
Nel 2014
domina l'India con un +44,53% di rendimento annuo. Seguono Cina e Usa
con ben 20,00 punti di distacco!! La Cina con un 26,53% annuo e gli Usa
con un +24,43%. Si difendono bene i mercati globali con un 17,44%
dietro i quali si posizionano tutti gli altri. Sul fondo della
classifica sorprende il Dax segno di una Germania in netto affanno e
battuto addirittura anche dal FTSE MIB Italia di pochi decimi...
L'America Latina lascia il tempo che trova (pur volendo esser il più
oggettivi possibile il Sud Amrica non ha mai avuto appeal finanziario
su chi scrive) e fuori da ogni classifica (anche la nostra) troviamo
la Russia (iShares MSCI Russia ADR/GDR EUR) con un -38,59% su base annua,
risultato
consolidato soprattutto negli ultimi 3 mesi dove ha perso il 27,75%.
Questo è il fotofinish. Ma si può e si deve notare qualcosa di più per
cercare di cogliere delle opportunità.
Dobbiamo notare che la Cina è praticamente partita negli ultimi 3 mesi
del 2014 performando un +19,58% su un +26,53% annuo. Altretanto non si
può dire per gli Usa che invece hanno dimostrato una crescita più
uniforme mentre
l'India, prima in classifica, ha avuto anche una flessione nell'ultimo
mese che però non ha assolutamente messo in discussione il suo primato.
L'Italia ha chiuso il 2014 con un modesto +2,64% perdendo moltissimo
negli ultimi 3 mesi al contrario della Germania, deludente, che negli
ultimi 3 mesi dell'anno ha risalito la china passando in
terreno
positivo.
In sintesi, i mercati azionari hanno saputo dare soddisfazioni sono
proprio India e Cina che nel 2013 erano rimasti al margine. Gli Usa
sono sempre gli Usa, madre e matrigna dei mercati finanziari e
dell'economia globale. L'indirizzo attuale più che volgere lo sguardo a
nuovi investimenti traccia la sua direttrice verso quei mercati ad alto
potenziale di consumi interni: le economie cinesi ed statunitensi. E se
la Germania, ricca di surplus commerciali ma avara di consumi interni,
ha segnato il passo, soprattutto di fronte all'embargo verso la Russia
e al suo risentimento per la crisi petrolifera, la Cina dopo un 2013 di
riflessione ed un forte rush finale nel 2014 appena concluso sembra
volersi evolvere e globalizzare appieno per trasformarsi da semplice
produttore a grande consumatore. Se questa Cina-consumatrice appare
come una cetrezza attuale, i mercati produttivi limitrofi dell'Asia
Emergente potrebbero esser l'asepettativa e la sorpresa. La regola
comunque è sempre la stessa: salire sui treni che viaggiano! Buon 2015
a tutti.
21-11-2014
- Marco Ianniello
QE vs QI ("Quantitative Easing"
contro
"Quoziente Inttellettivo")
Ormai
sono anni che le Banche Centrali del mondo stanno facendo a gara a chi
acquista di più titoli sul secondario per
sostenere i prezzi dei titoli di stato. Sono queste operazioni di
mercato aperto che
vorrebbero sortire qualche effetto macroeconomico ma finiscono molto
spesso solo per occultare i rischi degli emittenti, vale a dire i
rischi degli
Stati sovrani. Stasera sul sito de "ilsole24ore" troviamo tre articoli
che cantano la solita canzone ma che alla fine suona sempre più una
nota stonata.
Padoan: il debito
sale per impegni con Ue e crescita negativa
Borse sprint dopo
Draghi e Cina: Milano +3,9%, tassi sui BTp mai così bassi - E
Pechino taglia a sorpresa
Draghi accelera
verso il Qe: contro il rischio deflazione pronti a comprare più
titoli
Cerchiamo di
cogliere i
fattori salienti.
Il Ministro dell'Economia denuncia le difficoltà arcinote dello Stato
italiano. Nonostante ciò: tassi sui BTp non sono mai così bassi! Merito
di chi? Di Draghi che, con il suo potenziale illimitato, si diverte a
sparecchiare gli eccessi di offerta, o a colmare i deficit di domanda,
sul mercato secondario dei bond governativi. Insomma, l'Italia denuncia
le sue difficoltà e i rendimenti (remunerazione del rischio)
scendono... Ecco perchè titoliamo QE vs QI...
E poi, perchè le borse festeggiano? Cosa pensa la gente che Draghi si
metterà pure ad acquistare sull'azionario? Scherzo! Non è ammissibile.
La vera ed unica notizia del giorno è che anche la Banca Centrale
Cinese taglia i tassi i fronte ad un calo della domanda aggregata
mondiale, per un rallentamento delle esportazioni, e per competere a
livello globale con le altre Banche Centrali nella sfida a chi svaluta
meglio. Insomma non bastano i vantaggi competitivi tipici cinesi (basso costo del lavoro),
ora si svaluterà pure lo yuan? E' chiaro che con tassi globali ai
minimi dei minimi, il mercato dei bond perde sempre più appeal e lascia
inevitabilmente più spazio ai listini azionari. Attenti soltanto
all'infalzione Americana e quando la Yellen, dalla prossima primavera
in poi, sarà costretta a ritoccarli al rialzo.
02-10-2014
- Marco Ianniello
UNA CORNICE SENZA QUADRO
Oggi
parla Draghi e le Borse europee (invece) crollano a picco: un indice su
tutti EUROSTOXX -2,43%! Le dichiarazioni odierne forse peccano di
credibilità forse perchè le notizie vengno dall'Italia,
da Napoli.
Oggi mi va di fare un accenno macroeconomico che mi ha sempre
entusiasmato sin da quando studiavo, proprio a Napoli. Sto pensando
agli anni 80-90 e alla deflazione giapponese che durava da decenni ed
aveva attanagliato una importante potenza economica mondiale. Allora la
tecnoclogia era tutta giapponese, la Cina non esisteva, gli Usa
dettavano legge con un dollaro forte e l'Europa sognava un mercato
comune. Questo Giappone era forte a livello innovativo ma il pil non
riusciva più a camminare soffocato da un eccesso di offerta con
prezzi
al consumo in picchiata ed una politica monetaria a tassi zero che si
era castrata da sola e non riusciva in nessun modo a stimolare la
domanda aggregata. Il Giappone è ripartito, almeno
finanziariamente,
soltanto nel 2013, dopo Fukushima, quasi a dire che "non tutto il male
viene per nuocere". Ora sembra proprio che in quella condizione ci
siamo noi, in Europa. E la situazione sempre più difficile
incuriosisce
sempre di più proprio per vedere "che cosa si inventerà
Draghi" per
uscire da questa trappola dai connotati "a mandorla". Grande merito ha
avuto il Governatore per aver contenuto la più grande crisi
finanziaria
mondiale che lo ha costretto ad abbassare i tassi fino alllo 0,05. Ma
adesso?
La Bce ha in mano la Politica Monetaria che però è
asimmetricamente
bloccata, a meno che non ci sorprenda con qualche colpo magistrale. La
Politica Fiscale è in mano ai Governi che sono superindebitati e
che
pertanto non possono praticarla in quanto impegnati a rientrare nei
parametri comunitari. insomma, Politica Monetaria spalle al muro e
Politica Fiscale impraticabile: è come guidare un auto col
volante
bloccato ed il cambio a folle, l'unica speranza è che la strada
si
metta da sola in discesa! L'impostazione monetarista e liberale, che
per molti versi ha dei risvolti estremamente efficenti, finisce per
definire in un momento così difficile solo una "cornice" di
regole
fatte di tassi e riforme che non arrivano mai o sempre in grave
ritardo, quindi inutili. Finiamo
così per diventare tutti dei poveri spettatori che immaginano
un'opera
d'arte molto particolare: una cornice senza quadro! leggi
pure l'articolo "Moneta e inflazione" Marco Ianniello - La Fonte n. 38
marzo 2008
26-08-2014
- Marco Ianniello
QUANTO (POCO) DURERA' L'EFFETTO
DRAGHI?
Massimo
rispetto, parla
Draghi! Un uomo che rimarrà nella storia per aver fermato il
mondo con il su sorriso apparentemente innoquo ma diabolico.
L'uomo che ha arginato l'ondata di piena dei mercati accaniti
contro i Titoli di Stato che per definizione (almeno
scolastica)
dovrebbero essere i titoli risk free di riferimento. Il suo gioco
diablico è stato quello di sostenerne il prezzo con riacquisti
sul mercato secondario finquando gli operatori si fossero dimenticati,
almeno in
parte, dei brutti momenti finanziari originati dai subprime nel
2008. Questo caso particolare è eloquente ed insegna che
una ricetta per ricreare la fiducia senza veri interventi
strutturali consistenti è semplicemente quella di far
trascorrere del tempo
adeguato utile ad alleggerire i timori: se non puoi fare altro che
niente... "adda passà a' nuttata"! In realtà i suoi
interventi non hanno fatto altro che sostenere i prezzi in maniera
artificiosa, occultando i veri rischi degli emittenti governativi che
nel frangente non hanno nemmeno saputo risanare i loro fondamentali,
Italia in primis (unico paese del G7 con il Pil in calo su base
annua). Al summit di Jackson
Hole Draghi ha parlato davanti a tutti i maggiori banchieri centrali
facendo riferimento ad una gestione monetaria che non fa dell'austerity
una regola ma uno strumento flessibile. Questo annuncio è
riusicto a spezzare un tantino le aspetative delgi
operatori
che in questi ultimi mesi
avevano inserito nei loro processi razionali di scelta l'automatismo
delle regole del quantitative easing e delle restrizioni nei
bilanci pubblici tanto pretese a livello centrale. Spesso
Draghi
afferma in pubbliche uscite che "la Bce utilizzerà tutti gli
stumenti a sua
disposizione". Verrebbe voglia di aggiungere che utilizzerà al
massimo anche gli strumenti che non ha! quindi non farà nulla!
I mercati nell'immediato però ci credono e come in
questi giorni
reagiscono bene e con vivacità. Grande
Draghi! E massimo rispeto! Ma i mercati finanziari non sono modelli
econometrici (e Draghi lo sa) e in fin dei conti non
sono
neppure l'obiettivo della
Politica Monetaria di una Banca Centrale. I mercati interpretano ogni
notizia con sospetto, euforia o indifferenza. Se guardiamo l'esploit di
questi ultimi giorni si avverte la sensazione che ci troviamo
di
fronte ad un fisiologico pull back ribassista, di fronte ad una
semplice formazione di tipo A B C dove ci manca l'ultimo tratto
finale... l'onda C direzionata all'in giù!
Questo non per svilire l'operato di uno
dei più grandi banchieri centrali che
passerà alla storia (affermazione molto campanilista), anche
perchè
non siamo all'altezza, ma per far
capire che non tutte le notizie interessano alle borse e quelle che un
po' interessano, come questa, hanno comunque degli
effetti
temporanei perchè i trend devono completare le loro formazioni e
quindi seguire la loro rotta prima di avere la forza di cambiarla.
Il trend per
invertire ha bisogno di qualcosa di più di uno o
più
annunci e sicuramente di più tempo per maturare
appieno un cambiamento. Facendo riferimento all'FTSE MIB
Italia, sono circa 2 mese che ha corretto iniziando una fase
di ribasso (onda A), ora sta percorrendo l'onda rialziisata
(B) di
pull back (coincisa casualmente con l'effetto Draghi) ma quello che ci
aspetta è l'onda C ribsssista e più profonda: solo dopo
questa si può guardare con occhi diversi e rivalutare
l'andamento
dei mercati.
14-02-2014
- Marco Ianniello
ENEL
ACCENDE LA LUCE
Gli
energetici hanno segnato
il passo con la crisi ma Enel riaccende la luce.
Il
titolo ha registrato un crollo vertiginoso dal 2011 fino a metà
2012. Successivamente ha cercato di risalire ma è tornato al
punto di partenza nel luglio 2013 dove ha registrato un doppio minimo,
dando maggiore affidabilità al supporto a 2.25. Da allora
il titolo è in una fase di forte espansione con un exploit del
+60% ai prezzi correnti.
Attualmente
il trend di base è crescente ed è difficile immaginare
che scenda sotto il supporto dinamico di 3,00 euro (v. grafico
trendline verde).
Qui
si evince la forza del trend-up in atto che ha rotto le fun-lines
decrescenti in tre punti significativi ed in ultimo a quota 3.40
rendendo affidabile anche questo livello di prezzo in un ottica di test.
Focalizzando
su un timeframe più recente, il titolo ha rotto un testa spalle
rialzista ed ha nelle sue corde un primo livello a 4.00 ed anche quota
4.40. Ci riuscirà?
L’appuntamento
è per la fine dell’anno.
02-01-2014
- Marco Ianniello
GEOGRAFIA
DEI MERCATI 2013: INDICI AZIONARI MONDIALI A CONFRONTO
Come
ogni fine d'anno tiriamo le somme. Il
Nikkei domina tutto il 2013 con una performance del
+48,5% annua.
Seguono il Dow Jones con un +21% ed il Dax con un +19%. L'Italia
presenta un anno a 2 facce: un primo semestre con un
-10% ed
un secondo
semestre con un + 22% (+12% netto annuo) beneficiando di una "certa
stabilità generale" i cui meriti non si sa a cosa sono
ascrivibili. L'India chiude introno ad un +8% mentre la Cina si
muove con costante lateralità ed in territorio sempre
negativo chiudendo a -8%.
Se
vogliamo leggere e cogliere degli spunti che possono avere una
valenza
prospettica, evidenziamo una prima fase un po' più reattiva
iniziata
intorno alla metà di ottobre 2013 dove è sempre il Nikkei
a dettare legge davani al Dax e al Dow Jones.
Da
metà novembre 2013 è iniziata una fase prevalentemente
laterale dove ha sempre primeggiato il Nikkei, il Dax ed il Dow Jones
che si muovono praticamente all'unisono sebbene la Germania sia il
maggior esportatore del mondo (per questo criticato!) e gli Usa
l'economia più nebulosa
del momento, dove la finanza distrugge patrimonio e subito
dopo miracolosamente
ricrea
utili a due cifre...
Sul
finire dell'anno intervengono le dichiarazioni dei Banchieri
Centrali che
"annunciano" che le
politiche monetarie globali saranno oggetto di progressive revisioni: da
un lato la Bce dichiara di voler
rispondere ai cambiamenti macroeconomici che hanno
fatto
registrare segnali
di moderata crescita del Pil in alcuni paesi
Europei (Italia esclusa); dall'altro la Fed che dichiara di voler
intraprendere un progressiva diminuzione del sostegno (tapering)
ai
titoli a reddito fisso americani. In seguito a
queste notizie, ecco lo scenario che delinea gli indici più
reattivi secondo l'ordine di arrivo sul traguardo di fine anno: FTSE
Mib, Dax, Nikkei, Dow Jones, India e Cina.
Insomma,
ora è il momento di sbilanciarsi un po'! I mercati
più affidabili restano quelli dell'area Giappone (escluso Cina
ed India) e i mercati Usa e Germania. Gli aspetti
macroeconomici
in questo caso premiano solo la Germania, unica economia che è
riusicta a mantenere certi equilibri di produttività,
competitività (nonostante un Euro apprezzato!), crescita del Pil
e mantenimento dei livelli occupazionali. Da un punto di vista
finanziario, l'Italia mantiene un certo appeal forse grazie a prezzi
molto bassi e, forse, potrebbe confermarsi la sorpresa del
2014,
il posto migliore dove fare shopping? Non chiediamoci perchè,
perchè i "fondamentali" in questi discorsi non c'entrano quasi
per niente! Le economie emergenti restano troppo marginali e stentano a
risollevarsi da un terreno troppo paludoso: esse aspettano di esser
rimorchiate da altre economie trainanti, esse aspettano che i capitali,
finora rimpatriati a causa della crisi, riprendano a circolare con
più fuidità.
Buon
Anno a tutti.
12-12-2013
- Marco Ianniello
ITALIA
vs FTSE MIB: L'ECONOMIA PIANGE E LA FINANZA RIDE
Qui Italia: meglio non parlare di economia reale, la recessione ha
cancellato il Pil, chi ne parla in televisione non sa più di che
cosa parla.
