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28-01-2019 - Giuseppe Timpone ioEuropa, non la Cina, vero problema per l'economia mondiale
14-05-2018 - Giuseppe Timpone io
Investire in Bond più rischioso che in azioni
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28-01-2019 - Giuseppe Timpone

                           giornalista economico-finanziario 

leggi l'intervista suInvestireOggi

L’Europa, non la Cina, vero problema per l’economia mondiale. E i dazi di Trump aggravano la crisi

Vi proponiamo l’intervista realizzata con Marco Ianniello di www.trendintime.com e che ha ad oggetto la situazione sui mercati finanziari mondiali. 1) Rispetto alla nostra ultima intervista, di acqua sotto i ponti ne è passata. I mercati finanziari sono passati dal segnare record su record a Wall Street a perdere quasi il 20% in meno di […]

di Giuseppe Timpone, pubblicato il 

Vi proponiamo l’intervista realizzata con Marco Ianniello di www.trendintime.come che ha ad oggetto la situazione sui mercati finanziari mondiali.

1) Rispetto alla nostra ultima intervista, di acqua sotto i ponti ne è passata. I mercati finanziari sono passati dal segnare record su record a Wall Street a perdere quasi il 20% in meno di 3 mesi sui timori di un rallentamento dell’economia mondiale, americana compresa. Ci spieghi come stanno le cose in questa fase?

A maggio scorso avevamo rappresentato un 2018 all’insegna di una volatilità controllata da adeguati supporti. Da allora lo scenario è decisamente cambiato. La Cina, colpita e affondata dai dazi americani, ha avuto una costanteflessione chiudendo a -26,36%. Le altre piazze finanziarie, invece, hanno sostanzialmente tenuto nei primi sei mesi per poi cadere nella seconda metà dell’anno. Ad aprire le danze sono state le tensioni sui Btp italiani con escursioni consistenti fino anche del -20% nel periodo più torrido da maggio a novembre.

L’impatto immediato si è trasmesso al listino azionario italiano che ha chiuso con un -22,21% e si è propagato sul Dax tedesco finendo con un tondo -20,95%. Gli unici listini che resistevano ancora un po’ erano il DowJones ed il Nasdaq che, a partire da ottobre, con una brusca accelerazione hanno chiuso poi a -10,59% e -7,22% rispettivamente. Si è trattato di movimenti importanti perché, oltre ad essere stati repentini e violenti, i prezzi hanno rotto tutti i supporti più significativi e le medie mobili più stabili fino a condurre tutti i mercati in rosso.

A questo punto, con una crescita mondiale inconsistente ed un petrolio che ha segnato un sonoro -34,8%, tutto è coerente. I mercati azionari sono passati tutti in downtrend ed ancor peggio, questa flessione non è stata compensata nemmeno dai corsi obbligazionari ad eccezione del solito bund tedesco che si è rifugiato in un +2,64%. La partita si è giocata prevalentemente in difesa da possibili rischi incipienti tant’è che anche l’oro ha risposto con un +4,37% negli ultimi sei mesi. Il 2018, con i suoi movimenti importanti, ha dato sicuramente ottimi spunti di trading ma non è certo il miglior anno per tirare delle conclusioni in termini di portafogli visto che, con tutti i comparti sotto pressione, i classici bilanciamenti hanno trovato solo parzialmente i loro equilibri e solo in termini di contenimento degli eccessi di volatilità.

2) Il dollaro resta forte e ai massimi dal 2017, i rendimenti dei Treasuries si sono stabilizzati e il cambio euro-dollaro resta inchiodato da mesi nel range 1,13-1,15. A suo avviso, il mercato sta davvero scontando la maturità della stretta monetaria della Federal Reserve o dopo l’ultimo report sul lavoro negli USA a dicembre qualche segnale rialzista tenderebbe a permanere?

L’economia Usa si è mossa con ben 3 anni di anticipo rispetto all’Europa sia in termini di tassi d’interesse che di crescita macroeconomica ma il Dollaro sta riflettendo questi differenziali positivi solo da un anno a questa parte ed oggi sta confermando la sua forza. E’ da tener presente che i tassi americani al 2,75 rappresentano ora un livello di neutralità, una soglia oltre la quale la politica monetaria della Fed sarà da intendersi restrittiva. Pertanto ci aspettiamo atteggiamenti attendisti su tutti i fronti delle Banche Centrali. Powell agirà con cautela e rifletterà a lungo prima di modificare l’atteggiamento monetario della Fed mentre la Bce, ancora in attesa di una crescita che non c’è, non potrà altro che posticipare il programma di rialzo dei tassi europei. Il risultato è un cambio Eur/Usd che mantiene la sua direzione e conferma il suo trend primario al ribasso minacciando anche quota 1,13.

3) L’oro si è portato ai massimi dal giugno scorso, a poco meno di 1.300 dollari l’oncia. Eppure, le aspettative d’inflazione si sarebbero raffreddate in America, così come in Europa, specie a seguito del crollo delle quotazioni del petrolio da ottobre in poi, pur in ripresa a 60 dollari nelle ultime sedute. Tutto a causa delle tensioni commerciali e dei timori di una crisi in arrivo presso le principali economie del pianeta?

Lo stallo nella crescita globale è evidente, sopratutto a causa delle rigidità delle economie più tradizionali come le nostre e la vulnerabilità delle economie emergenti di fronte agli attacchi protezionistici americani. Ripetiamo ancora una volta che la chiusura dei mercati inasprisce le crisi: se da un lato colpisce le economie emergenti, dall’altro rallenta indirettamente anche le principali economie mondiali. In questo contesto il petrolio è la materia prima che ne ha risentito di più con una flessione del -34,8% mentre l’oro si è rivelato il solito bene rifugio con un tempestivo sprint in controtendenza.

4) La BCE ha chiuso i rubinetti del “quantitative easing”, anche se le voci di un rialzo dei tassi quest’anno si starebbero affievolendo sul rischio recessione in Germania e le forti tensioni sociali in Francia. Questo spiegherebbe in parte il ripiegamento dei Bund ai minimi da quasi 2 anni e mezzo. Crede che i rendimenti sovrani nel 2019 continueranno a restare bassi o, a un certo punto, risaliranno?

I rialzi dei tassi in Europa, per mano della Bce, slitteranno in avanti e ben oltre l’estate. Pertanto non si intravedono rialzi nei rendimenti se non a causa di un non auspicabile “effetto rischio” come avvenuto per i Btp italiani. Sul finire dell’anno e con un QE in smaltimento, i titoli obbligazionari hanno sofferto due volte ma in questo mese di gennaio il comparto si è stabilizzato. Gli operatori si sono mossi verso i migliori rendimenti disponibili sul secondario per cogliere delle opportunità a prezzi scontati o mediare principalmente su bond High Yield, Btp ed Corporate Emergenti. Per quanto riguarda i Bund tedeschi la loro forza ha una valenza difensiva che si esprime più in termini di basso rischio che di rendimento indipendentemente dai cicli economici.

5) Veniamo all’Italia. BTp in recupero dopo l’accordo tra Roma e Bruxelles sulla manovra di bilancio di quest’anno, che ha evitato l’apertura di una procedura d’infrazione a nostro carico. Tuttavia, i rendimenti decennali restano doppi di quelli spagnoli e lo spread non sembra voler scendere sotto i 260 punti base. Questione di tempo o siamo condannati anche per i prossimi mesi a questi numeri?

Non mi appassiona parlare di politica sebbene esistono strette interdipendenze sul piano economico e finanziario. Lo spread btp-bund ed i rendimenti dei governativi sono la risultante di aste e quotazioni su mercati globali ampi ed efficienti. Questi numeri esprimono la misura della rischiosità implicita dell’Italia, una rischiosità che il mercato continua a confermare e quindi, purtroppo, resta. I nuovi progetti politici si basano molto su aspettative di crescita del Pil che forse non convincono del tutto gli operatori, anche perché il nostro paese, in un’Europa già lenta, non ha mai brillato, anzi è sempre stato il fanalino di coda.

6) Se l’economia mondiale rallenta, le politiche monetarie in America, Europa e Asia diverranno più accomodanti. Questo dovrebbe sostenere il comparto obbligazionario, ma la maggiore liquidità dovrebbe fare bene anche al mercato azionario. Tuttavia, non crede che gli indici a Wall Street siano già valutati alti e che abbiano pochi margini per continuare a crescere?

Wall Street si è chiaramente fermata e dopo lo storno autunnale è ancora alla ricerca di un nuovo punto di appoggio stabile. Qualche trader direbbe che siamo in attesa dell’onda C di Elliott, poi di un doppio minimo o un testa spalle affidabile: il mercato si prenderà tutto il tempo necessario e noi stiamo qui per monitorarlo. Questo vale anche per gli altri listini mondiali che hanno già stornato autonomamente prima di Wall Street e che potrebbero accentuare il loro ribasso se trainati dal recente storno americano ancora in divenire. Quindi occhi puntati su Wall Street per scorgere prossimi segnali di stabilizzazione ad efficacia globale.

Sugli obbligazionari invece la stabilità si inizia ad intravedere perché in assenza di decisioni monetarie delle Banche Centrali e con prezzi di saldo, la fiducia sta gradualmente tornando su questi comparti.

7) Un’ultima domanda: quale sarebbe a suo avviso il principale rischio per i mercati finanziari globali? Davvero è la Cina a spaventare per una crescita ufficialmente di qualche decimale in meno del recente passato?