Qui Milano: l'indice azionario Ftse Mib stupisce con un
+28,66% dal 25 giugno al 22 ottobre 2013: 4 mesi in cui si respira un
clima mite di stabilità finanziaria con uno livello spread
btp/bund posizionato sui minimi. Non si sa se il merito sia di chi ha
Governato il paese o di chi è uscito (definitivamente?) di
scena. In realtà, la Borsa italiana era molto depressa e si
è distinta tra le
migliori a livello globale. Ora siamo in una fase di flessione
con
una discesa sotto i 19.000 punti. Data
la volatilità del mercato nazionale, forse, è meglio
restarvi fuori o sell-short.
04-10-2013
- Marco Ianniello
TMX
SU FINMECCANICA: UN TRADE PERFETTO
Prendiamo
in esame il trade sul titolo Finmeccanica selezionato dal TMX del
30/09/2013 al fine di comprendere come meglio utilizzare i segnali del
Report. Per lunedì 30/09 era già disponibile il trade nel
Report-TMX: il titolo quotava 4,422, il trend indicato rialzista in
fase di temporanea correzione, il prezzo di entrata in acquisto a quota
4.70 (linea blu) da inserire come ordine condizionato (se p >
4,70
acquista a 4,70) (*). Dopo 2 giorni il titolo ha oltrepassato tale
livello, ha scambiato sul prezzo inserito a 4,70 ed il trade è
partito con stop loss a 4.322 (linea rossa). Osserviamo bene che il
momento più delicato dei un trade è proprio quello
iniziale dove si deve monitorare la volatilità rispetto allo
stop loss stabilito, che è opportuno inserirlo a priori ed
adeguarlo progressivamente (trailing stop) man mano che il trend
prosegue nella direzione auspicata. Il target price invece si
può anche inserire in un secondo momento valutando prima la
forza del trend in atto. Nel caso specifico in esame, il target price a
4,9693 è stato raggiunto nell'arco della stessa giornata del
2/10 segno che il trend-up era di forte direzionalità e sarebbe
stato meglio non averlo inserito da subito e lasciar correre il trade.
Ma come spiegato ciò può esser secondario anche
perché il trade indicato, aperto a 4,70 e chiuso a 4,9693, ha
performato un +5,73% in un giorno! Lasciando correre il forte trend il
titolo, arrivato a 5,20 il 3/10, avrebbe reso un bel 10,64%. Ma a volte
troppi "se" disorientano la mente!
(*)
Un ordine condizionato di questo tipo (se
p > 4,70 acquista a 4,70) ci "difende" nel caso in cui il
trend-up
in corso non dovesse proseguire o addirittura invertire la
rotta.
Se, infatti, dovesse iniziare un down-trend il livello-soglia di
entrata in acquisto, posizionato un po' più in alto, non
verrebbe eseguito e pertanto limita la probabilità di
trovarsi in acquisto in un'eveoluzione di mercato
ribassista.
22-09-2013
- Marco Ianniello
DOPO
LA PAUSA ESTIVA TUTTA L'ASIA RIPARTE PER PRIMA
Nel
periodo estivo appena trascorso l'andamento
dei mercati
è stato prevalentemente laterale. Nonostante ciò rimane
indiscusso, da
inizio anno ad oggi, il
dominio giapponese dell'indice Nikkei (ca +42%) seguito a
debita
distanza dal Dow Jones americano (ca +18%) e dal Dax tedesco
(+14%).
Ma focalizzando l'attenzione sul timeframe di quest'ultimo
mese,
salta subito agli occhi che, da fine agosto a questi giorni
di settembre, tutti gli indici azionari asiatici
(rispettivamente
nell'ordine India, Giappone e Cina) hanno decisamente performato meglio
degli Usa lasciando per ultime le borse europee.
Insomma, tutti i mercati continuano a salire ma tutta l'Asia,
anche quella che si era fermata da un po', rilancia con
uno sprint
anche a due cifre. E' finito l'oblio di India e Cina? Si sono svegliate
anche loro di fronte alla recente e poderosa corsa del Giappone?
20-06-2013
- Marco Ianniello
QUALCUNO
NON CI CREDEVA MA E' SOLO L'INIZIO
Quando
abbiamo pubblicato sul sito il nostro articolo del 24.05.2013
molti non ci
credevano ancora che l'intero assetto finanziario sarebbe
presto
cambiato. Il bello
è stato che, a parte la calata repentina del Nikkei seguita da
qualche indice
Europeo, gli altri mercati erano rimasti un po' indifferenti e
la cosa sembrava avallare i soliti "Ma
no...!" degli sprovveduti.
I mercati
però non si sa mai
abbastanza
quanto sono tremendi. Il
bello è stato pure che, dopo una prima tranquilla discesa, i
mercati si sono anche fermati qualche
giorno a riflettere (il tempo giusto per far rilasare gli
outsider) per poi fiondare giù ancora un'altra volta
e ancora peggio. Erano mesi che non si vedeva il Dax registrare un
-2,89% seguito da un -1,71% di
fila
(ringraziamo il Dax). Tutte
le Borse scendono sulla
notizia che la Fed diminuirà gli acquisti di Bond ponendo fine
alla linea espansiva americana a sostegno della Crisi: è
razionale
pensare che i rendimenti sui titoli a reddito fisso potranno
solo
che aumentare senza un acquirente così importante dal
potenziale illimitato. Di conseguenza le Borse
azionarie
perdono subito il
loro appeal. Tutti gli indici scendono parimenti senza
evidenziare, almeno in questa fase, deflussi di capitali da un'area
geografica all'altra (qualcosa ritornerà sicuramente negli
Usa visto che in
prospettiva dovranno offrire "finalmente" un rendimento reale positivo:
non solo l'economia era "drogata" ma si permetteva pure di riconoscere
un rendimento al minimo storico dell'1,43% sul decennale!). Francamente
questa
valutazione razionale ci interessa di meno anche perché noi il
24.05.2013 non potevamo sapere nulla di quello che era nei pensieri
della Fed e che avrebbe annunciato poi. A noi ci è dato
solo percepire in anticipo ed in pieno che qualcosa
stava
cambiando e cosa stava accadendo. E intanto tutti continuano
ad
andare giù.
24-05-2013
- Marco Ianniello
INTERROTTA
L'INARRESTABILE CORSA DEL NIKKEI
Sono
passati 6 mesi, dal 12 novembre 2012 al 22 maggio 2013, in cui
l’indice Nikkei della Borsa Giapponese ha compiuto una
inarrestabile crescita performando un +80,43%. La cosa più
sorprendente, oltre al fatto che a fine 2012 ve
l’avevamo detto
(e qualche Amico ci ha pure ringraziato!), è che questo
trend rialzista ha avuto un andamento praticamente lineare, con
pochissimi appoggi e ripartenze che spesso sono preferibili per
cogliere il timing d’entrata. Ma proprio questa forza del
trend lo ha reso nel contempo di fatto più vulnerabile e
rischioso, come quando si corre troppo forte su un lungo rettilineo ed
all’improvviso si è costretti bruscamente a
frenare! In data 23 maggio il Nikkei ha segnato un -7% in una sola
giornata. Le motivazioni le trovate altrove, sui giornali e sugli altri
siti, ma quello che ci importa sottolineare è che questo
movimento deciso ha segnato significativamente la fine di un trend
importante: dal massimo assoluto a 15.627 l’indice Nikkei ha
spazio per ritracciare fino al supporto intorno quota 13.500 (-13,6%).
Alla
luce di questo movimento repentino sembra opportuno
riesaminare le
scelte di portafoglio valutando le possibili correlazioni tra i mercati
per captare quale sarà il nuovo scenario
dei movimenti di capitali ed il loro
riposizionamento a
livello globale. Da quest'ultimo grafico possiamo vedere quali mercati
hanno manifestato meggiore sensibilità di
reazione alla
frenata del Nikkei: se
l'Europa flette, il Dow
Jones resta impassibile?
31-12-2012
- Marco Ianniello
GEOGRAFIA
DEI MERCATI 2012: INDICI AZIONARI MONDIALI A CONFRONTO
INDICI
AZIONARI MONDIALI: CLASSIFICA 2012
1
) 25,19% Germania DAX
(DAX)
2 ) 23,45% India BSE
SENSEX (BSESN)
3 ) 21,44% Giappone
NIKKEI 225 (N225)
4 ) 20,02% Hong Kong
HANG SENG INDEX
5 ) 17,06% Messico MXX
6 ) 13,00% Francia
CAC40
7 ) 12,75% Svizzera SMI
8 ) 5,70% Stati Uniti
DOW JONES INDUSTRIAL (DJI)
9 ) 5,40% Brasile
IBOVESPA (BVSP)
10 ) 5,30% Italia
(FTSE MIB)
11 ) 4,60% Cina CHINA
SHANGHAI COMPOSITE INDEX (SS)
12 ) 3,47% Inghilterra
FTSE
13 ) -0,33% Eurostock
ESTX50
14 ) -6,38% Spagna
IBEX 35
La
Germania batte tutti con un +25,19% su base annua! Sorprende la borsa
indiana con un +23,45% e segue un inaspettato Giappone con un +21,44%
conseguito quasi esclusivamente negli ultimi 2 mesi dell'anno. I
mercati asiatici si sono riaccesi, v. pure Hong Kong +20,02%, dopo un
2011 piuttosto statico.
Poi
viene tutto il resto.
Il
Dow Jones si confonde nella mischia con un modesto +5,70%, segue poi
l'Italia con un anno finalmente positivo (dopo
il disastroso -26,16%
del 2011) e
la Cina +4,60% che però non brilla come India e Giappone.
Per
quanto riguarda l'Italia il dato registrato è un +5,30%
annuo con un recupero nel secondo semestre decisamente positivo ed un sorpasso sul DAX nel solo mese di
dicembre 2012 (v. grafico seguente) espressivo pure dell'attenuazione
dello spread BTP/BUND 10A.
Come
abbiamo detto, dal grafico su riportato, si
nota in modo evidente l'exploit dell'indice Nikkei negli ultimi 2 mesi
del 2012 in cui ha praticamente espresso tutta la sua performance. Puo'
essere utile approfondire osservando quanto è avvenuto
nell'ultimo mese di dicembre 2012 dove anche l'indice Cinese SHANGHAI
COMPOSITE ha recuperato molte posizioni con il suo +13% per poi
chiudere positivamente su base annua ad un +4,60%. Analogo discorso per
il mercato azionario brasiliano con un +6,4% su base mensile ed un
+5,40% su base annua. Insomma un dicembre di exploit o di recuperi in
extremis. E' l'inizio di una partenza o un semplice aggiustamento?
Queste
considerazioni per voler porre di nuovo
l'attenzione in particolar modo sul Giappone che ultimamente
è stato poco considerato dalle principali società
di Asset Managment che hanno creato numerosi fondi di investimento che
escludevano esplicitamente questa "vecchia" area geografica. La
staticità dell'economia giapponese ha creato pochissimo
appeal ma questi ultimi 2 mesi del 2012 segnano un evidente cambio di
passo. Il 2013 sarà
forse l'anno della riscossa nipponica?
15-11-2012
- Marco Ianniello
INTESA
SANPAOLO: UNA "FINTA AL RIALZO" NON FA PRIMAVERA
Questo
è quanto! Questo grafico
è la risposta a chi, dopo la candela rialzista del
13.11.2012, ha pensato che le analisi ribassiste erano fuori luogo.
Effettivamente il titolo Intesa SanPaolo sta tenendo con le unghie
quota 1.20 ma è risaputo che... nessuno può
arrampicarsi sugli specchi!
Riconfermata l'analisi
del 8-11-2012
08-11-2012
- Marco Ianniello
E'
FINITA LA FESTA: SI FERMA IL DOW JONES E TUTTE LE BORSE APPRESSO
DOW
JONES
Il
3/12/2007 l’indice Dow Jones quotava
sui massimi a 13.625 punti, poi è arrivata la crisi, esplosa
nel settembre 2008, poi la lunga agonia della Borsa americana e di
quelle mondiali. Dal marzo 2009 ai giorni d’oggi,
l’indice americano è salito silenziosamente fino a
tornare ai massimi di 5 anni fa (+94%) sebbene l’economia
americana non sia stata altrettanto spumeggiante. Questo picco massimo
è coinciso (casualmente) con il momento elettorale delle
Presidenziali Usa. Oggi l’indice si è bloccato a
riflettere proprio in prossimità di questo suo massimo
assoluto e, quando manca la forza sufficiente per sfondare una
resistenza così importante, è inevitabile che
corregga al ribasso. Ha rotto infatti i 13.000 punti e si dirige almeno
in area 12.200. Qui si vedrà.
FTSE
MIB
Il
14/09/2012 l’indice FTSE MIB tocca il
massimo assoluto a 16.624. Inizia poi un periodo di flessione lungo il
canale ribassista evidenziato in figura che fa presagire il
raggiungimento di quota 15.000 fino a 14.500 punti a ri-testare il
livello di inizio luglio.
INTESA
SAN PAOLO
Specularmente
all’andamento
dell’Indice italiano, il titolo Intesa San Paolo ha imboccato
il canale ribassista. All’interno di questo canale il titolo
ha rotto quota 1.235 con una decisa candela rossa (range outside).
Traget price 1.14.
23-08-2012
- Marco Ianniello I
TITOLI BANCARI AI MASSIMI COME LE TEMPERATURE DI QUESTA ESTATE
La
CONSOB ha stabilito la sospensione fino al 14-09-2012 delle vendite
allo scoperto sui titoli bancari e la Borsa Italiana ne ha subito
beneficiato. Nell'ultimo mese l'indice FTSE MIB ha registrato un
+19.16% trainato dal fortissimo rialzo dei titoli bancari che,
è risaputo, pesano in modo prevalente nella sua
composizione. I maggiori rialzi sono quelli di Banca MontePaschi
+47.80%, IntesaSanpaolo +39.20%, Mediobanca +34.20% ed Unicredit
+32.48%. Il comparto è ripartito come se tutte le
negatività che lo affliggevano da anni fossero state rimosse
dalla sera alla mattina, come se gli indici patrimoniali fossero stati
immediatamente riequilibrati e i problemi sullo spread italiano
superati. Ma la borsa è così! Lo ribadiamo
volentieri proprio per evidenziare la de-correlazione tra notizie ed
andamento dei prezzi. Tant'è che non c'è stata,
in questo torrido mese di agosto, nessuna concreta notizia tale da
giustificare rialzi del genere e soprattutto nel povero ed incriminato
settore bancario.
20-07-2012
- Marco Ianniello
CONTINUA
IL TREND RIALZISTA? ECCO I TITOLI CHE RESISTONO AL MOMENTO
E'
passato un solo mese e non si è visto
granché! Lo scorso 20 giugno il mercato nel suo contesto si
era allineato in modo tale da poter far presagire possibili sviluppi
rialzisti che sono, invece, rimasti soffocati sotto una cappa fitta dei
soliti problemi che affligono l'Europa: i debiti sovrani, lo spread, lo
scudo anti-spread, la recessione e la disoccupazione globale. Non si
tratta di uno scenario nuovo, anzi, sono problemi vecchi e stravecchi
che si ripropongono sempre "come i peperoni dopo pranzo". Per quanto
riguarda l'Italia è giunto un nuovo dclassamento di Moody's
e di conseguenza un nuovo ed ulteriore downgrade di molte Banche
detentrici di titoli pubblici svalutati. Ancor di più si
è parlato addirittura del default della Sicilia che come la
storia ci ricorda apparteneva alla Magna Grecia con i suoi
amministratori pubblici più pagati addirittura di Obama!
Tornando ai mercati c'è una sfiducia diffusa che li tiene in
apnea sotto una cappa afosa come quella dell'estate che stiamo vivendo.
Sebbene alcuni indicatori, come si era anticipato in precedenza,
avevano acceso uno spiraglio di luce in fondo al tunnel ora questo
fenomeno si sta sgonfiando. Sono questi i titoli che presentano una
certo allineamento rialzista anche se ora come ora qualcuno sta
correggendo un po' (troppo?).
Titoli
contestualmente in fase rialzista con
indicazione del trend % dell'ultimo mese:
Laddove
il trend % sia negativo è
plausibile che sia una fase di correzione temporanea, almeno fin quando
non cambierà l'intero contesto. E' opportuno notare che
l'indice FTSE MIB non è più annoverato tra i
potenziali titoli rialzisti in quanto ha visto degradare la sua
situazione nell'arco di quest'ultimo mese.
20-06-2012
- Marco Ianniello
INIZIA
UN TREND RIALZISTA? ECCO I TITOLI PIU' REATTIVI AL MOMENTO
Il
mercato azionaro italiano lascia alle sue spalle
il suo ennesimo minimo assoluto toccato poche settimane fa. In questi
giorni, infatti, si registrano i primi segnali di inversione al rialzo
almeno per qualche manciata di titoli del ns paniere sotto esame.
Quanto questa fase durerà e se durerà
sarà il mercato stesso a dirlo e noi staremo lì a
cogliere tutte le potenzialità che esso vorrà
concederci. Vi ricordo che in questi giorni la Grecia ha eletto un
governo politico pro-europa ed al G20 in Mexico l'Italia sta svolgendo
un ruolo da mediatore tra USA e Germania. Le notizie sono
apparentemente positive ma, a nostro modesto avviso, non sono queste
notizie la determinante di questa fase di inversione in evoluzione. Il
movimento di cui stiamo parlando è iniziato da circa 2
settimane e solo da 1 settimana, quindi esattamente prima delle
conclusioni dei due citati eventi che destavano enormi preoccupazioni a
priori, sembra essersi perfezionato almeno per i seguenti titoli del ns
paniere sotto esame:
Questi
titoli si sono da poco allineati in un
più nitido trend up e pertanto bisogna, ora, individuare il
timing migliore per entrare ai livelli più opportuni e con
idonei margini di sicurezza.
Anche
i seguenti titoli, dopo pochi giorni, si sono
allineati in trend up.
22-06-2012
-
Marco Ianniello
ENI
MEDIOBANCA
PRYSMIAN
SNAM RETE GAS
25-06-2012
-
Marco Ianniello
FTSE
MIB
LOTTOMATICA
29-06-2012
-
Marco Ianniello
ACEA
CAMPARI
DIASORIN
FINMECCANICA
LUXOTTICA GROUP
MEDIOLANUM
SAIPEM
TELECOM ITALIA
UNICREDIT
21-05-2012
- Marco Ianniello
TRADING
SYSTEMS: 3 anni di previsioni con SUPERmAT, SISTEmAT e DmAT9
Ogni
settimana dal 15-01-2010 vengono pubblicate solo su TrendinTime.com le
nostre analisi e previsioni di borsa. Esse vengono poi conservate in un
archivio sempre disponiblile on-line per consentire un loro riesame
ex-post a chiunque si voglia cimntare in un esercizio di ri-test.
Ciò vale soprattutto per l'ultimo sistema di trading in
vigore, il TMX-REPORT
con il suo archivio
TMX, ma anche per i nostri "vecchi" sistemi di trading. Di
seguito è possibile leggere la struttura dei nostri
precdenti Trading Systems utilizzati (SUPERmAT, SISTEmAT e
DmAT9) ed è possibile consltare l'archivio storico
delle analisi e previsioni da essi generate per gli anni 2010, 2011, 2012.
SUPERmAT
Analisi di borsa settimanale L'analisi di borsa settimanale presentata dal
nostro
Trading System SUPERmAT è proiettata nel breve periodo.
All'interno di quest'orizzonte temporale, per uno studio più
attento, il report fornice una duplice informazione articolata su due
diverse basi di calcolo:
1) Analisi base 15 giorni breve-lenta che studia
il trend principale di breve periodo.
2) Analisi base 5 giorni breve-veloce che studia il
trend secondario di breve periodo
Ricordiamo che il trend principale individua la componente stabile del
trend, all'interno della quale si formano trend secondari
più veloci e dinamici che possono avere direzioni concordi o
discordi rispetto al trend principale stesso. Il trader che preferisce
operare nell'immediato può far maggior riferimento alle
analisi veloci su base 5 giorni. Il trader che vuole operare sempre nel
breve ma su una componente meno variabile può orientarsi
sulle analisi base 15 giorni. Per valutare al meglio ogni tipo di
decisione, riteniamo sia preferibile tener conto di entrambe le
analisi, valutando anche di astenersi nel caso di giudizi tra esse
discordi e considrando invece le operazioni che presentano valutazioni
omogene. In ogni caso è fondamentale valutare bene
l'ampiezza degli stop loss proposti: riteniamo di escludere le
operazioni con stop loss troppo ampi che espongono a rischi eccessivi
ed in tali casi è indispensabile riformulare un proprio
livello di stop loss ammissibile.
SISTEmAT
Analisi di borsa mensile L'analisi di borsa mensile presentata dal nostro
Trading System SISTEmAT è proiettata nel medio periodo.
All'interno di quest'orizzonte temporale, per uno studio più
attento, il report fornice una duplice informazione articolata su due
diverse basi di calcolo:
1) Analisi base 3 mesi medio-lenta che studia il
trend principale di medio periodo.
2) Analisi base 1 mese medio-veloce che studia il
trend secondario di medio periodo
Ricordiamo che il trend principale individua la componente stabile del
trend, all'interno della quale si formano trend secondari
più veloci e dinamici che possono avere direzioni concordi o
discordi rispetto al trend principale stesso. Qualsiasi sia l'orizzonte
temporale di riferimento, per valutare al meglio ogni tipo di
decisione, riteniamo sia preferibile tener conto di entrambe le
analisi, valutando anche di astenersi nel caso di giudizi tra esse
discordi e considrando invece le operazioni che presentano valutazioni
omogene. In ogni caso è fondamentale valutare bene
l'ampiezza degli stop loss proposti: riteniamo di escludere le
operazioni con stop loss troppo ampi che espongono a rischi eccessivi
ed in tali casi è indispensabile riformulare un proprio
livello di stop loss ammissibile.
DmAT9
- Analisi di borsa
DmAT9 è il nostro nuovissimo ed ultimo Trading System che
punta a cogliere sul nascere i trends settimanali ed è
rivolto a chi pratica operazioni di trading di breve periodo. Da un
test empirico sui dati previsonali è emerso che le sue
proiezioni esprimono la massima affidabilità in un orizzonte
temporale medio di 9 giorni borsistici (ca 2 settimane). Ovviamente
è doveroso leggere attentamente il report elaborato in
automatico, valutando di astenersi nel caso di giudizi non disponibili
(n.d.) relativi a segnali contrastanti rilevati dal sistema. Inoltre
suggeriamo di escludere le operazioni con stop loss troppo ampi che
espongono a rischi eccessivi quindi non sostenibili.
Dal
21-05.2012 questi Trading Systems passano il testimone al nuovissimo
TMX
Analisi di borsa settimanale (aggiornato ogni fine settimana)
E'
l'utlimissima piattaforma di analisi di borsa di TrendinTime nata nel
2012. Esso fornisce un chiaro e semplice report di analisi strutturato
in modo completo ed esaustivo nel modo seguente:
1) specifico commento per ogni singolo titolo/indice
2) individuazione del trend in atto con indicazione dei rilevanti
livelli di minimo/massimo dell'ultimo mese
3) posizione attuale del titolo/indice con indicazione del livello di
correzione/rimbalzo temporaneo (pull-back)
4) operatività del momento con indicazione delle posizioni
di trade più ragionevoli
5) scheda di sintesi con indicazione di Entry-Price, Stop-Loss,
Target-Price e relativo grado di rischo/rendimento
A differenza dei due Trading-Systems precedenti, il TMX presenta un
unica analisi oggettiva al fine di non lasciar spazio ad
interpretazioni da parte del trader/lettore. In ogni caso è
fondamentale valutare bene l'ampiezza degli stop loss indicati,
escludendo operazioni con stop loss troppo ampi. Queste situazioni
vengono esplicitamente indicate nel report in quanto esse espongono a
rischi eccessivi ed in tali casi è suggerito di riformulare
un proprio livello di stop loss ammissibile in relazione ai livelli di
target-price preconfigurati.
Consulta l'ultimo TMX-REPORT relativo a quest'ultima settimana di borsa.
19-01-2012
- Marco Ianniello
INTESA
SAN PAOLO: IL MIGLIORE TRA I PEGGIORI (BANCARI)
Anche
per INTESA SAN PAOLO il 2011 è un anno da dimenticare: esso
non è esente da pressioni ribassiste che hanno colpito
duramente tutti i titoli bancari. Rispetto agli altri è
però il titolo che ha tenuto meglio in quest'autunno 2011
dopo il duro colpo che ha colpito i Titoli di Stato Italiani iniziato a
luglio 2011. Il crollo dei corsi dei BTP minaccia l'intero settore
bancario che conserva nei propri attivi portafogli sovraccarichi di
titoli di stato che una volta erano considerati risk free!!! Ora INTESA
SAN PAOLO attacca per la 4a volta una forte resistenza a quota 1,38,
oltre la quale c'è solo da pensare bene. Non è
lecito sapere quale possa essere la velocità con cui
potrebbe raggiunto (se sfonda 1,38) un possibile nuovo target nei
pressi di 1,70. Qui ci starebbe proprio bene un'ordine condizionato di
acquisto...
17-03-2012
- Marco Ianniello
INTESA
SAN PAOLO: COME E' ANDATA (1a PARTE)
E
invece no! L'ordine condizionato d'acquisto, ci ha salvato! Altrmenti
che condizionato era? Lo scetticismo sui bancari resta e BANCA INTESA
SANPAOLO non riesce asfondare la resistenza indicata. E' meglio restare
al di fuori.
01-06-2012
- Marco Ianniello
INTESA
SAN PAOLO: COME E' ANDATA (2a PARTE)
La
situazione dopo
qualche mese è disastrosa e le speranze di BANCA
INTESA SANPAOLO (e dei bancari in genere) restano appese
ad un flebile supporto con la speranza che rompa la più
recnte resistenza a 1,05 non per ripartire ma almeno per frenare la
caduta libera. Questa, come si evince dal grafico sosttostante,
è iniziata proprio il 16-03-2011 quando il titolo non
è riusicto a rompere quota 1,60 e da allora ha iniziato una
repentina picchiata. ha rotto poi al ribasso il bottom del canale
ribbasista ad 1,36 per poi cadere nel vuoto fino a 0,942 (minimo
assoluto). Oggi, come già detto, le peranze di intesa
restano appese ad un filo e per fare ciò devono verificarsi
due condizioni: 1) mantenere e non sfondare quota 0,96 e 2) sfondare
quota 1,03 per appiattire almeno la sua discesa.
31-12-2011
- Marco Ianniello
GEOGRAFIA
DEI MERCATI 2011: INDICI AZIONARI MONDIALI A CONFRONTO
In
questo 2011 i mercati azionari mondiali si sono mossi in modo diverso.
In Europa si è registrata una "fuga di capitali" spaventati
della ormai ben nota "crisi dei debiti sovrani". Analizzando il grafico
proposto si vede chiaramente che da luglio 2011 le borse europee
(Italia FTSE MIB e Germania DAX) iniziano una forte dicesa e trascinano
dietro di se pure le borse di Giappone (N225) ma anche di Cina (SS),
India (Bsen) e Brasile (BVSP). A partire dal questo mese cruciale di
luglio 2011, l'unica piazza finanziaria che si discosta è
quella americana (DJI) che, sebbene sia ancora priva di spunti
macroeconomici interessanti (anzi!...), rastrella comunque ma in modo
evidente capitali in fuga da altre economie. L'indice Dow Jones
industrial è l'unico degli indici azionari che chiude l'anno
2011 in positivo con un +5,53%. I mercati emergenti asiatici (Cina ed
India) ed il Brasile perdono appeal finanziario forse perché
hanno corso troppo nell'ultimo decennio e lasciano troppi spazi ad una
loro piena affidabilità anche perché non si
può correre all'infinito. La classifica finale, senza
ulteriori commenti, è la seguente:
1
) 5,53% Stati
Uniti DOW JONES INDUSTRIAL (DJI)
2 ) -3,05% Messico
MXX
3 ) -5,55% Inghilterra
FTSE
4 ) -7,77% Svizzera
SMI
5 ) -11,07% Canada
S&P TSX Composite index
6 ) -13,11% Spagna
IBEX 35
7 ) -14,69% Germania
DAX (DAX)
8 ) -16,95% Francia
CAC40
9 ) -17,05% Eurostock
ESTX50
10 ) -17,34% Giappone
NIKKEI 225 (N225)
11 ) -18,11% Brasile
IBOVESPA (BVSP)
12 ) -19,97% Hong
Kong HANG SENG INDEX
13 ) -21,68% Cina
CHINA SHANGHAI COMPOSITE INDEX (SS)
14 ) -24,64% India
BSE SENSEX (BSESN)
15 ) -26,16% Italia
(FTSE MIB)
31-12-2011
- Marco Ianniello
FTSE
MIB: 2011, UN ANNO DA DIMENTICARE
Se
il 2010
era stato un anno di passione con l'indice di Borsa Italiana
a -14,4%, il 2011 è sicuramnte un anno da dimenticare.
L'FTSE MIB ha registrato una caduta del -26,16% sotto il peso
prevalente dei soliti titoli bancari che incidono molto sul nostro
indice e continuano a soffrire. Ad un primo semestre piuttosto stabile
(-1,22%) è seguito un secondo semestre catastrofico. Il
problema del "debito pubblico nazionale" ha pesato in Italia di
più che altrove a causa dei livelli più elevati
di debito accumulati da decenni e soprattutto a causa dell'incertezza
di affidabili politiche di risanamento dei conti pubblici.
Ciò si rifletteva subito nello spread tra btp italiani e
bund tedeschi, problema che continua tuttoggi nonostante la recente
approvazione della Manovra Monti (DL 201 del 6-12-2011)
che mette in sicurezza i conti pubblici ma, ovviamente, non riduce il
debito istantaneamente. L'indice sembra però aver toccato il
fondo con il minimo assoluto a 13.481 (22-09-2011) ed un successivo
minimo crescente a 13.915 (23-11-2011). Resta però una prima
e chiara resistenza intorno quota 14.500/15.000.
10-11-2011 - Marco Ianniello
ENI,
LA FASE POSITIVA DEGLI ENERGETICI
Il
double deep di agosto e settembre 2011 ha tracciato un solido pavimento
a quota 11,89. Da allora ENI ha iniziato un periodo positivo da 11,89 a
16,67 (+40,2%) che sta facendo registrare una temporanea fase di pull
back. Il titolo infatti sta tenendo la trendline rialzista, si attende
solo il nuovo (e definitivo?) attacco alla resistenza di lungo periodo
posta a quota 17,80. Sopra tale livello ENI è in forte
acquisto e da tenere anche a lungo. In un momento difficile come questo
gli energetici sono i titoli migliori sui quali puntare long.
08-11-2011 - Marco Ianniello
UNICREDIT
SOFFOCATA DA UNA DISCESA INFINITA
Dopo
aver tenuto un breve trend rialzista nel mese di ottobre 2011,
Unicredit rompe nuovamente al ribasso, sia la trendline che la media
mobile a 25gg, intorno quota 0,90. Si apre così un nuovo
baratro sotto i suoi piedi facendo presagire livelli di prezzo talmente
bassi che ci risparmiamo di scrivere. Il titolo ha perso il 55,63%
nell'ultimo anno solare e non lascia presagire nulla di buono sul
finire dell'anno.
01-11-2011
- Marco Ianniello
PREVISIONI:
QUANDO LA VOLATITILA' DIVENTA INGESTIBILITA'
Chiunque
elabora previsoni non è né un mago né
un veggente. Cosa c'è alla base di una previsone? Ma cosa
significa attendibilità? Rispondiamo a queste due semplici
domande per interpretare al meglio le nostre analisi.
Un
primo punto essenziale è che ogni previsone si fonda su un
determinato "stock di informazioni disponibili ad una certa data". Da
queste informazoni si evince il trend e la direzione in atto da cui
deriva una previsone rialzista o ribassista e si evince pure una misura
stimata della "volatilità tipica" (oscillazioni positive
enegative fisiologiche in condizioni normali/medie) di ciascun titolo.
Dal mix di infomazioni sul trend in atto e sulla volatilità
tipica deriva una prrvisone attendibile. I report
settimanali dei nostri trading system elaborano previsoni
puntuali in quanto esse vorrebbero essere dei take profit da inserire
negli ordini di borsa ma, allo stesso tempo, abbiamo pure spiegato che
vanno interpretate con dei margini di errore tipici (+/-).