Per i grandi numeri della Cina i decimali contano molto. La mappa globale della crescita economica, espressa in termini di Pil reale, vede gli Usa +3,40%, Cina +1,50%, Europa +0,20%, Italia -0,10%, Germania -0,20%. Non è certo un quadro macroeconomico confortante in cui la strategia commerciale di Trump sembra aver funzionato alla perfezione. Però si evince che il problema non è solo la Cina. A crescere non possono essere solo gli Usa che andranno verso una fisiologica fase di consolidamento. Il problema forse è proprio l’Europa con tutte le sue rigidità strutturali difficili da riformare. Sul fronte dei mercati, i corsi azionari ed obbligazionari hanno già espresso questa situazione che ha attraversato stadi emotivi e tecnici che, pervasi da timori ed incertezza, sono passati da un eccesso di volatilità ad una fase di stabilizzazione. Ma, come sintetizzato nella tabella di seguito, molti mercati sono ancora sotto le rispettive medie mobili a 200 periodi (SMA200) e questo significa che non è ancora arrivata la quiete dopo la tempesta. I mercati azionari restano ancora vulnerabili e scarichi nonostante la vivacità manifestata in quest’ultimo mese con un Haneg Seng a +9,20%, un DowJones a +7,78%, un Dax a +7,01% ed un Ftse Mib a +6,96%. Ad eccezione dell’India, gli azionari sono tutti da interpretarsi ancora in trend ribassista.

Discorso diverso è per il comparto obbligazionario dove, ad eccezione dei soli corporate bond europei, si intravede un orizzonte più schiarito. Tra i bond, in quest’ultimo mese, spiccano in ripresa gli high yeld +3,48%, i corporate emergenti +2,55%, i corporate usa +2,00% e i governativi italiani +1,31%. E’ evidente che, con il recente storno dei prezzi ed in assenza di rendimenti alternativi e aspettative concrete di rialzi dei tassi, le “mani forti” dei Gestori stanno cogliendo ora queste opportunità ed accumulando posizioni alla ricerca dei migliori rendimenti attualmente disponibili sul secondario.

Di seguito riportiamo una fotografia, sintetica ma eloquente, dei principali mercati che monitoriamo ogni settimana nell’Asset Market View su www.trendintime.com in modo da avere sempre un quadro comparativo ed attuale della situazione finanziaria globale.

tabAMV

giuseppe.timpone@investireoggi.it

14-05-2018 - Giuseppe Timpone

                           giornalista economico-finanziario 

leggi l'intervista suInvestireOggi

Investire in bond più rischioso che in azioni. E sui mercati attenzione in estate

Intervista con il Dott.Marco Ianniello di Trendintime.com sulla situazione dei mercati finanziari. Ed emerge che investire in azioni sarebbe meno rischioso che puntare sui bond, in questa fase. Massima attenzione al dato sull'inflazione in estate nell'Eurozona.

di Giuseppe Timpone, pubblicato il 

Abbiamo realizzato con il Dott Marco Ianniello un’intervista per Investire Oggi sui tratti salienti dei mercati finanziari attuali. Il Dott. Ianniello è fondatore di TrendinTime.com, sito che dal 2010 ha lo scopo di divulgare la cultura dei mercati finanziari ed offrire un’informazione economico-finanziaria libera e indipendente. Egli studia costantemente titoli e strumenti finanziari per individuare strategie di asset allocation più aderenti alle mutate condizioni economiche e dei mercati. Egli attinge alla sua solida e brillante formazione accademica in Politica Economica, Mercati Finanziari e Risk Management alla quale ha saputo affiancare dal 1998 l’Analisi Tecnica che applica tutt’oggi in tutti i comparti finanziari e sul Forex dove sviluppa anche sistemi di trading automatizzati. “Per assumere decisioni è necessario avere un quadro macroeconomico globale più chiaro ma è indispensabile individuare gli spunti più interessanti che offrono i mercati. La macroeconomia, che amo, è condizione necessaria ma non sufficiente perché spesso, troppo spesso, viene disattesa o comunque perturbata da fattori esogeni ed emotivi che si riflettono sui mercati.” Usando un’accezione prettamente statistica si tratta di un costante studio di correlazione e decorrelazione tra fondamentali e mercati, valutare le risposte di quest’ultimi agli input di policy per soppesarne la reale efficacia attraverso una price action degli asset interessati. “Il market sentiment spesso muove i mercati in direzioni diverse da quelle attese e pertanto è necessario superare le relazioni scontate di causa-effetto e spostarsi decisamente sulle relazioni più pragmatiche effetto-effetto”.

Dott. Ianniello, Lei studia i mercati finanziari e allo scopo ha anche dato vita nel 2010 a un sito di informazione finanziaria. Partiamo dal dollaro: dopo un crollo medio ponderato di circa il 15% in poco più di un anno, la lenta risalita. Ritiene che sia un fatto durevole o che le prossime mosse delle principali banche centrali, tra cui la BCE, lo renderanno temporaneo?

L’aumento dei tassi americani è iniziato a dicembre 2015. Da allora, in assenza di analoghe manovre della BCE, il differenziale dei rendimenti Usa-Europa è stato sempre positivo ed avrebbe dovuto giovare a favore del dollaro. Ma così non è stato. Dopo una prima fase laterale, il dollaro americano si è svalutato con un escursione massima del 21,25% da gennaio 2017 (EurUsd 1,0340), coincidente con l’insediamento di Trump alla Casa Bianca, fino al massimo di febbraio 2018 (EurUsd 1,25375). Questa evidenza dimostra chiaramente che il tasso di cambio non è mosso dalle Banche Centrali, del resto esso non è un esplicito target delle loro rispettive azioni di politica monetaria che restano focalizzate sul controllo degli aggregati di liquidità interna e sui livelli obiettivo di inflazione nel medio termine. E’ chiaro però che una svalutazione così importante del dollaro ha perturbato la fluidità della crescita europea tanto che il Governatore Draghi, nella sua audizione del 25 gennaio 2018, ha implicitamente mostrato tutto il suo disappunto per quanto dichiarato dal Ministro dell’Economia americano al World Economic Forum di Davos il quale esultava per un cambio EurUsd risalito sopra 1,25. In questi 27 mesi caratterizzati da un positivo differenziale dei tassi Usa-Europa, la Interest Rate Parity è stata completamente disattesa: il deflusso dei capitali dagli Usa è stato indotto dall’incertezza generata dai proclami protezionistici di Trump e soprattutto dal timore di quali possano essere gli impatti di questa discontinuità in un sistema globale avviato da anni verso un’economia di mercato.

In questi ultimi mesi, da febbraio 2018 ad oggi, il dollaro ha però corretto la rotta con una rivalutazione sull’Euro di circa 5,70%: si tratta di un chiaro aggiustamento temporaneo visto che le Banche Centrali hanno entrambe lasciato i tassi invariati. I movimenti duraturi sul cambio EurUsd potranno esser individuati solo dopo l’attesa riunione BCE del prossimo 13 settembre, momento in cui dovrebbe partire il programma di riduzione del Quantitative Easing, se non slitterà in avanti.

I rendimenti decennali americani sono arrivati al 3% e i mercati sono quasi andati in panico sul timore che un loro rialzo freni l’economia americana o, addirittura, la mandi in recessione. E’ uno scenario credibile o pensa che siano altri i livelli di allarme?

I primi rialzi dei tassi americani, sotto la guida della Yellen, sono apparsi piuttosto frettolosi e prematuri quasi da compromettere e soffocare sul nascere una tanto attesa ripresa economica che stava iniziando dopo 7 anni di lunga crisi: la Fed, infatti, ha alternato rialzi dei tassi con decisioni di stallo per correggere il proprio tiro. Al contrario, oggi, il livello dei tassi americani a 1,75% appare in linea con un Pil che cresce del 2,30% ed un inflazione al 2,40%. La curva dei tassi per scadenza è piuttosto appiattita e denota una certa stabilità interna che non genera aspettative di futuri rialzi a breve. Non si intravedono elementi di allarme endogeni per la crescita dell’economia americana che, grazie ad un mercato del lavoro più flessibile ed efficiente, ha almeno due anni di vantaggio rispetto a quella europea.

La borsa americana, dopo avere raggiunto il picco massimo a gennaio, ha subito una correzione e ancora oggi giace sotto i livelli di apertura del 2018. Ma tra boom di utili ed effetti conseguenti alla riforma fiscale di Trump, pur in parte scontati, pensa che il ripiegamento sia credibilmente destinato a trasformarsi in un mercato dell’orso da qui a breve?

A novembre 2016 l’indice Dow Jones ha rotto al rialzo un’importante resistenza a 18.360 punti e da allora ha registrato un trend positivo di 15 mesi consecutivi fino al massimo di gennaio 2018 a quota 26.682 punti. Si è trattato di un rialzo straordinario del 45%. Ma un movimento così costante porge facilmente il fianco ad una violenta correzione ed ecco un -13,60% nel solo mese di febbraio successivo. Più che preoccupato della recente e fisiologica correzione, ero molto più preoccupato di quella crescita troppo lineare dell’indice americano che, in assenza di volatilità, mancava dei necessari punti di appoggio. Siamo entrati in una fase ad alta volatilità che ha spaventato i mercati ma che ha rimarcato più volte un supporto intorno quota 23.300 punti. Insomma, il mercato corregge ma non vuole scendere e sta cercando di accumulare la forza necessaria per continuare a salire.

Se dovesse scommettere sul cambio euro-dollaro a fine 2018 e su quello di fine 2019, quali livelli ritiene che il cross possa toccare anche sulla base dello spread Treasury-Bund, ai massimi dal 1989 e indicatore delle previsioni del mercato? In altri termini, sta scontando l’uscita degli stimoli monetari della BCE e un successivo rialzo dei tassi entro i prossimi 18 mesi o no?

Non preferisco parlare di scommesse né sarebbe affidabile fare previsioni così a lungo sul cambio. Sicuramente l’alleggerimento del Quantitative Easing della BCE atteso per settembre 2018 sarà il principale fattore da monitorare insieme alla rilevazione estiva dell’inflazione europea. Il QE è uno strumento non convenzionale, introdurlo è stato monetariamente innovativo e pertanto la risposta dei mercati al tapering avrà connotati di assoluta novità. Questa fase preoccupa sopratutto gli Investitori Professionali che convenzionalmente utilizzano bond, in gran parte governativi, per stabilizzare i portafogli di investimento. Questi strumenti di stabilità possono essere l’elemento di rischio principale. Sebbene la BCE abbia sempre parlato di un alleggerimento graduale ma la risposta dei mercati non sarà così scontata.