Allora,
cosa succede quando la "volatilità tipica" si trasforma in
uno scosone improvviso? Il dilemma degli stop loss è proprio
quello di voler esser più stretti possibili
affinché proteggano il nostro capitale esponendolo a perdite
minime ma allo stesso tempo vorrebbero esser più ampi
possibili al fine di non esser mai toccati però con rischi
di perdite troppo grandi e inaccettabili. Dal compromesso di queste due
componenti spesso si individua un livello di stop loss sufficentemente
ampio da non esser intaccato e sufficientemente stretto da contenere le
perdite sostenibili in un trade. Questo compormesso lo fa proprio la
"volatilità media aggiustata" tipica di ciascun titolo.
Ma
quando questa "volatilità tipica" si trasforma in scosone
improvviso ed imprevedibile allora anche i migliori Trading Systems
segnano il passo... La notizia di oggi (01-11-2011 - SP MIB a -6,80%)
è stata quella di un Referendum in Grecia
volto ad accettare agli aiuti europei con le loro onerose condizioni
(non solo li aiutano a coprire i loro debiti, che altro vogliono?).
Ciò proprio quando, nei giorni scorsi, i mercati si erano
stabilizzati un pochino sulla base degli accordi europei in materia di
aiuti ai paesi in difficoltà... E' proprio vero che la
potenza è nulla senza il controllo e quando arriva
uno scossone i mercati diventano davvero incontrollabili e allora
meglio laciar stare. Capire i fallimenti di queste analisi e previsoni
è fondamentale per saper leggere con prudenza le previsioni
attendibili e capire che, le attuali fasi di mercato, ci espongono a
"premi di volatilità straordinari" che si traducono in
rischi di perdite eccessivi. Quindi, meglio stare alla larga!
21-05-2011
- Marco Ianniello
L'IMPORTANZA
DEGLI STOP LOSS
In
ogni operazione di trading è di
fondamentale importanza fissare un livello di stop loss. E' ovvio che
quando il prezzo ripiega nella direzione inversa a quella prescelta e
scatta lo stop loss si registra una perdita certa. Ma è
meglio subire una perdita predefinita, stimata in base alla
volatilità fisiologica del titolo in quel momento, piuttosto
che lasciare numerose operazioni aperte in perdita, i capitali
immobilizzati nella speranza che non passino poi troppi
anni… La perdita causata dallo stop loss deve esser vista
come un premio assicurativo (come un cds pagato direttamente al
mercato) che siamo disposti a pagare per riavere i nostri capitali
liquidi e pronti da poter impegnare in altre proficue operazioni.
Dobbiamo osservare che se il timing di individuazione del trend
è perfetto, la probabilità che scatti lo stop
loss tende a zero. Quindi l'impegno massimo deve esser prima rivolto
nell'individuazione del trend e del prezzo al quale entrare, poi nel
fissare uno stop loss stimato sulla base della volatilità
fisiologica del titolo in un determinato momento. Del resto se scatta
lo stop loss vuol dire che il titolo ha invertito il trend previsto,
quindi era meglio uscire.
A tal proposito dobbiamo purtroppo registrare che l
volatilità di questo 2011 è fortemente aumentata.
Si sono spesso susseguite fasi laterali (noiose e pericolose) con forti
scossoni al ribasso e riprese di prezzo alternate. Un andamento del
genere non consente di conciliare il binomio trend-stop loss e quindi
amplifica le probabilità di quest'ultimo. Di fronte ad una
volatilità amplificata bisognerebbe allargare le maglie
degli stop loss ma così facendo ci esponiamo a perdite
maggiori. Se queste perdite oltrepassano la soglia prefissata di
perdita massima accettabile per singola operazione, allora l'operazione
andrebbe scartata. Insomma, più volatilità, stop
loss più ampi, rischi di perdite maggiori, rischi non
ammissibili, operazioni da non fare. Del resto abbiamo assistito, in
questi ultimi mesi, a titoli che registravano dei minimi assoluti (ai
quali sembrava lecito fissare degli stop loss) che sono stati
ripetutamente battuti da nuovi minimi assoluti che non danno ancora
sufficienti garanzie.
08-04-2011
- Marco Ianniello
AUMENTI
DI CAPITALE: LA FINTA QUIETE DOPO LA TEMPESTA
Anche
mia nonna lo sapeva che di fronte ad un
aumento di capitale di un titolo quotato il mercato risponde con
massicce ondate di vendite che ne fanno crollare il prezzo. Non amiamo
le relazioni causa-effetto ma questa "relazione della nonna"
(così ci va di battezzarla oggi) è sempre (quasi)
stata una certezza. A guardare il recente andamento dei prezzi dei
bancari, con Intesa San Paolo in primis, mia nonna mi avrebbe detto che
"il mercato ha anticipato di qualche giorno la notizia dell'aumento di
capitale" infatti il 29 marzo Intesa è crollata del -4,37%
(sulla notizia dell'aumento di capitale di UBI Banca che ha segnato un
-9,75%) per poi replicare il 31 marzo con un altro -4,57%. Ma se questo
"anticipo di qualche giorno" si può digerire, rimane ancora
indigesto il +5,66% del 6 aprile, giorno in cui è stato
comunicato con certezza il tanto temuto aumento di capitale di 5
miliardi di euro! E' vero che le contrattazioni non sono finite
(intendiamo dire che c'è ancora tempo per veder scendere il
corso del titolo) però questi movimenti confermano sempre di
più che le notizie lasciano sempre di più il
tempo che trovano, che è pericoloso seguirle
aprioristicamente. Quello che ci guida e ci ha sempre guidato
è il trend ma anche il trend in questo ultimo mese sta
soffrendo di "eccessiva lateralità" lasciando spazio a poche
soddisfazioni e troppe insidie. A volte è meglio restare a
guardare….almeno questi titoli bancari!
31-12-2010
- Marco Ianniello
FTSE
MIB: 2010 ANNO DI PASSIONE
L'anno
2010, appena terminato, fa registrare un deciso segno meno,
praticamente un solco, per l'indice dela Borsa Italiana:-14,4%. Piazza
Affari è stata tra le peggiori borse Europee, penalizzata
dal peso dei titoli bancari e assicurativi che hanno a lungo sofferto e
restano tramortiti in un limbo di indecisone. Spiccano i titoli del
Lingotto con Exor +82,85% e Fiat +50,39% nonché i maggiori
titoli del lusso e del made in Italy (Bulgari, Luxottica, Tod's).
Soffrono gli energetici ad eccezione di Saipem +53,4% ed i titoli nel
settore delle costruzioni e delle materie prime.
Performance
2010 Titoli
A2A
-29,86%
Ansaldo Sts -2,94%
Atlantia -12,26%
Autogrill Spa
20,16%
Azimut -26,39%
Banco Popolare -33,27%
Bca Mps -30,84%
Bca Pop Milano -47,36%
Bulgari 40,15%
Buzzi Unicem -24,27%
Campari 33,42%
Cir-Comp Ind Riunite -24,02%
Enel -7,78%
Eni -8,26%
Exor 82,85%
Fiat 50,39%
Finmeccanica -23,54%
Fondiaria-Sai -43,6%
Generali Ass -24,73%
Geox -29,25%
Impregilo -14,93%
Intesa Sanpaolo -35,87%
Italcementi -34,13%
Lottomatica -33,67%
Luxottica Group
25,7%
Mediaset S.P.A -21,2%
Mediobanca -19,92%
Mediolanum -29,35%
Parmalat 5%
Pirelli E C 39,1%
Prysmian 4,75%
Saipem 53,4%
Snam Rete Gas 7,5%
Stmicroelectronics 24,98%
Telecom Italia -11,45%
Tenaris 22,8%
Terna 5,57%
Tod'S 50,42%
Ubi Banca -34,91%
Unicredit -31,25%
Unipol -45,64%
01-08-2010 -
Marco Ianniello
ST
MICROELECTRONICS: FALSI SEGNALI
Dall'analisi
grafica fotografata al 15-07-2010, STM
aveva appena rotto la resistenza dinamica rappresentata dalla trendline
rossa tratteggiata. Il titolo giaceva inoltre sopra tutte le medie
mobili rappresentate (200gg e 90gg) con rotture dal basso verso l'alto.
Quanto detto esprime un evidente segnale di acquisto, lasciando
presagire un bel rimbalzo concorde al trend principale in atto. Lo Stop
Loss a difesa poteva esser posizionato appena sotto il punto di rottura
della resistenza o a metà tra le due medie mobili. Insomma,
tutti fattori positivi, invece...
...
invece il titolo ha repentinamente invertito la
rotta con forti movimenti ribassisti. A salvare l'operazione di
acquisto ci ha pensato lo Stop Loss ben posizionato. Ma dobbiamo
osservare che il titolo ha rotto pure il supporto di lungo periodo
rappresentato dalla trendline verde tratteggiata. Non l'avremmo mai
detto a priori e soprattutto non lo avremmo mai riscontrato se non
grazie a questo confronto statico (Nb. i grafici che troviamo on-line
adeguano automaticamente i vari indicatori e per questo "nascondono"
queste importanti considerazioni e sembrano così dei
predittori sempre corretti, cosa insidiosa che serba rischi ed inganni).
Aldilà
di queste considerazioni
formative, STM non si capisce cosa voglia fare. Oggi sembra voler
iniziare una bella caduta nel vuoto verso nuovi livelli dove fermarsi
(quali? tecnicamente potrebbe arrivare pure 4 euro???). Questo
però solo per dire che le analisi non sono mai perfette, per
questo vanno fatte e soprattutto le operazioni avviate vanno poi
monitorate con nuove analisi aggiornate.
01-08-2010 -
Marco Ianniello
DIETROFRONT
DEL DOLLARO
L'aggiustamento
del rapporto di cambio usd-yuan
sembrava dovesse porre le basi per un rilancio dell'economia americana.
Oggi sembra che ciò non possa bastare visto che ad
appesantire lo scenario macroeconomico Usa è lo spettro
della deflazione, un mix pericoloso di stagnazione ed inflazione che
sfugge al controllo di Governo e Banca Centrale. Ciò
è derivato dalla necessaria politica di tassi zero che
però preclude ogni prospettiva di dare impulso allo
sviluppo. I capitali che erano fuggiti dall'Europa per i timori sui
debiti pubblici di Grecia & Co. ritornano allora di nuovo nel
vecchio continente. Ed è proprio la Cina, che ora
è il maggior detentore di riserve di valuta estera, ad aver
venduto consistenti quantità di dollari contro euro
accentuando così l'apprezzamento di questi giorni della
divisa europea. Ma quale può essere il motivo di questa
nuova riallocazione internazionale dei capitali? Sicuramente l'Europa
sta offrendo rendimenti più appetibili visto pure il recente
rialzo dell'euribor ma osserviamo che detti rendimenti incorporano il
premio per il rischio! Ciò lascia ancora ampio spazio alle
nostre rifelssioni visto che le prospettive globali sono ancora nel
pieno della loro evoluzione.
04-06-2010 -
Marco Ianniello
LA
BORSA CROLLA SENZA UN PERCHE'...
Questo
è quanto: oggi 04-06-2010,
l'indice FTSE MIB chiude con un bel -3,71%. A leggere le notizie di
oggi non si riesce a trovare un perché... e quando la gente
non trova un perché perde facilmente la bussola... finendo
per fare quasi sicuramente la mossa sbagliata. In genere tutte le
persone amano sempre trovare un perché... a mAT invece
questo non interessa: trovare un perché si riferisce quasi
sempre al passato, a ciò che è avvenuto quindi ad
opportunità perse che non potranno esser più
colte. Bisogna invece guardare un po' avanti a ciò che
potrà accadere e quindi individuare dei livelli dove il
mercato potrà esprimere dei movimenti determinanti. Ora,
sebbene l'indice sia calato bruscamente, esso sembra aver ancora
mantenuto quota 18.700 (fondo). Questo è il livello
DETERMINANTE da mantenere se si vuole credere in un'inversione al
rialzo (T-UP). Ma poi il vero nemico da battere diventerebbe la soglia
dei 23.000 punti. Questa è ormai una soglia che ipnotizza i
titoli come "un cobra incantato da un flauto" dove i prezzi si
fermeranno a guardare senza trovare il coraggio di andare oltre! Ci
riusciranno??? Invece, laddove la soglia dei 18.700 dovesse cedere,
allora si aprirebbe un baratro che impone tassativamente l'uscita dal
mercato su posizioni in acquisto/long ed aperture di posizioni in
vendita/short anche con forti volumi. In conclusione le domande e le
verifiche sono due. La prima: l'indice terrà quota 18.700?
Ed in caso affermativo ci dovremo porre la seconda: esso
riuscirà a sfondare quota 23.000? Solo allora le posizioni
in acquisto/long dormiranno sonni più tranquilli.
01-05-2010 -
Marco Ianniello
ROTTURA
GENERALIZZATA AL RIBASSO PER BORSA ITALIANA
(E BORSE MONDIALI)
Stavamo
già assistendo, dalla
metà di aprile 2010, ad una flessione dei mercati che si
atteggiava come una correzione fisiologica del trend-up principale. Ma,
in qust'ultima settimana del mese di aprile e complice o meno l'effetto
del declassamento della Grecia, il mercato ha segnato il passo con la
rottura di importanti supporti che hanno così intaccato il
trend rialzista principale. Dall'analisi grafica dell'indice FTSE MIB e
di molti titoli è possibile individuare tempestivamente
queste numerose e generalizzate rotture ribassiste. Esse, ora, lasciano
la porta aperta ad un'inversione di tendenza con nuovi targets
ribassisti tutti da scoprire caso per caso (v. analisi previsionali dei
nostri trading systems).
commenti
Io
credo che siano le banche stesse e ovviamente
le agenzie di rating, che così facendo aumentano la
volatilità e le possibilità di gain personali;
oltre ovviamente a poter acquistare partecipazioni in istituzioni
importanti a prezzi stracciati.
postato da SAW il 07/05/2010 10:58
Caro SAW, chi credi stia facendo queste manovre per destabilizzare le
economie mondili???
postato da tigertrader il 07/05/2010 10:41
Dal mio punto di vista è molto probabile rivedere i minimi
dell'anno scorso, che graficamente potrebbero configurare un doppio
minimo di lungo periodo dal quale ripartire. Anche se devo dire che
questa speculazione selvaggia mi dà un pò la
nausea, perchè si vede lontano un miglio che sono manovre ad
hoc per destabilizzare le varie economie mondiali.
postato da SAW il 07/05/2010 08:53
06-02-2010 -
Marco Ianniello
MEDIOBANCA
CONFERMA LA DIFFICOLTA' DEI BANCARI
Una
chiara e telegrafica analisi su Mediobanca. 1)
23-10-2009 rotta al ribasso la mediamobile a 90 giorni a quota 9,30
euro; 2) 20-11-2009 rotta al ribasso la mediamobile a 200 giorni a
quota 8,30 euro; 3) 21-01-2010 rotta al ribasso a quota 8,25 euro il
supporto dinamico (trendline verde tratteggiata); 4) 04-02-2010 Rotto
al ribasso il supporto orizzontale a quota 7,84 euro (linea orizzontale
tratteggiata). Può bastare per capire che è
meglio stare alla larga da operazioni long sui bancari??? Il titolo
rischia seriamente di scendere sotto i 7,00 euro... pericolo.
commenti
l'analisi
tecnica consiglia di "stare alla larga",
ma direi che dal punto di vista dell'analisi fondamentale mediobanca
resta una delle imprese bancarie piu' solide, da tenere in un ottica di
lungo periodo
postato da sud42 il 07/02/2010 17:05
05-02-2010 -
Marco Ianniello
MACROECONOMIA:
EURO/USD/YUAN TASSI DI CAMBIO IN
EVOLUZIONE
Fino
ad un mese fa lo scenario era quello di un
dollaro forte rispetto allo yuan cinese e debole rispetto all'euro. La
svalutazione dello yuan ha favorito i mercati asiatici e penalizzato
gli Usa che a loro volta hanno accettato un cambio debole nei confronti
dell'euro per cercare di compensare gli effetti sul loro export. Ora il
dollaro sembra aver imoccato la via della rivaluztaione sull'euro,
proprio quando Obama ha chiesto ai cinesi di mitigare il rapporto di
cambio yuan/usd. E' iniziato (da dicembre 2009) così un
deflusso di capitali dalla zona euro verso gli Usa sebbene i tassi
europei, all'1%, siano superiori di quelli della Fed, appiattiti
intorno allo zero. Non è quindi la interest rate parity a
governare l'aggiustamento attuale del cambio ma, in questo particolare
momento, sembra siano scese in campo le aspettative degli operatori che
iniziano a credere nella ripresa americana. Una ripresa che stando alla
strategia di Obama è principalmnte esogena ossia dovrebbe
derivare dall'aggiustamento dell'export Usa rispetto ai paesi asiatici
e dovrebbe esser finanziata attraendo prorpio quei flussi di capitali
in atto. Con questi aggiustamenti gli Usa vogliono riequilibrare e
spartirsi l'export globale con i cinesi mentre la BCE resta sempre a
guardare solo al suo interno, al circoscritto mercato UE ed alla solita
inflazione europea che con la recessione è spontaneamente
crollata sotto la soglia obiettivo del 2%... Da un punto di vista
macroeconomico ci domandiamo ancora se l'atteggiamento della BCE nelle
scelte di politica monetaria sia coerente con l'attuale sistema
economico internazionale globale. Insomma si può a quei
livelli prescindere ancora dagli altri? E' forse un atteggiamento
asociale? Da un punto di vista borsistico, nel breve prendiamo atto di
questo deciso movimento del dollaro sull'euro ed aspettiamo un livello
di assetamento. Nel mediotermine invece sarà forse il caso
di rimodulare i portafogli riducendo la quota asiatica in favore di
quella americana? Sembra proprio di si...