L’economia americana cresce ininterrottamente da 8 anni e nonostante l’assenza di segnali di rallentamento, il timore che il ciclo sia ormai maturo è elevato. Sarà per questo che lo spread tra decennali e biennali americani risulta sceso ai minimi dal 2007 o forse abbiamo a che fare con qualcosa di nuovo per l’economia moderna, ovvero l’assenza di inflazione?

L’inflazione americana è al 2,40% e, se il tasso su FedFunds all’1,75% può apparire ancora un po’ espansivo, l’appiattimento della curva dei tassi americana esprime aspettative di stabilità della loro politica monetaria. Non parlerei di timori per un ciclo maturo anche perché questa maturità è appena iniziata e verrà controllata attraverso politiche monetarie di stabilizzazione volte a conservarne più a lungo gli effetti benefici.

Parliamo un attimo di petrolio, salito ormai tra i 70 e i 75 dollari al barile. Eppure, la produzione americana corre sopra i 10,5 milioni di barili al giorno e i prezzi sono ravvivati dall’OPEC, che con la Russia e ad altri produttori minori ha concordato un taglio dell’offerta nel novembre 2016. Cosa succederà con la fine dell’intesa alla fine di quest’anno? Non crede che le quotazioni possano subire un altro colpo?

Da un punto di vista puramente tecnico a febbraio 2018 il WTI ha rotto un testa spalle rialzista a quota 53,00 usd ed ha centrato in pieno il target price in area 74,00 usd. Il petrolio in assoluto è molto interessante ma preferisco considerarlo nel più ampio settore dell’energia e delle risorse naturali: nelle fasi di ripesa macroeconomica viaggiano i mercati azionari, nelle fasi di consolidamento l’attesa è sulla partenza degli energetici e così si sta verificando. Chi, in questi ultimi 6 mesi, si è posizionato su energia e risorse naturali ha fatto sicuramente bene ed il treno è appena partito.

Passiamo a un capitolo spinoso di questi mesi: i dazi di Trump. Le minacce della Casa Bianca e già il passaggio dalle parole ai fatti, come su acciaio e alluminio, stanno facendo temere una guerra commerciale. Ma davvero crede che l’America arriverà a tanto? E quale impatto avrebbe uno scontro tariffario sui mercati finanziari?

Non mi piace parlare di politica ma gli Stati Uniti sono un paese troppo influente a livello internazionale. Ribadisco che le dichiarazioni di Trump hanno spesso avuto un impatto sul cambio EurUsd più forte delle manovre rialziste della Fed, spiazzandole completamente. L’introduzione dei dazi è un elemento di forte rottura e discontinuità per un sistema globale aperto ad un’economia di mercato. Da un punto di vista macroeconomico, il rammarico più grande risiede nel fatto che la globalizzazione è stata inizialmente costosa e socialmente sofferta ed ora che avremmo dovuto raccoglierne i benefici, i mercati vengono imbrigliati da nuove ed anacronistiche rigidità. Da un punto di vista prettamente nazionalista, suggerirei che i settori industriali in crisi vanno risanati o riconvertiti. Proteggere troppo spesso ha solo alimentato il perdurare di inefficienze produttive di imprese non più competitive, ha solo perpetuato uno spreco ingente di risorse ed allungato l’agonia di un malato senza mai curarlo. L’introduzione dei dazi da parte degli Stati Uniti potrebbe innescare delle analoghe risposte nei paesi terzi ed una spirale di “inflazione cattiva” che andrebbe a complicare la vita delle Banche Centrali nell’attuazione graduale dei loro programmi monetari e sopratutto la vita dei consumatori finali.

Ultima domanda: l’Italia. Il mattone non è ritenuto più da molti italiani quell’investimento sicuro di un tempo, mentre la diffidenza verso la borsa è cresciuta tra le famiglie negli ultimi anni con il saliscendi delle quotazioni e il duro colpo accusato con la crisi finanziaria. In un contesto di prossimo rialzo dei tassi, come consiglierebbe di investire il portafoglio a un italiano medio poco propenso al rischio, ma in cerca di un minimo guadagno per mettere a frutto i propri risparmi?

Il mattone è stato un buon investimento fin quando si trovava qualcuno disposto a comprare o in grado di poter contrarre un mutuo, fin quando i prezzi si sono raddoppiati facilmente col passaggio dalla lira all’euro. Ora tutto questo non c’è più e salvo eccezioni i prezzi si sono tuttavia normalizzati. Quando poi parliamo di investimento immobiliare ci dimentichiamo sempre che è un investimento di lungo periodo, che non genera bolli ma costi vivi in termini di tasse, manutenzione ed eventuale insolvenza dell’unico affittuario. E’ chiaro che non è sempre così. Oggi il mattone può continuare ad essere un buon investimento se pensiamo ad un Etf agganciato ai prezzi delle più importanti capitali del mondo, Etf che possiamo liquidare facilmente in pochi giorni.

Per quanto riguarda un investitore italiano medio, questi dirà sicuramente che non vuole rischiare nulla e che gli attuali rendimenti offerti sono troppo bassi: chiunque vorrebbe rendimenti alti e a rischio zero! Ritengo, invece, sia più importante approfondire bene la propensione al rischio di ciascun investitore, visto che il rischio zero non è mai esistito anche prima del bail-in e visto che i rischi possono essere controllati solo con un’indispensabile diversificazione. Occorre bilanciare bene i portafogli con il giusto timing e con la consapevolezza che, in questo momento, stabilizzarsi su titoli obbligazionari può essere più rischioso che posizionarsi sugli azionari che tuttora sono più sinonimo di rendimento che di rischio.

Dal grafico comparativo seguente si percepisce la fase di criticità del mercato dei bond che dovranno anche affrontare il prossimo step del tapering BCE.

Infine, in questi ultimi anni, solo coloro che hanno approcciato all’asset allocation con queste dinamiche già in testa sono riusciti a generare adeguato rendimento senza correre eccessivi rischi.

tabIO

giuseppe.timpone@investireoggi.it



07-01-2018 - Marco Ianniello

COME CRESCE L'ECONOMIA DELL'ITALIA?

   In questi giorni un mio amico commerciante mi ha chiesto spassionatamente: ”Ma dov’è questa crescita economica di cui parlano?” Egli si riferiva alla notizia che nel 2017 il PIL italiano è cresciuto di +1,60% (sotto media europea +2,40%). La domanda è stata perfetta e proprio per questo ci sono rimasto male. La domanda infatti trasudava di un certo scetticismo comune sull’utilità dell’Economia vista parzialmente come una sorta di scienza volta solo alla divulgazione numerica di dati utilizzati troppo spesso per fini propagandistici. L’Economia è uno strumento, non per la Politica, ma in mano ai Governanti al fine di migliorare le condizioni di benessere economico e sociale di un Paese. Ma la domanda era giusta perché oggettivamente chiunque si fregia oggi dei meriti di un PIL 2017 cresciuto di +1,60% commette un grave errore. Approfondiamo un po’ meglio i numeri.
   Il PIL dell’Italia espresso in miliardi di Euro è salito di +1,60% da 1.820 (2016) a 1.850 (2017). Ma depurato delle rispettive componenti inflazionistiche, con un andamento medio dei prezzi nel 2016 di -0,09% e di +1,26% nel 2017, la crescita del PIL reale, ossia in quantità di prodotti venduti, è soltanto un +0,26%. In altri termini, la crescita del PIL italiano è il frutto di una prevalente crescita dei soli prezzi e non del sistema produttivo in se. C’è poco da vantarsi!
   Ma possiamo fare anche un’ulteriore osservazione. Spesso sentiamo dire che il PIL non rappresenta in pieno l’economia italiana che, più delle altre, risente nel computo della componente riferibile all’evasione fiscale. La Confartigianato di Mestre ha stimato una diminuzione dell’evasione fiscale sulla base imponibile da 99 miliardi di euro (2016) ai 93 miliardi di euro (2017). Attingendo a questi dati possiamo cumulare questa “evasione” ai rispettivi PIL e poi esprimerli nuovamente in termini reali: con questo semplice esercizio la crescita 2016/2017 del PIL reale passa da +0,26% a -0,14%. L’economia in termini produttivi non cresce affatto e questo è il vero risultato degno di chi se ne fregia!
   Ora torniamo al PIL misurato in termini monetari che, integrato delle componenti di evasione fiscale stimata, avrebbe registrato un +1,23%. Dobbiamo dar pur merito a chi è riuscito a fatica a far ripartire l’inflazione ovvero alla BCE che ha attuato una difficile e prolungata politica monetaria a sostegno della domanda interna. Infatti, è chiaro che ogni inizio di una crescita economica parte prima dai prezzi che sono più dinamici e poi arriverà anche sulla struttura produttiva ed occupazionale. I dati di oggi infatti sono: inflazione media +1,26% in crescita e disoccupazione 11,1% stabile. Non si capisce di che vantarsi! 
E poi, perché vantarsi? Quali riforme strutturali sono state fatte per far ripartire prima e far funzionare meglio l’economia italiana?
   Non appena l’attenzione sullo spread btp/bund si è attenuata, frutto degli interventi di Quantitative Easing della BCE, il problema principale dei governanti è stato subito quello di trovare un modo per riabbassare l’età pensionabile con il risultato di aumentare i pensionati che non producono più ma senza strutturare un serio inserimento compensativo dei giovani nel mondo del lavoro: i giovani validi vanno all’estero e i conti pubblici continuano ad appesantirsi, peggio ancora con un Quantitative Easing in fase di alleggerimento. Ma non cambiamo argomento.
   In questi anni di tassi di interesse bassi per mano della BCE, bisognava spingere su riforme a sostegno degli investimenti aziendali per lo sviluppo del Paese. Di fatto in Italia non c’è mai stata una Politica Industriale moderna volta ad elevare la dimensione artigianale delle nostre PMI e, perché no, a diversificare ed uscire anche dal solito indotto tedesco. Una strategia fiscale mirata all’attrazione di capitali stranieri per investimenti aziendali che darebbero subito lavoro: Amazon lo fa ma viene criticata da chi si ostina a non capire che il mondo è cambiato, da chi non sa che i cambiamenti ci sono sempre stati e che vanno gestiti perché forieri di molti benefici. Una Politica Organizzata del Turismo come risorsa unica e non replicabile del nostro “Bel Paese”: i recenti sforzi per la promozione dei Musei Italiani va nella direzione giusta ma tutti i musei italiani guadagnano meno del solo Museo del Louvre di Parigi. Molti siti archeologici restano tutt’oggi praticamente ignorati.
Insomma, l’Italia che non investe su se stessa continua a perdere anni preziosi e continua ad accumulare ritardo su ritardo rispetto agli altri paesi che non stanno a guardare. Quindi non c’è niente di cui vantarsi sopratutto alla vigilia delle prossime elezioni. Prima di ogni dibattito propagandistico ci vorrebbero dei dati economici oggettivi e completi per non lasciare spazio a nessuno di usare scorrettamente l’Economia a proprio vantaggio senza nemmeno poter utilizzare in modo avulso un singolo risultato economico come spot personale. 
   Di fronte all’immobilismo riformista del nostro paese, la ripresa economica, che sta lentissimamente iniziando, è come un filo d’erba che spunta spontaneamente, da solo, dopo una lunga gelata invernale.