commenti
non sarei cosi' severo nei confronti della bce, che mi sembra invece
abbia lavorato bene in questi lunghi mesi di difficolta'.
forse l'ultimo andamento del cambio eur/usd puo' essere spiegato anche
in parte per una certa sfiducia maturata nei confronti del debito
sovrano di alcuni paesi dell'area euro (spagna, portogallo, grecia,
irlanda) e per il ridursi delle operazioni di carry trade
(indebitamento in dollari, investimento in euro).
per quanto riguarda la valuta cinese, difficile trovare solo
motivazioni di mercao, visto il fortissimo intervento delle pubbliche
autorita'
postato da sud42 il 07/02/2010 17:21
Da un punto di vista macroeconomico l'Europa sembra essersi un po'
estraniata, fossilizzandosi a guardare il proprio mercato interno come
se fosse quasi un'economia chiusa... Anche gli Usa si sono preoccupati
dei loro problemi interni (disoccupazione in primis) ma, con la recente
proprosta di Obama sul cambio yuan/usd sembra essi vogliano trovare
anche delle soluzioni all'esterno. Insomma gli americani non
dimenticano i loro obiettivi di politica estera! Dal punto di vista
borsistico, che ci interessa di più, questo aggiustamento
dei cambi (al di là degli effetti immediati sul forex)
dovrebbe farci rimodulare i nostri portafogli riducendo la quota asia
in favore di quella Usa e americana. Sono d'accordo.
postato da tigertrader il 05/02/2010 08:30
25-01-2010
-
Marco Ianniello
UNICREDIT
IN CADUTA
Dopo
aver rotto a quota 2,40 il trend-up, Unicredit sfonda pure il supporto
orizzontale a 2,15 euro! Si apre così una voragine sotto di
se... arriverà a 1,80!!?
03-08-2009
-
Marco Ianniello
FIAT:
E' LA FINE DEL TREND-UP?
Fiat,
come Finmeccanica, rompe con un piccolo gap la sua trendline di
supporto a quota 10,20 euro. E' la fine del trend-up iniziato un anno
fa?
COME
E' ANDATA A FINIRE?
Da
fine gennaio a metà settembre il titolo ha avuto un periodo
di stallo con trend evidente laterale-ribbassista. Solo in autunno, con
la rottura della trendiline tratteggiata, è ripartito alla
grande performando con ottimi risultati.
03-08-2009
-
Marco Ianniello
NUOVA
GEOGRAFIA DEI MERCATI INTERNAZIONALI: CHI
PARTE PER PRIMO?
E' possibile rilevare in
questo momento importanti segnali rialzisti in quasi tutte le borse
mondiali. Molte di queste hanno infatti rotto importanti resistenze
storiche che pesavano da lungo tempo sull'andamento degli indici. In
questa sede vogliamo fare una riflessione su quanto è
accaduto attraverso una analisi tecnica comparativa delle principali
piazze finanziarie internazionali. L'obiettivo è cogliere
quali sono le borse che sono "partite per prime" e quali sembrano
avere, in chiave previsionale, le maggiori potenzialità di
sviluppo nel medio termine.
Come è possibile
evincere dai grafici riportati a lato, abbiamo volutamente posto quegli
indici che con più tempestività hanno manifestato
movimenti rialzisti.
Di
solito eravamo abituati ad
assistere che le borse mondiali fosse trainate dagli Stati Uniti,
dall'analisi comparativa illustrata sembra che gli equilibri azionari
si sisano spostati. Sembra però che, comunque, gli Stati
Uniti restano un mercato trainante per l'Europa nonostante,
nonostante la crisi dei mutui subprime ha avuto origine proprio nella
piazza americana. Ma stavolta a partire per prime, forse con poca
sorpresa, sono le nuove piazze asiatiche, escluso il Giappone
perennemente in crisi, ed anche le piazze emergenti (abbiamo preso come
riferimento il solo Brasile).
Da
un confronto Stati Uniti - Europa emerge, come già accennato
che:
1)
gli STATI UNITI, come sempre il mercato americano conduce ed apre la
strada. I primi e più evidenti segnali rialzisti vengono
proprio dal Dow Jones che ha descritto una figura testa-spalle con
recente rottura rialzista della neckline: siamo sui 9000 punti, la
previsione rialzista si aggira intorno agli 11.500.
2)
l' INGHILTERRA e la GERMANIA seguono in scia Wall Street con
movimenti analoghi. La figura testa-spalle è formata ed
anche se la rottura della neckline appare più timida.
Previsione: FTSE 100 può raggiungere i 5.500 punti; DAX40
intravedere quota 6.400.
3)
l' ITALIA come spesso accade nelle statistiche internazionali,
è il fanalino di coda (solo avanti al Giappone a livello
mondiale). Anche per l'FTSE MIB si è formata la figura
testa-spalle con una neckline, battibile, posta esattamente in
posizione orizzontale. Ciò però non è
ancora avvenuto ma è solo questione di poco... Dopo la
rottura di quota 21.000 la previsione rialzista si può
attestare addirittura intorno ai 29.000 punti.
Nei
mercati asiatici solo la borsa di HONG KONG ha avuto un andamento
simile alle borse americana ed europee, rompendo un'analoga formazione
testa-spalle. I trend rialzisti delle altre altre borse asiatiche,
invece, stanno viaggiando con formazioni tecniche diverse. Vogliamo a
questo punto riportare una classifica generale posta in ordine
cronologico per cercare di cogliere quali possono essere i nuovi
mercati trainanti di una prospettica fase di trend-up:
1)
febbraio 2009 CINA (indice SHANGHAI COMPOSITE)
2)
aprile 2009 BRASILE ed INDIA (indici IBOVESPA e BSE SENSEX)
3)
maggio 2009 HONG KONG (indice HANG SENG)
4)
fine giugno 2009 STATI UNITI (indice DOW JONES)
5)
luglio 2009 INGHILTERRA e GERMANIA (indici FTSE 100 e DAX40)
6)
agosto 2009 ITALIA (indice FTSE MIB, sta per rompere la neckline)
7)
agosto 2009 GIAPPONE (indice NIKKEI 225 è ancora sotto la
neckline)
La
classifica su riportata, dedotta dai grafici esposti a lato, induce
un'importante riflessione circa una nuova correlazione a livello di
mercati internazionali. Prima l'America era la locomotiva che trainava
tutte le altre borse mondiali, ora la Cina, l'India e paesi emergenti
sembrano muoversi con più coraggio. La motivazioni possono
trovare fondamento su una serie di fattori: 1) una loro più
vivace e produttiva base economica 2) una migliore capacità
di spesa attuale legata agli afflussi di movimenti di capitali per le
cospicue esportazioni di questi ultimi anni e per il rimpatrio di
capitali scoraggiati dalla crisi americana.
Tali
riflessioni possono essere utili ai fini di una ottimale
diversificazione geografica degli investimenti a livello mondiale.
Se
è vero che con il sorgere del sole il potere si era
progressivamente spostato da Est ad Ovest, dall'antica Grecia a
Roma... passando poi, nei secoli, dall'Europa agli Stati
Uniti... oggi, il sole sembra voler splendere sull'Asia cinese e
sull'India.
16-07-2009
- Marco Ianniello
UN
GIORNO DIVERSO: QUANDO IL TIMING E' PERFETTO
Le
giornate di borsa possono sembrare tutte uguali e a molti addirittura
noiose. Prezzi, variazioni verdi, segni rossi. A volte forti
oscillazioni, il più delle volte preoccupanti o
sorprendenti.
Troppo
spesso chi investe si lascia guidare dal solo prezzo. Troppe
volte si sente dire "Fiat sta basso, sarebbe da comprare...". Invece,
poi, il titolo va ancora più giù.
Oggi,
16 luglio 2009, è un giorno diverso, un giorno
importante, proprio per Fiat, che dopo 2 anni e 4 mesi di passione da
24,09 a 3,35 euro, sembra voler uscire per primo dal tunnel.
Già il news-trend positivo legato all'affare Chrysler aveva
fatto sfondare una prima resistenza storica a quota 4,80 a fine marzo
2009. Oggi Fiat rompe nuovamente, dopo essersi appoggiato dall'alto,
l'ennesima resistenza dinamica rappresentata alla trendline rossa come
illustrato nel grafico seguente.
Un'altro
titolo in procinto di rompere al rialzo
è Unicredit. Si può vedere dall'analisi tecnica
che oggi, 16 luglio 2009 è ancora presto... Domani, molto
probabilmente il gioco sarà fatto. Qualcuno avrà
già inserito un ordine condizionato del tipo: SE SFONDA 1,90
BUY con Stop Loss comodo 1,60 e Target direi anche molto lungo.
Vedremo... domani.
Speriamo
solo che i giornali non trovino la solita notizia scontata per
giustificare e colorire le oscillazioni dei titoli. I titoli salgono
perché la gente sta comprando...
APPENA
5 GIORNI DOPO
Sono
passati appena 5 giornate di borsa e le rotture rialziste
esprimono già i primi risultati. Non ci aspettiamo grandi
rally ma piuttosto l'inizio di un lento e consolidato trend-up, anche
perchè nell'immediato queste rotture, comunque importanti,
stanno producendo movimenti positivi ma piuttosto cauti e prudenti.
Intanto vediamo subito cosa è accaduto ad UNICREDIT: il
titolo ha rotto la resistenza storica facendo auspicare l'inizio di una
fase di rialzo (occhio al rispetto del supporto corrispondente al fondo
del canale rialzista). Rimanendo in tema di bancari, analoga situazione
rileviamo già per INTESA-SANPAOLO, MEDIOBANCA e
più timidamente anche per BANCA MONTE DEI PASCHI. Si tratta
di primi segnali rialzisti dei quali verificheremo insieme le relative
conferme.
Nel
settore energetico SAIPEM è il più reattivo (a
differenza di ENI): ha rotto ed è partito alla ricerca di un
nuovo massimo come si può cogliere chiaramente dall'analisi
grafica sottostante.
Infine,
analoga considerazione si può, e si deve, formulare anche
per l'indice di riferimento del mercato azionario italiano, FTSE MIB.
Ma se ci vogliamo come sempre sbilanciare, oltre alla semplice ed
importante rottura rialzista della resistenza, si inizia ad intravedere
una ulteriore e possibile formazione di una figura testa spalle
rialzista. Abbiamo già tracciato la possibile neckline (a
quota 21.000) rotta la quale l'indice prenderà decisamente
quota.
15-07-2009
- Marco Ianniello
MA
QUANTO DURA IL LUNGO PERIODO?
E’
opinione assai diffusa che la diversificazione temporale degli
investimenti finanziari sia da strutturare nel modo seguente:
breve
periodo: titoli di stato e assets monetari
medio
periodo: titoli obbligazionari e assets bilanciati
lungo
periodo: titoli azionari
Chi
investiva negli anni ’80 e ’90, ancora ancora,
crede in questo assioma.
Ma
con l’avvento del nuovo millennio, ancora una volta, qualcosa
di molto importante è cambiato.
Vogliamo
soffermarci, semplicemente, sull’analisi del
principale indice azionario italiano, il MIB 30 diventato poi
S&P MIB ed ora FTSE MIB. Al di là di come
l’indice sia stato denominato, sappiamo bene che esso
sintetizza l’andamento dei maggiori titoli azionari italiani,
quelli a più alta capitalizzazione.
All’inizio
del 1998 l’indice MIB 30 quotava 25.484
punti. Dopo esatti 10 anni, a fine 2008, l’omologo
S&P MIB quotava 20.064 punti. Chi l’avrebbe mai detto?
Eppure
10 anni sono considerati generalmente un lungo periodo in grado di
tutelare quantomeno il capitale, se non addirittura di assicurare un
rendimento azionario interessante. Ed in forza di questo principio
moltissimi consulenti finanziari avranno sicuramente indirizzato i
risparmi dei loro clienti verso forme di investimento di tipo azionario.
Oggi,
forse, gli stessi si nascondono dietro un dito affermando che non si
poteva prevedere l’attentato alle Torri Gemelle
dell’11 settembre 2001, che erano inimmaginabili sia la crisi
dei mutui sub-prime del 2007-2008 che la conseguente e profonda
recessione economica che ci attanaglia. Dobbiamo ammettere che nemmeno
molti economisti ed analisti sono riusciti a prevedere e scongiurare i
terremoti finanziari di questo decennio, ma dobbiamo capire che i
mercati azionari, sempre più globali ed interrelati tra
loro, richiedono un monitoraggio costante ed adeguate forme di difesa
del capitale anche nel lungo periodo.
Spesso,
anzi troppo spesso e troppo superficialmente, gli investimenti
vengono adagiati nel lungo periodo come se il tempo avesse una
spontanea ed endogena struttura di difesa del capitale. Ebbene si, con
i dati alla mano, dobbiamo rilevare il contrario.
Ad
inizio 1998 l’indice rappresentativo del mercato azionario
italiano, l’allora MIB 30, quotava 25.484 punti e dopo esatti
10 anni, a fine 2008, il corrispondente S&P MIB quotava 20.064
punti. Si è trattato, in questo “lungo
periodo”, di un bel -21,3%, di una perdita secca in conto
capitale! Forse, di fronte a questi pochi dati oggettivi, qualche
Financial Planner si sta già da tempo chiedendo:
ma quanto dura il lungo periodO?
26-02-2009
- Marco Ianniello
PREVISIONE
SU SP MIB, BANCA MONTE PASCHI E
FINMECCANICA
SP
MIB. La nostra previsione del 06-10-2008, con obiettivo a ca 17.200,
è stata perfettamente centrata. Ora, l'indice si trova al di
sotto del minimo assoluto ( marzo 2002) con pochi punti di
riferimento. Ciò lascia presagire e temere una caduta libera
che potrebbe addirittura arrivare a 12.000. L'attuale fascia di
oscillazione dell'indice è tra i 12.000 punti e i 15.000. Ai
dati di oggi, introno a quest'ultimo livello si dovrebbe porre la
massima attenzione per valutare eventuali rotture rialzista. Ma
c'è ancora tempo, per soffrire.
BCA
MPS. Il titolo sfiora lungamente quota 1,00 euro e addirittura la
rompe. Temevamo livelli più bassi di quelli che stiamo per
dire (v. anche obiettivo Testa-Spalle ribassista illustrato) ma
possiamo configurare un livello di pavimento intorno ai 0,90 / 0,85.
Quindi massima attenzione intorno a questi livelli di prezzo che
diventano importantissimi da tenere e in tal caso diventa attendibile
un rimbalzo fino a quota 1,25 (freccia verde). Ai dati attuali,
lì si dovrebbe valutare l'attacco del titolo alla resistenza
ribassista che lo affligge da tempo. Valutare significa anche misurarne
la fora e l'intensità in termini di volumi e convinzione. Ma
sapettiamo prima che ci arrivi... Le domande, allora, sono questa:"Ci
riuscirà? E quando?"
FINMECCANICA.
Nonostante il declino del mercato Usa (principale committente
dell'azienda italiana) il titolo ha descritto una bella fase di ripresa
in controtendenza rispetto a tutti gli altri titoli. Ma, sebbene la
resistenza dinamica attuale (linea rossa continua) non convince del
tutto(forse è provvisoria e sarà oggetto di
possibili aggiustamenti), rileviamo che il titolo ha subito uno stop a
ca 12,50. Ciò inverte istantaneamente le nostre valutazioni
(se fosse in portafoglio, scatterebbe uno stop loss!) in quanto si apre
una piccola voragine al di sotto che fa temere i livelli di prezzo
toccati nel novembre 2008. Se dovesse ritornare sui suoi passi fino ad
8,50 massima attenzione al comportamento intorno tale livello!!!
06-10-2008
- Marco Ianniello
PREVISIONE
SP MIB
Oggi
l'indice SP MIB30 ha
chiuso con una ridondante variazione giornaliera di -8,24%. E' proprio
il caso di dire che le cose si stanno mettendo proprio male, tanto che
si scorge, ad un orizzonte neanche troppo lontano, quella che
può essere definita una tempesta perfetta! Non si vogliono
creare incontrollati allarmismi ma si vuole delineare un plausibile
scenario di cui riteniamo giusto prenderne coscienza. La formazione di
questo scenario potrebbe essere "alterata" da nuovi interventi esterni
delle Autorità Monetarie e dei Governi delle maggiori
economie. Ma il risultato di questa previsione qui illustrata viene
fuori nonostante tutti gli interventi esterni avvenuti finora
(nazionalizzazione di banche, iniezioni di liquidità da
parte di Banche Centrali, limitazioni e proibizioni di vendite allo
scoperto).
Il ciclo
ribassista, iniziato
dopo il picco massimo del 18-05-2007, ha iniziato col descrivere una
figura testa-spalle perfettamente riuscita con la rottura della
neckline (punto 4) ed obiettivo al punto 5. Dopo un "test da sotto" al
punto 6, assistiamo alla rottura della seconda neckline (punto 7) ed al
suo "test da sotto" nel punto 8. Con questa formazione è
venuto meno ogni possibile pavimento a sostegno dell'indice che lascia
presagire un obiettivo ribassista al punto 9 intorno quota 18.000 nel
periodo tra dic2008 e feb2009. Sarà davvero così?
Vedremo insieme. Inoltre, è il caso di osservare pure che il
ciclo rialzista è iniziato il 12-03-2003 ed è
durato circa 4 anni e 3 mesi. Invece, la fase ribassista che
prevedibilmente riporterà i corsi al punto di partenza, se
non ancora più giù, durerà appena 1
anno e 5/6 mesi. Ci vuole sempre molto più tempo per
costruire un palazzo rispetto al tempo necessario per distruggerlo e
demolirlo.
12-01-2009
-
Marco Ianniello
Ma
come è
andata a finire?
Il grafico è
eloquente. Il 5-12-2008 l'indice SP MIB ha toccato il minimo assoluto a
quota 17.803 punti. Il trend, come da noi preannunciato ha rispettato
in pieno il canale discendente evidenziato, raggiungendo come
previsto il punto 9. Insomma, provare per credere ed...
occhio alla tempesta perfetta!
28-09-2008 - Marco Ianniello
SVALUTAZIONE
DI ASSET TOSSICI: IL NEMICO SI CHIAMA FAIR VALUE
Il fair
value, o valore equo, sta diventando uno dei principali imputati della
crisi. Lo Ias 39, relativo alla valutazione degli strumenti finanziari,
impone di valutare le voci in bilancio tenendo conto delle oscillazioni
dei mercati ed ha così la colpa di legare i bilanci delle
imprese ai listini di mercato, nel bene e nel male. Le imprese
che detengono nel loro attivo strumenti finanziari, quindi le banche e
gli istituti finanziari in primis, hanno dovuto aggiornare il valore di
queste attività ai nuovi precipitati prezzi correnti. Hanno
quindi dovuto procedere a svalutazioni corpose che (dopo aver prima
intaccato eventuali riserve) hanno fatto subito soffrire il risultati
economici delle imprese che, di fronte a pesanti perdite, hanno mandato
i loro bilanci in crisi.
Infatti, la
SEC (la Consob americana) ha optato di sospendere il mark to market
ossia la declinazione del fair value per gli strumenti finanziari.Il fair
value è quindi il veicolo con cui la crisi è
entrato direttamente nei bilanci aziendali ed, incidendo sui risultati
economici, può compromettere una valutazione oggettiva circa
la gestione caratteristica.
28-09-2008 - Marco Ianniello
CREDIT
DEFAULT SWAP
L'evoluzione
degli spread dei credit default swap (Cds) costituisce la vera cartina
di tornasole, una valutazione puntuale, del merito creditizio di una
controparte: una sorta di contratto di assicurazione attraverso il
quale il venditore si impegna a risarcire il compratore nel caso di
insolvenza di un emittente.Il
rischio
fallimento era giudicato talmente basso che per coprire CDS 10 milioni
di dollari di obbligazioni Leman Brothers bastavano 30.000 dollari
(0,3%). Poi la svolta con la crisi dei mutui subprime i prezzi dei CDS
hanno subito uno shock simile a quello delle assicurazioni rischio
terrorismo dopo l’11 settembre. Il giorno prima del
fallimento di Lehman Brothers, per "assicurare" per cinque anni 10
milioni di dollari investiti in bond emessi dall'ormai defunta banca
d'affari statunitense, un investitore istituzionale doveva sborsare un
premio di 700mila dollari (7% del capitale), più del doppio
rispetto a quanto richiesto dal mercato la settimana precedente.Analogamente
per Dexia (la banca reputata tra le più
rischiose nell'Eurozona) il costo ammontava a 235mila dollari (2,35%)
con andamenti schizofrenici che testimoniano la crisi di fiducia che
serpeggia sul mercato interbancario.Mentre
le
agenzie di rating sono accusate di vedere in ritardo i default in
arrivo, il mercato dei CDS sta diventando indispensabile nella catena
di trasmissione delle informazioni finanziarie. Infatti, se con la
crisi finanziaria la lentezza dei rating ha mostrato tutti i suoi
limiti, i CDS non hanno mai smesso di funzionare. Il loro mercato
è rimasto sempre efficiente con un’ordinata
chiusura di tutte le posizioni previste nei contratti. Solo con premi
schizzati vertiginosamente in alto. E se prima
i contraenti cercavano di contrattare sul loro prezzo, adesso si guarda
alla qualità della controparte. Insomma si comprano i CDS
dalle banche d’investimento che hanno un merito creditizio
più elevato. Sperando, e scommettendo, che esse stesse non
siano a loro volta a rischio di insolvenza.
13-05-2008
- Marco Ianniello
LA
FIGURA TESTA-SPALLE
La figura Testa-Spalle (Head
& Shoulders) è una delle principali figure di
inversione di un trend. Di seguito riportiamo il caso reale del SP MIB
che giugno 2008 ha completato perfettamente un Testa-Spalle ribassista.
Più precisamente, l'indice in questione ha percorso un
canale rialzista (rappresentato dalle due trendlines verdi crescenti)
all'interno del quale ha registrato una serie di massimi crescenti
(fino al punto H). Nel momento in cui l'indice non è
riuscito a superare questo ultimo massimo con SR < H, si
è configurata in modo oggettivo agli occhi di tutto il
mercato la possibilità del Testa-Spalle. E' stato possibile
tracciare la neckline (linea del collo) che se sfondata (come
è avvenuto in questo caso al ribasso) ha un obiettivo
tecnico pari all'altezza della Testa (H-neckline). Tale Figura era
iniziata ai primi di dicembre 2006, ha segnato la rottura della
neckline nel gennaio 2008 (dopo 14 mesi) ed ha perfettamente raggiunto
il target ribassista, contrassegnato dalla freccia verticale, dopo ca 2
mesi, il 20 marzo 2008 (16 mesi in tutto! per un'analisi riferibile al
medio-lungo periodo). In conclusione la formazione di una figura
Testa-Spalle ci preavvisa la fine di un trend: un'inversione al ribasso
(come in questo caso) oppure al rialzo (nel caso rovesciato). Quindi,
nel seguire i trend di periodo, diventiamo tutti "cacciatori di teste"
in attesa che il resto venga da se.
18-02-2008 - Marco Ianniello
CRONOLOGIA
DEI CRACK FINANZIARI: LE BANCHE SALVATE DAL 2008 AD OGGI
12-02-2008
IKB, SachsenLb, WestLb e BayernLB (Germania): iniezione di
liquidità da parte dello Stato
WestLB,
IKB e BayernLB: banche tedesche nella bufera
L'istituto
pubblico Kreditanstalt für Wiederaufbau,
proprietario del 38% di IKB, aveva già garantito 5
miliardi di euro per salvare in extremis, l’estate
scorsa, la banca tedesca IKB. Analoghe misure pubbliche erano state
applicate per la SachsenLB. Intanto, oggi, la IKB ha ancora bisogno di
denaro fresco, 2 miliardi di euro, a causa dei suoi
investimenti nei mutui ipotecari americani. WestLB ha annunciato la
settimana scorsa una cura dimagrante che prevede una riduzione del
personale del 25%. Gli azionisti della banca pubblica renana hanno
messo a disposizione nuove garanzie per 2 miliardi di euro
con l'obiettivo di accompagnare la creazione di una cassaforte
finanziaria in cui versare investimenti a rischio. Dal canto suo,
BayernLB, la banca pubblica della Baviera, sarà costretta ad
annunciare svalutazioni per 2,5 miliardi di euro.
17-03-2008 Bear Stearns
Companies Inc. (USA): rilevata da JP MORGAN CHASE
Bear
Stears comprata da Jp Morgan, ma praticamente a gratis
La
banca commerciale americana JpMorgan Chase ha annunciato che
comprerà per la cifra irrisoria di 236milioni
di dollari la banca d’affari Bear Stearns,
minacciata dal fallimento. Il consiglio di amministrazione delle due
imprese hanno già approvato l’operazione, fatta
attraverso lo scambio di titoli, che valorizzano ogni titolo Bear
Stearns a soli 2 dollari, nonostante venerdì scorso ogni
azione Bear Stearns valesse 30 dollari. D’altronde, un prezzo
così esiguo è stato stipulato soltanto
perchè Jp Morgan, ha già indicato che
garantirà le obbligazioni commerciali di Bear Stears e delle
sue filiali.
26-03-2008
Northern Rock (UK): nazionalizzata
Northern
Rock: la Consob inglese ammette di aver fallito
La
Financial Services Authority, il guardiano dei mercati finanziari
britannici, ha ammesso di non avere monitorato adeguatamente la
situazione della Northern Rock. Northern
Rock era cresciuta rapidamente in pochi anni con una strategia
aggressiva di conquistare quote di mercato offrendo mutui a condizioni
favorevoli e prestiti di un'entità pari anche al 125% del
valore dell'immobile. Ha accumulato oltre 110 miliardi di sterline di
asset diventando l'ottava banca e il quinto erogatore di mutui della
Gran Bretagna. Il suo business model, di affidarsi ai mercati dei
capitali per reperire fondi invece di contare sui depositi dei clienti,
era noto all'Fsa. La Banca Centrale d’Inghilterra ha dovuto
prestare oltre 25 miliardi di sterline a Northern
Rock. Dopo mesi di incertezza, la banca in crisi e' stata
nazionalizzata da Londra in febbraio e ha appena annunciato che
dimezzerà gli asset e licenzierà un terzo dei
dipendenti.
11-07-2008
Indy Mac Federal Bank(USA): nazionalizzata
IndyMac
Bank fallisce
Le
autorità americane sono state costrette a rilevare la
IndyMac Bank, una delle principali casse di risparmio americane
specializzate in mutui. IndyMac ha attività patrimoniali per
32 miliardi di dollari e riaprira' i battenti lunedi' mattina sotto la
gestione dell'agenzia Federal Deposit Insurance Corp. (Fdic) che ha
sborsato 8 miliardi di dollari per proteggere i
depositi dei 10.000 correntisti i quali hanno visto andare in fumo
circa 1 miliardo di dollari di loro risparmi. La banca è
stata posta sotto sequestro dalle Autorità di
regolamentazione.
14-07-2008
Fannie Mae e Freddie Mac (USA): rilevate dal Governo USA
Fannie
Mae e Freddie Mac, interviene il Tesoro americano
Il
Tesoro e la Fed hanno comunicato un pacchetto di azioni separate, ma
coordinate, per rafforzare la posizione finanziarie di Fannie Mae e
Freddie Mac, i principali detentori di portafogli mutui in America.
Fannie e Freddie hanno rispettivamente un indebitamento di 800 e 740
miliardi di dollari. Insieme inoltre detengono un portafoglio misto di
circa 5.000 miliardi di dollari, la metà dell'esposizione
totale del sistema immobiliare americano.
26-07-2008
First National Bank of Nevada e Frist Heritage Bank (USA): rilevate da
Mutual of Omaha Bank
Bank
of Nevada e First Heritage Bank di Newport
Prosegue
lo stillicidio di fallimenti nelle banche degli USA. Anche
oggi infatti la crisi dei mutui ha mietuto altre due vittime. La First
National Bank of Nevada e First Heritage Bank sono state chiuse in
tarda nottata dalle autorità finanziarie perché
sotto-capitalizzate. A decidere la chiusura delle attività
dei due istituti, che fanno entrambi capo ad un gruppo dell'Arizona,
First National Bank Holding, è stato l'Office of the
Controller of the Currency, l'ente statale di controllo sul denaro
circolante negli Stati Uniti. I depositi bancari presso le due banche e
i loro attivi saranno acquisiti dalla Mutual of Omaha Bank.
25-08-2008
Columbian
Bank and Trust (Usa): rilevati asset e depositi da parte di
Citizens Bank and Trust
Piccole
banche falliscono
Le
autorità di regolamentazione hanno dichiarato il
fallimento di Columbian Bank and Trust. Il collasso della piccola banca
americana del Kansas. Il Federal Deposit Insurance ha stimato che la
banca gestiva asset per 752 milioni di dollari e depositi per 622
milioni di dollari. E’ intervenuta così la
Citizens Bank and Trust, istituto del Missouri, che ha rilevato i
depositi ed anche una parte di asset per 85,5 milioni di dollari.
25-08-2008
Roskilde
Bank (Danimarca): rilevata dalla Banca centrale
Piccole
banche falliscono, in Danimarca si nazionalizza
La
Danimarca ha dovuto procedere ad una nazionalizzazione-salvataggio
per la sua ottava maggiore banca, per cui non si è riusciti
a trovare un acquirente privato. Ad effettuare l'operazione
è stata la Banca centrale (Nationalbanken), che ha riferito
di aver rilevato il controllo della Roskilde Bank per 37,3 miliardi di
corone, poco meno di 5 miliardi di euro. Il mese scorso la Banca
centrale aveva già erogato prestiti di emergenza a Roskilde,
per consentirle di onorare le obbligazioni in scadenza.
15-09-2008
Leman Brother (USA): amministrazione controllata con cessione della
divisione broker a Barclays
Lehman,
crack da 613 mld $
Lehman
Brothers, la quarta e blasonata banca d'investimenti di Wall
Street, ha ufficialmente chiesto oggi al tribunale fallimentare di New
York l'amministrazione controllata ex articolo 11. Nell'atto con cui ha
formalizzato la sua bancarotta, Lehman indica di aver debiti per la
somma colossale di 613 miliardi di dollari. La banca ha anche
già deciso il licenziamento immediato di 6 mila dipendenti
in Europa.
15-09-2008
Merrill Lynch (USA): rilevata da Bank of America (50 miliardi di
dollari)
Merrill
Lynch incorporata da Bank of America, tensione sui mercati
Nel
mentre saltava la trattativa di integrazione tra Barcleys e Leman
Brothers, per il salvataggio di quest’ultima, è
stata perfezionata a sorpresa l’operazione di fusione da 44
miliardi di dollari tra Bank of America e Merrill Lynch. Un
pezzo di storia della finanza americana, quale Merill Linch, scopare
così dai listini del New York Stock Exchange.
17-09-2008
AIG (USA): rilevata dal Goveno USA (finanziamento "ponte" biennale di
85 miliardi di dollari)
AIG
salvata dal Tesoro. Fed: evitate tensioni sul credito
La
Banca centrale degli Stati Uniti ha lanciato la ciambella di
salvataggio al gigante mondiale delle assicurazioni American
International Group (AIG): 85 miliardi di dollari a
24 mesi per rilevare il 79,9% del gruppo. Il prestito sarà
ripagato con la vendita degli attivi. Soltanto ieri, mentre il titolo
AIG sprofondava a Wall Street del 60%, era stato lanciato l'allarme
liquidità.