30-12-2017 - Marco Ianniello

2017 MERCATI E SETTORI AZIONARI A CONFRONTO


1 anno 3 mesi
Settore TECNOLOGIA 22,4 8,6
Az EMERGENTI 21,0 7,0
Az INDIA 19,6 9,5
Az CINA 19,5 6,3
FTSE ITALIA 17,9 -1,9
Settore ENERGIA 16,2 3,0
DAX GERMANIA 12,9 2,0
TAIWAN 12,3 2,9
DOW JONES USA 12,1 9,8
NIKKEI GIAPPONE 10,4 10,4
EUR-USD 9,5 0,2
Settore FINANZIARIO 8,3 5,1
Az GLOBALE 7,9 4,7
FTSE 100 UK 7,1 3,6
Az AMERICA LATINA 7,0 -4,0
Settore SALUTE 5,6 0,3
Az AUSTRALIA 5,6 5,3
Settore INFRASTRUTTURE 0,8 0,3
ORO -1,5 -0,7
Settore IMMOBILIARE -2,4 2,7
Az RUSSIA -5,3 5,3
PETROLIO -9,2 12,2
   
     Con aspettative di tassi d'interesse crescenti e prospettive dichiarate di un alleggerimento delle QE, i mercati obbligazionari, salvo sporadici e strani exploit momentanei,
hanno segnato il passo. In modo sorprendente si è mosso il cambio EUR-USD con un importante apprezzamento dell'Euro del +9,5% in ascesa proprio sul finire del dicembre 2017. A beneficiarne dello scarso appeal dei Bond sono stati ancora una volta i mercati azionari che hanno continuato ad esprimere il loro potenziale di crescia sulla già positiva scia dell'anno precedente. Ma le due locomotive storiche, quella Tedesca (DAX +12,9%) e l'altra Americana (DJIA +12,1%), non hanno brillato particolarmente, attestandosi poco sopra la media: è da osservare che nel 2017 Wall Street ha stentato per ben 9 mesi e solo in autunno si è riusicta a scrollare di dosso un anno piatto e insignificante con un +9,8% sul +12,1% annuo. Leader assoluto di rendimento è decisamente il Settore TECONOLGIA che ha registrato una crescita consistente chiudendo con un +22,4% sospinto da un costante rialzo pure negli ultimi 3 mesi.  Continuano i mercati azionari EMERGENTI (+21% dopo il +14,4% del 2016) e ripartono INDIA e CINA con rendimenti intorno al 19%. Il FTSE MIB ITALIA, dopo esser stato il fanalino di coda  nel 2016 con un -7,8%, segna un deciso sprint e chiude con un tondo +17,9% sebbene sia l'unico mercato che abbia chiuso l'anno con una fase di riflessione e di stallo. Il NIKKEI GIAPPONE, dopo un anno praticamente piatto, recupera un +10,4% quasi esclusivamente negli ultimi 3 mesi.
Tutto il resto è noia sia se guardiamo il comparto Azionario GLOBALE sia se leggiamo un FTS100  a +7,1% di un Inghilterra sottotono e sotto la media. L'ORO mantiene sostanzialmente senza muoversi in controtendenza con la corsa degli azionari suddetti. Il PETROLIO chiude la classifica a -9,2% nonostante un forte recupero negli ultimi 3 mesi dell'anno con un tondo +12,2%: la performance annua negativa è segno che la ripresa economica tanto auspicata e raccontata non è entrata ancora bene a regime, tant'è che i tassi "salgono" ancora a rilento!