18-09-2008
HBOS (UK): rilevata da Lloyds TSB
Hbos
rilevata da Lloyds Tsb per 12,2 miliardi di sterline
Alla
fine l'acquisizione-salvataggio di Lloyds Tsb su Hbos,
rispettivamente quinta e quarta banca inglese per attività,
è avvenuta. Dopo avere operato nell'ombra, pare per
settimane, in coordinamento con le due banche, le autorità
monetarie hanno dato il placet e il piano è scattato
fulmineo.
I termini sono assai favorevoli a Lloyds Tsb, che rileva la prima
prestatrice di crediti ipotecari in Gran Bretagna per 12,2
miliardi di sterline, pari a 20 miliardi di dollari. La forza
di Lloyds nel retail è dunque servita a puntellare Hbos, che
era esposta di più sui crediti all'ingrosso con una quota
del 20% del mercato inglese e il glorioso marchio Halifax che valeva
quasi 50 miliardi di sterline.
22-09-2008
Morgan Stanley (USA): rilevato il 21% del capitale da Mitsubishi Ufj
Financial (JPN) per 9 miliardi di dollari
Morgan
Stanley, la prima banca giapponese rileva fino al 20%
Il
primo gruppo bancario del Giappone, Mitsubishi Ufj Financial ha
rilevato il 21% del capitale di Morgan Stanley, l'ultima delle grandi
banche d'affari americane rimaste in piedi assieme a Goldman Sachs
(Bear Stearns è andata a Jp Morgan, Lehman è
fallita, Merrill Lynch è stata incorporata da Bank of
America). Intanto la Fed ha accettato la richiesta delle due banche
d’investimento rimaste a diventare anche banche commerciali.
26-09-2008
Washinton Mutual (USA): rilevata da JP MORGAN CHASE
Washington
Mutual rilevata da super Jp Morgan che diventa la prima
banca Usa per depositi
I numeri del
fallimento di Washington Mutual, gruppo con 307 miliardi di dollari di
attività e 188 miliardi di depositi, sono i più
grandi di sempre. Ad approfittarne è Jp Morgan che dopo aver
acquistato, a marzo, Bear Stearns con un finanziamento della Fed, ieri
ha rilevato per 1,9 miliardi di dollari la
Washington Mutual Bank e la Washington Mutual Fsb. Nessuna
speranza per azionisti e creditori della holding, che perderanno tutto. Fuori
dalla transazione anche i 45,2 miliardi di depositi direttamente
assicurati dalla Fdic. Contestualmente, vista la forte esposizione sui
mutui immobiliari, Jp Morgan ha già deciso svalutazioni di
crediti per 31 miliardi di dollari per ripulire i conti delle banche
acquisite. E
per mantenere i propri ratios di solvibilità ha poi
annunciato un aumento di capitale da 8 miliardi di dollari. Al finale
la Jp Morgan potrà contare su una rete di 5.410 sportelli
(2.239 ex Washington Mutual) in 23 Stati Usa, attività per
2.040 miliardi di dollari e depositi per oltre 900 miliardi di dollari,
acquisendo così ogni primato nel sistema bancario americano.
27-09-2008
Dexia (BE-FRA): ricapitalizzazione da parte di enti pubblici di Belgio
e Francia 6,4 miliardi euro
Dexia:
siglato accordo per salvataggio
I
governi di Francia, Belgio e Lussemburgo hanno concertato
un’iniezione di liquidità per 6,4
miliardi di euro nelle casse di Dexia. L’operazione
di salvataggio ha tutti i connotati di una nazionalizzazione
dell’istituto europeo specializzato in prestiti agli enti
locali.
28-09-2008
Bradford e Bingley (UK): sportelli rilevati da Santander per 612
milioni di sterline e nazionalizzazione
Bradford
& Bingley nazionalizzate dal Governo inglese per
evitare il fallimento
Bradford
& Bingley, la più piccola delle banche di
credito ipotecarie britanniche, sta veleggiando verso la
nazionalizzazione. La banca ha una forte esposizione nel settore dei
mutui "buy to let" ossia finalizzati a comprare seconde case per
affittarle. Il Governo nazionalizzerà la banca, che ha 52
miliardi di sterline di attività (65 miliardi di euro) e poi
metterà in vendita al migliore offerente i 200 sportelli
dell'attività retail. Intanto si sono già viste
le prime inquietanti code di depositanti agli sportelli per prelevare i
propri risparmi.
03-10-2008
Fortis (BE-OL): nazionalizzata dallo Stato Olandese
Fortis,
asset olandesi ceduti allo Stato per 16,8 miliardi
Lo
Stato olandese acquisisce la totalità delle
attività olandesi di Fortis, in particolare Fortis Bank
Nederland Holding, inclusa la sua quota in Abn Amro, e Fortis Insurance
Netherlands. La decisione mira al mantenimento di un grado di
solvibilità duraturo del gruppo bancassicurativo, salvato
dal Governo grazie a un'iniezione di capitali per 16,8
miliardi di euro.
05-10-2008
Hypo Real Estate (Germania): 35 miliardi di linee di credito da parte
di una cordata di banche con garanzia dello Stato
Fallisce
il salvataggio Hypo Re. Deutsche Bank crisi sottostimata
La
Hypo
Real Estate, banca
tedesca con
attività per circa 400 miliardi di euro, ha annunciato il
fallimento del piano da 35 miliardi di euro che avrebbe dovuto
salvarla. Il pool di banche chiamato a intervenire assieme al Governo
tedesco si è tirato fuori dall'operazione. Il motivo?
Deutsche Bank, tra gli istituti chiamati al salvataggio, ha fatto
sapere che le difficoltà di Hypo sono state sottostimate. Il Governo
ha deciso di garantire tutti depositi bancari nella loro
interezza, in contrasto con le norme dell’Unione Europea e
ben oltre il limite di 20mila euro in vigore in Germania.
07-10-2008
Wachovia (USA): rilevata da Citibank e Wells Fargo
Wachovia,
la Fed arbitro fra Citigroup e Wells Fargo
Il
29-09 Citigroup (New York) aveva firmato un accordo con Wachovia,
con il benestare felice della Fed, di rilevare le sue
attività per 2,1 miliardi di dollari. Dopo appena 2 giorni
è saltata fuori Wells Fargo (California) con
un’offerta ben superiore da 11,7 miliardi di dollari
lasciando cadere Wachovia in tentazione. Si è aperta
così una vera e propria battaglia legale tra i due Istituti
che ha visto congelare l’intervento di Wells Fargo.
E’ dovuta intervenire la Fed che, dapprima aveva avallato
positivamente entrambe le operazioni, ora ha proposto un compromesso:
Citigroup e Wells Fargo dovrebbero spartirsi le 3.340 filiali di
Wachovia a seconda della loro influenza geografica. Wells Fargo
rileverà le filiali di Wachovia in California e nel west
mentre Citigroup si approprierà delle filiali della regione
nord orientale.
08-10-2008
Abbey,
Hbos, Hsbc, Barclays, Lloyds Tsb, Royal Bank of Scotland,
Standard Chartered:
finanziamento
di 200 miliardi di sterline e garanzie rilasciate per 250
miliardi di sterline rilasciate dal Governo inglese
Gran
Bretagna: il Governo ricapitalizza otto grandi istituti di credito
Il
Governo britannico ha preso la decisione senza precedenti varando un
maxipiano di salvataggio volto a ricapitalizzare il sistema bancario,
che equivale di fatto a una semi-nazionalizzazione. Il piano si
applicherà immediatamente a sette banche (Abbey, Hbos, Hsbc,
Barclays, Lloyds Tsb, Royal Bank of Scotland, Standard Chartered) e
alla società di credito ipotecario Nationwide. Si tratta di
una potente iniezione di liquidità da 200 miliardi di
sterline e di garanzie rilasciate per 250 miliardi di sterline di
prestiti bancari. Le banche che vorranno disporre del capitale pubblico
emetteranno in cambio azioni privilegiate o altri strumenti che diano
un tasso d'interesse al contribuente. In cambio dell'aiuto le banche
dovranno impegnarsi a osservare rigidi criteri di governance sul fronte
delle retribuzioni dei manager e seguire accorte politiche nella
distribuzione dei dividendi.
09-10-2008
Landsbanki
(Islanda) in amministrazione controllata e in parte rilevata
dall'olandese ING Direct
Kaupthing
(Islanda) ha ottenuto un prestito di 500 milioni di euro
dalla Banca Centrale d’Islanda
Glitnir
(Islanda) nazionalizzata per il 75% al prezzo di 600 milioni di
euro
Islanda
sull’orlo del precipizio
Lo
Stato
ha dovuto prendere il controllo della seconda banca del paese, la
Landsbanki, e l'ha poi posta in amministrazione controllata. I suoi
depositi sono stati acquistati dall'olandese Ing Direct. Mentre la
Kaupthing, la prima banca, ha ottenuto un prestito di 500
milioni di euro dalla banca centrale. E per finire la
Glitnir, la terza banca, è stata nazionalizzata per il 75%
al prezzo di 600 milioni di euro.
In seguito alla decisione del Governo islandese di garantire per intero
i depositi bancari, Standard & Poor's ha tagliato di due
livelli il rating dell'Islanda, portandolo a BBB da
A-. Intanto l'indice della Borsa di
Reykjavik ha fatto segnare anche un -76,13% (giornaliero!) nonostante
restassero esclusi dalle contrattazioni i principali titoli finanziari.
13-10-2008
Royal
Bank of Scotland (20 miliardi di sterline) , fusione Lloyds Tsb e
Hbos (17 miliardi di sterline):
lo
Stato Inglese interviene con l’acquisto di azioni
ordinarie e privilegiate per 37 miliardi di sterline (46 miliardi di
euro)
Gli
interventi del Governo inglese, banca per banca
Il
Governo Inglese ha predisposto un pacchetto di danaro pubblico in
soccorso alle banche. Si tratta di un’iniezione massiccia di
capitale da 37 miliardi di sterline di cui 15 miliardi di
azioni ordinarie e 5 miliardi di privilegiate per il colosso
scozzese Rbs. In tutto, la partecipazione dello Stato in Rbs andrebbe
al 57%. Per pagare gli interessi si asterrà dal distribuire
il dividendo agli azionisti. I vertici della banca vengono decapitati.
Invece, la nuova superbanca che sta nascendo dalla fusione tra Lloyds
Tsb e Hbos, aprirà il capitale allo Stato, che salirebbe
attorno al 40%. Nel caso di Hbos l'iniezione è di 11,5
miliardi di sterline, di cui 8,5 miliardi di azioni ordinarie
e 3 miliardi di privilegiate, mentre Lloyds otterrà
5,5 miliardi di cui 4,5 miliardi in cambio di azioni
ordinarie e 1 miliardo di privilegiate.
14-10-2008
Lo
Stato Americano acquista azioni privilegiate delle maggiori banche
Bank
of America (Usa), J.P. Morgan (Usa), Citigroup (Usa), Merrill Lync
(Usa): 25 miliardi di dollari
Wells
Fargo (Usa): 20 miliardi di dollari
Goldman
Sachs (Usa), Morgan Stanley (Usa): 10 miliardi di dollari
Bank of New York Mellon (Usa), State Street
(Usa): 3 miliardi di dollari
Bush,
il
Governo Usa nel capitale delle maggiori banche
Il
Tesoro acquisterà 25 miliardi di dollari in titoli
privilegiati di Bank of America, J.P. Morgan, Merrill Lync e Citigroup.
20 miliardi di dollari per Wells Fargo, 10 miliardi per uno per Goldman
Sachs e Morgan Stanley, 3 miliardi di dollari per Bank of New York
Mellon e State Street. Ogni singola partecipazione, però,
non può superare il 3% degli asset a rischio e deve essere
limitata a un importo massimo di 25 miliardi di dollari. Su tali
partecipazioni le banche dovranno pagare un dividendo annuo del 5% nei
primi 5 anni e del 9% in quelli successivi.L’intervento
pubblico di questi giorni ammonta a 250 miliardi che rientrano nel
pacchetto da 700 miliardi di dollari del piano Paulson.
16-10-2008
Ubs
(Svizzera): lo Stato Svizzero acquista 6 miliardi di franchi in
obbligazioni convertibili
La
Svizzera investe 6 miliardi di franchi in Ubs
Il
Governo svizzero ha annunciato l'intenzione di rafforzare il
capitale di Ubs investendo 6 miliardi di franchi in obbligazioni
convertibili. Lo Stato elvetico avrà così in
portafoglio il 9% circa del capitale della banca. Contestualmente la
Banca centrale svizzera (Bns) gestirà gli attivi (tossici)
di Ubs che saranno trasferiti in una nuova entità.
16-10-2008
Unicredit,
Intesa Sanpaolo, Monte dei Paschi di Siena
(Italia): la Banca d'Italia assegna 1,9 miliardi di euro di swap
Crisi
banche, swap Bankitalia al via. Assegnati titoli per 1,9 mld
Unicredit,
Intesa Sanpaolo e Mps
sarebbero le prime banche ad aver chiesto alla Banca d'Italia di
accedere alla procedura di swap prevista dalle nuove misure anti-crisi.
Bankitalia ha così comunicato di avere assegnato, su
iniziativa delle controparti, 1,9 miliardi di titoli in swap con
scadenza ad 1 mese ed una commissione dell’1%. Le operazioni
potranno raggiungere l'importo complessivo potrà raggiungere
40 miliardi di euro.
19-10-2008
ING
Groep (Olanda): lo Stato Olandese acquista 10 miliardi di euro di
azioni privilegiate
Ing Groep,
10 mld dallo Stato per rafforzare il patrimonio
Il primo
gruppo olandese di servizi finanziari, Ing Groep, aveva fatto sapere di
prevedere una perdita di circa 500 milioni di euro nel terzo trimestre
per effetto delle turbolenze dei mercati finanziari. Il colosso
olandese, famoso per la zucca arancio, riceverà una robusta
iniezione di ben 10 miliardi di euro, dal Governo
Olandese in cambio di azioni privilegiate. La cura statalista
è ormai in voga in tutto il mondo.
21-10-2008
Banca
Centrale d’Islanda (Sedlabanki) finanziata per 6
miliardi di euro dal Fondo Monetario Internazionale
Islanda, il
Fmi guida piano di salvataggio da 6 mld di dollari
La Banca
Centrale d’Islanda (Sedlabanki), ha cercato di "bloccare" la
valuta nazionale ma la korona ha perso il 60% dall'inizio dell'anno. Le
riserve valutarie, a meno di 3 miliardi di dollari, non hanno permesso
in realtà grandi interventi. E così lasciata sola
o quasi ad affrontare la crisi, l'isola, da sempre avamposto americano,
aveva cercato aiuto in Russia. La mossa avrebbe avuto un forte valore
geopolitico, quando invece
sembra ormai prendere quota un piano complessivo di da 6 miliardi di
dollari di cui poco più di 1 miliardo provenienti dal Fondo
Monetario Internazionale ed il restante dalle banche centrali dell'area
scandinava oltre alla Bank of Japan.
21-10-2008
Lo
Stato francese stanzia 10,5 miliardi di euro per le 6 maggiori banche
nazionali
Crédit
Agricole 3 miliardi di euro
Bnp
Paribas 2,55 miliardi di euro
Société
Générale 1,7
miliardi di euro
Crédit
Mutuel 1,2 miliardi euro
Caisse
d'Epargne 1,1 miliardi di euro
Banque
Populaire 950 milioni di euro
Lo
Stato francese entrerà nelle sei banche maggiori
Lo
Stato francese investirà, attraverso l'emissione di
titoli di debito subordinati privi di diritto di voto, 10,5 miliardi di
euro nelle prime sei banche del Paese non per ricapitalizzare gli
Istituti di credito ma per far si che questi continuino a finanziare
correttamente l'economia. L'intervento prevede 3 miliardi di euro al
Crédit Agricole, 2,55 miliardi a Bnp Paribas, 1,7 miliardi a
Société Générale, 1,2
miliardi al Crédit Mutuel, 1,1 alla Caisse d'Epargne e 950
milioni alla Banque Populaire.
21-10-2008
Fondi
Monetari americani (Usa) finanziati dalla Fed
Fondi
monetari in emergenza, la Fed acquista asset
La
Federal Reserve ha deciso un intervento di emergenza per acquistare
asset a breve termine dei fondi comuni che operano sul mercato
monetario, alle prese con numerose richieste di riscatto da parte degli
investitori. La Fed sta intervenendo per fornire liquidità
al mercato della carta commerciale e sostenere lo smobilizzo a breve,
da parte dei fondi monetari, di titoli che poggiano su collaterale
ovvero valori in garanzia.
26-10-2008
Banca
Centrale Ucraina (Ucraina) finanziata per 16,5 miliardi di euro
dal Fondo Monetario Internazionale
Fmi,
prestito da 16,5 miliardi di $ all'Ucraina
L'FMI
ha accordato oggi un prestito di 16,5 miliardi di dollari alla Banca
Centrale Ucraina. Dal canto suo, lo Stato dell’est, che si
trova anche in difficoltà politiche, si è
impegnato ad apportare una serie di cambiamenti legislativi relativi al
sistema bancario del paese.
27-10-2008
KBC
Bank (Belgio): lo Stato entra nel capitale acquistando 3,5 miliardi
di euro
Belgio,
aumento di capitale da 3,5 miliardi di euro per Kbc Bank
Lo
Stato belga ha annunciato l'iniezione di 3,5 miliardi di euro nella
banca KBC. Lo Stato non avrà diritto di voto ma
potrà nominare due rappresentanti nel cda. La banca ha
inoltre annunciato che non sarà distribuito il dividendo
2008.
03-11-2008
Commerzbank (Germania):
lo Stato
inietta capitale per 8,2 miliardi di euro
Germania,
maxi intervento statale per Commerzbank
Commerzbank,
la seconda banca tedesca, riceverà dallo stato
tedesco un'iniezione di capitale da 8,2 miliardi di euro oltre a una
garanzia sui nuovi debiti fino a 15 miliardi di euro. La banca, che ha
presentato i conti trimestrali, ha registrato una perdita netta di 285
milioni di euro. Il gruppo diviene quindi la prima banca privata che si
appella al governo tedesco e per contro non dovrà
distribuire dividendi per tutto il biennio 2009-2010.
03-11-2008
Banco
Portugues de Negocios
(Portogallo): lo Stato nazionalizza la banca
il
Governo
portoghese nazionalizza Bpn
Il
Governo portoghese proporrà al Parlamento la
nazionalizzazione del Banco Portugues de Negocios (BPN), che si trova
in stato di insolvenza a causa dell’accumularsi di perdite
finanziarie pari a 700 miliardi di euro. La sua gestione
sarà affidata alla Caixa Geral dos Depositos, banca pubblica
e primo istituto finanziario del Portogallo.
18-11-2008
Bank
al-Khaleej
(Kuwait):
ricapitalizzazione per
1,4 miliardi di dollari
Gli
azionisti saranno chiamati a ricapitalizzare la Bank
al-Khaleej
La
seconda banca del Kuwait, la Bank al-Khaleej, ha annunciato perdite per
1,4 miliardi di dollari connesse ad operazioni in derivati i cui
sottostanti erano in fondi americani di mutui subprime. Il Consiglio di
Amministrazione ha già rassegnato le proprie dimissioni ed
ha deliberato una indispensabile ricapitalizzazione a copertura delle
perdite per mano dei propri azionisti al fine di salvare l'Istituto di
Credito del Kuwait.
24-11-2008
Citigroup
(Usa): lo
Stato
Usa stanzia 20 miliardi di dollari
Nuove
misure anticrisi per Citigroup
Il
Ministero del Tesoro degli Stati Uniti ha annunciato che
stanzierà 20 miliardi di dollari (quasi 16 miliardi di euro)
in Citigroup, il colosso finanziario in seria difficoltà in
cambio di una partecipazione pubblica nel capitale sociale del colosso
del credito. Fino a due anni fa il gruppo, che opera in più
di 100 Paesi, era la banca più potente del mondo con 200
milioni di clienti.
08-01-2009
Commerzbank (Germania):
lo
Stato al 25% con una ricapitalizzazione da 10 miliardi
Fondi
pubblici per la seconda banca tedesca
Commerzbank
vara una ricapitalizzazione, con fondi pubblici, da 10 miliardi e
annuncia che il 25% del capitale più un'azione
passerà sotto il controllo dello Stato tedesco. Il tutto in
previsione della fusione con Dresdner Bank prevista per fine mese.
08-05-2009
Royal Bank
of Scotland
(Inghilterra): conti in
rosso e crediti in
sofferenza quadruplicati
Dopo i
mutui sub-prime, la recessione sta causando un incremento dei crediti
inesigibili
La Royal
Bank of Scotland, ora controllata al 70% dal Tesoro britannico, ha
registrato una perdita di 44 milioni di sterline nel primo trimestre
2009, contro un utile di 479 milioni nello stesso periodo del 2008,
mentre i crediti in sofferenza sono quasi quadruplicati a 2,9 miliardi
di sterline e le svalutazioni su asset a rischio hanno toccato quota
2,1 miliardi.
05-09-2009
Vantus
Bank di Sioux City in Iowa, InBank di Oak Forest in Illinois, Platinum
Community Bank di Rolling Meadows in Illinois, First Bank di Kansas
City in Missouri e First State Bank di Flagstaff in Arizona(USA):
Chiuse altre cinque banche,
salgono ad 89 il totale degli istituti falliti dall'inizio dell'anno.
La
maggiore di queste banche è Vantus Bank con asset per 458
milioni e depositi per 368. Questi nuovi cinque fallimenti costeranno
al fondo di assicurazione della Fdic circa
401,3 milioni di dollari.
02-05-2010
GRECIA:
Primo salvataggio della Grecia
I
ministri delle Finanze dell'Eurogruppo hanno dato il via libera al
piano di sostegno per la Grecia: si tratta, come ha spiegato il
presidente dell'Eurogruppo Jean Claude Juncker, di circa 110 miliardi
di euro in tre anni, di cui 80 a carico dei partner della Grecia
nell'area euro e 27 a carico dell'FMI. Di questi, come già
previsto, 30 miliardi saranno stanziati dai paesi euro e 15 da FMI
già nel primo anno.
28-11-2010
IRLANDA:
Salvataggio dell'Irlanda
I
ministri delle Finanze dell'Eurogruppo e dell'Ecofin hanno dato il via
libera al piano di salvataggio per Dublino da 85 miliardi di euro in
tre anni. La ripartizione degli aiuti prevede una quota uguale a carico
del Fondo salva-Stati della zona euro (Efsf), del bilancio Ue e
dell'Fmi.
04-05-2011
PORTOGALLO:
Salvataggio dell'Portogallo
L’accordo
tra il Portogallo, l’Unione europea e il Fondo Monetario
Internazionale è stato raggiunto ieri in serata.
L’accordo prevede che al governo di Lisbona venga concesso un
finanziamento pari a 78 milioni di euro. La ripartizione degli aiuti
prevede una quota uguale a carico del Fondo salva-Stati della zona euro
(Efsf), del bilancio Ue e dell'Fmi.
21-07-2011
GRECIA:
Secondo salvataggio della Grecia
Ulteriori
160 miliardi di euro. Gli stati dell’Eurozona e le
istituzioni europee metteranno a disposizione 106 miliardi di euro di
finanziamenti con scadenze comprese tra i 15 e i 30 anni e un periodo
di “tregua” per la Grecia dai versamenti di 10
anni. Previsto anche un altro intervento pubblico diretto di 13
miliardi di euro nel riacquisto (buy back) di titoli del debito
pubblico greco promosso dall’Efsf (il fondo Salva Stati Ue)
sul mercato secondario. I privati sono chiamati a un intervento di 37
miliardi di euro (mediante swap di titoli).
10-10-2011
Dexia
(BE-FRA-LU): intervento del governo del Belgio di 4 miliardi euro
Sarà
soprattutto il Belgio a impegnarsi nella nazionalizzazione dalla banca
già tratta in salvo una volta all'indomani del fallimento
Lehman. Il Belgio pagherà 4 miliardi di euro per il ramo
belga dell'istituto e fornirà garanzie per il 60% degli
asset a rischio destinati a confluire in una "bad bank" e stimati in 90
miliardi di euro.
10-10-2011
Erste Group
(AU): intervento Austriaco di 1,22 miliardi euro
A
pagare pesantemente la crisi dei debiti sovrani c'è anche
Erste Group, prima banca austriaca. Già destinataria di
consistenti aiuti pubblici durante la crisi del 2008, ha annunciato che
il 2011 si chiuderà con una pesante perdita di 800 milioni
di euro riconducibile soprattutto alla crisi dei debiti pubblici.
Questa situazione l'ha spinta a rinviare di un anno il rimborso
dell'aiuto versato dallo Stato (1,22 miliardi) in occasione della crisi
finanziaria del 2008. La banca dovrà procedere a
svalutazioni in relazione alle obbligazioni di Paesi europei in crisi e
alle partecipazioni detenute nell'Europa del'Est (in particolare in
Ungheria e Romania). Le azioni della banca sono arrivate a perdere fino
al 17% nela prima ora di contrattazioni a Vienna.
26-10-2011
GRECIA:
Ristrutturazione del debito
Al
termine del vertice europeo di Bruxelles è stato decisa la
ristrutturazione del debito greco con una decurtazione del 50% del
valore delle obbligazioni e titoli di stato in mano agli investitori
privati. L'operazione dovrebbe permettere di ridurre il debito di 100
miliardi entro il 2020: il rapporto debito/Pil passerebbe
dall’attuale 160% al 120%.
Di
Cienzo Domenico, Ianniello Marco
03-03-2001
- Marco Ianniello
DECALOGO
DEL TRADER
Un
trader che voglia avere buoni risultati
consistentemente
e non occasionalmente deve essere disciplinato ed
attenersi ad un rigoroso codice di operatività.
1)
Non rischiare mai più del 5-10% del proprio patrimonio in
una volta sola
Mettere a
rischio, in una volta sola, una quota eccessiva del proprio capitale
è estremamente imprudente, per due buoni motivi:
Innanzitutto,
il capitale personale rappresenta per il trader quello
che è l’ossigeno per un subacqueo: una volta
distrutto il proprio capitale non è più possibile
continuare con l’attività di trading.
Secondariamente,
un rischio troppo alto comporterebbe un coinvolgimento
emotivo eccessivo che andrebbe a pregiudizio della serenità
e della lucidità con cui il trader avveduto
approccia ai mercati.
2)
Evitare i mercati ed i titoli poco liquidi ed eccessivamente
volatili (in specie se si tratta di strumenti derivati)
Il trader
dovrebbe
concentrare la propria attività su
un numero limitato di strumenti, vista
l’impossibilità si seguire efficacemente molte
cose allo stesso tempo. Inoltre, deve evitare i mercati, i titoli, le
scadenze (nel caso di strumenti derivati) poco liquidi o molto
volatili, perché questi sono di difficile monitoraggio ed i
rischi potenziali sono più alti.
3)
Mai andare contro il trend:
“The trend is your friend”
Prima di
prendere una posizione, occorre definire
l’orizzonte temporale sul quale intende operare
(alcune ore, giorni, mesi) ed analizzare qual è il
trend in tale orizzonte.
Le analisi
vanno dall’orizzonte più
“lungo” a quello più
“breve” relativamente al tipo di
operatività scelta (dal trading veloce
a quello più lento, dal gestore di medio-lungo periodo al
cassettista). Si possono individuare così vari trend
(l’uno dentro l’altro, un po’ come le
Matrioske) ed utilizzare la scala temporale più
“lunga” per individuare il trend maggiore
e di medio periodo e quella più “breve”
per il timing, cioè per definire il
momento esatto di entrata sul mercato.
Il trader
deve
sempre cercare di cavalcare il trend di
periodo in atto senza mai andare contro il mercato:
è perdente credere di aver “ragione” da
soli.
4)
Fissare i livelli di stop loss e take profit prima di
prendere una posizione e poi rispettarli
Il trader
dovrebbe
individuare non solo i livelli di entrata sul
mercato, ma anche e soprattutto i livelli di uscita. I livelli di stop
loss e di take profit vanno sempre
fissati prima di prendere una posizione, a mente fredda, senza essere
ancora coinvolti psicologicamente e finanziariamente nel mercato.
Una volta
presa una posizione, lo stop-loss è il
livello dove “fermare” le perdite allorquando
l’entrata sul mercato è stata mal valutata ed il
trend inverte inaspettatamente. Lo scopo
è preservare il proprio capitale, indispensabile per
l’attività di trading.
5)
Mai mediare in perdita, semmai mediare in utile
Quando la
posizione è ormai in forte perdita potenziale, il nostro
malcapitato trader è ormai pronto a
cedere ad un’altra fortissima tentazione: mediare in perdita,
al fine di migliorare il proprio prezzo di carico.
Questo
ragionamento, seppur vero, è però molto insidioso
poiché spinge il trader a aumentare la
propria esposizione contro il mercato: non solo il trader
ha
ignorato gli stop loss iniziali
ma, ora, vuole scommettere sulla fine del trend in
atto, sperando poi di vendere al massimo (sell on top,
se era corto) o di comprare sul minimo (bottom fishing,
se era lungo).
Una soluzione
leggermente meno rischiosa è quella di incrementare la
propria posizione soltanto dopo un segnale chiaro di
inversione, ma rimane comunque il rischio dei falsi segnali e
di un’esposizione troppo grande – e quindi troppo
coinvolgente anche da un punto di vista psicologico.
Qualora il
nostro trader abbia invece una posizione in
utile, la scelta di incrementare la posizione, ovvero di mediare in
utile, sebbene peggiori il prezzo di carico, può essere
corretta. Si tratta infatti di investire seguendo il trend,
secondo una strategia di “pyramiding”.
Il trader, in questo caso, deve alzare il proprio stop-loss
sul nuovo prezzo di carico complessivo.
6) Fare stop-trailing
La decisione
di chiudere effettivamente sul livello di take profit inizialmente
prefisso non è obbligatoria (a differenza di quando la
posizione è in perdita e raggiunge lo stop loss,
dove è opportuno chiudere immediatamente).
Esiste
infatti un’alternativa: se il trend sembra
particolarmente forte, il trader può
decidere di mantenere aperta la posizione, alzando
man mano sia lo stop loss che il take
profit, in modo da “accompagnare” il
mercato. In tal modo si lascia aperta la possibilità di
ulteriori guadagni, con il rischio di perdere soltanto una parte degli
utili potenziali. Questa strategia si chiama stop trailing
e consente di cavalcare trend forti (analisi dei
volumi trattati) con poche correzioni.
7)
Costituire un fondo ammortamento perdite con gli utili conseguiti
Man mano che
il trader consegue degli utili dovrebbe
accantonarne almeno una parte in un fondo che investa su strumenti
tranquilli, tipo un fondo monetario e senza rischio di cambio. A tale
fondo non dovrebbe attingere in nessun caso tranne che per ripianare
perdite di trading future. La quota da accantonare
dovrebbe essere inizialmente abbastanza alta, in modo da formare in
tempi brevi uno “zoccolo duro”. In seguito si
potranno ridurre gli accantonamenti, quando si sia costituito un plafond
adeguato all’operatività ed ai rischi che si
intende correre.
8)
Non farsi assorbire troppo dall’attività di
trading: alla lunga logora
Non bisogna
perdere di vista che l’attività di trading è
un mezzo, tra molti altri, con il quale si
cerca di aumentare il proprio reddito e la propria ricchezza. Il fine
è migliorare il proprio livello di vita. E’ quindi
evidente che fare del mezzo un fine significa andare incontro a pesanti
frustrazioni. Non vale la pena fare tanta fatica per vivere male!
E’
perciò necessario limitare
l’operatività ad un livello sostenibile nel lungo
termine: ci si guadagna in salute, e probabilmente anche nel
portafoglio!
9)
DISCIPLINA: ricordarsi di osservare
questi
principi!
Il mercato
non è assolutamente un meccanismo perfetto e razionale ma
è mosso da sentimenti ed emozioni e perciò
può stare su livelli “sbagliati” anche
per un periodo lungo – lungo sufficientemente per fare subire
grosse perdite a chi sosteneva di aver “ragione” e
da solo è andato contro corrente.
Tutti i trader
con
un po’ di esperienza e buon senso,
condividono generalmente i principi su menzionati. Allo stesso tempo
questi vengono quotidianamente violati, in tutto o in parte,
soprattutto sotto la spinta di impulsi emotivi, la triade
avidità-paura-speranza. Rispettare tale
“decalogo” significa operare in modo oculato per
fronteggiare consapevolmente i rischi finanziari del trading che non
è “giocare in borsa”.