30-12-2016 - Marco Ianniello

2016 MERCATI E SETTORI AZIONARI A CONFRONTO

Russia 56,13
America Latina 32,89
Dow Jones Ind Avg Usa 20,53
Taiwan 19,53
Settore Finanziario 18,23
Australia 14,57
Settore Tecnologia 14,50
Mercati Emergenti 14,43
Oro 13,00
Petrolio 11,62
Settore Infrastrutture 11,21
Nikkei 225 Giappone 9,06
Dax Germania 5,64
Settore Energia 3,14
Cina 2,84
India 0,20
FTSE 100 Inghilterra -3,25
Settore Salute -4,15
Eur / Usd -6,54
FTSE MIB Italia -7,84


La regina dei mercati nel 2016 è la Russa con un deciso + 56%, segue l'America Latina +32% e il Dow Jones Usa +20%. La Russia performa nonostante una contenuta crescita del settore energia +3,14%, sostenuta dai titoli petroliferi e finanziari. L'America Latina, che resta tra i nostri mercati non preferiti, sorprende per una grande continuità nell'arco di tutto l'anno a differenza del Dow Jones Usa che consolida il suo risultato solo grazie allo sprint +18% degli ultimi tre mesi. I confronti settoriali invece vedono in testa il settore Finanziario con un +18,2%, il settore Tecnologico +14,5%, Infrastrutture +11%, Energetici +3,14% nonostante il Petrolio chiuda a +11,6%, grazie ad un +17,67% nel solo ultimo mese e dopo anni passati a raschiare il fondo del barile. A segnare il passo
sono i listini Europei con la Germania unica positiva +5,64%, l'Inghilterra a -3,25% nell'anno del Brexit e il FTSE MIB Italia fanalino di coda con -7,84% nonostante il recupero di questi ultimi tre mesi +17,95%. I mercati asiatici sono a due facce: latono finanza vediamo Taiwan a+19% e Giappone a +9% nonostante uno yen forte. Lato produzione vediamo Cina a +2,84% ed India praticamente invariata. Nonostante molti mercati azionari hanno performato a due cifre anche l'Oro festeggia con un tondo +13% , risultato realizzato sopratutto nella prima parte dell'anno, più incerta, ma poi mantenuto fino in fondo. Infine, questo quadro è incornicato da una significativa svalutazione dell'Euro sul Dollaro -6,54%, coerente con il primo piccolo rialzo dei tassi da parte della Fed, che però non ha espresso i suoi effetti positivi nel mercato Europeo, mercato evidentemente troppo poco flessibile, molto meno dinamico degli Usa ed appesantito dalle tensioni all'interno dell'UE.

Al fine di voler individuare i mercati potenzialmente più reattivi, nell'ultimo mese, ha spinto molto bene il Settore Petrolifero, la Russia che conferma il suo cammino e l'Italia che ha cercato di recuperare un anno però da dimenticare. Spostando lo sguardo sulle economie più tradizionali, negli ultimi tre mesi, il Dow Jones
+18,43% doppia praticamente il Dax 9,94%: è sicuramente l'effetto del primo rialzo dei tassi Usa che ha rallentato i corsi obbligazionari e dirottato capitali sull'azionario.




01-01-2016 - Marco Ianniello

2015 MERCATI A CONFRONTO

Indici/Settori/Bond YTD% 1 s% 1 m% 3 m%
GIAPPONE - Nikkei 225 22,6 -0,3 -5,0 11,2
settore SALUTE HEALTH CARE 18,6 3,3 -1,5 13,3
settore TECONOLGIA 17,1 3,1 -3,5 15,8
ITALIA - FTSE MIB 15,3 0,2 -5,3 1,2
settore ENERGIE ALTERNATIVE 15,0 0,1 -2,1 24,1
Bond Gov Usa 3-7yr 13,4 -0,6 -3,6 1,0
Bond Gov Usa 7-10yr 13,3 -0,3 -3,3 1,0
Bond Gov Usa 1-3yr 11,8 0,5 -3,1 1,8
USA - Dow Jones Ind 11,7 0,6 -3,4 12,1
Bond Gov Usa 1-3yr 11,3 -0,4 -3,3 1,8
Bond Gov Usa 7-10yr 10,7 -0,6 -3,8 -0,3
Bond Gov Usa inflazione 9,1 -0,5 -4,6 1,3
GERMANIA - Dax 8,9 -0,1 -5,7 11,1
AZIONARI GLOBALI 8,9 0,4 -4,5 9,1
Bond Gov Paesi Emergenti 7,3 -0,1 -5,2 2,5
Corporate Bond Globali 6,8 -0,4 -5,2 0,9
settore IMMOBILIARE 6,3 2,3 -3,2 6,5
Corporate Bond Paesi Emergenti 6,0 -0,2 -7,8 0,8
settore FINANZIARIO 6,0 0,0 -6,7 7,1
Bond Gov UK 4,8 -1,0 -5,8 -2,2
Corporate Bond Globali 4,4 -0,5 -3,5 1,7
RUSSIA - RTSI 4,0 -4,0 -15,5 -3,5
Bond Gov Italia 2,8 0,2 -1,7 0,7
INDIA - S&P Bse Sensex 2,6 -0,4 -2,2 2,7
REGNO UNITO - FTSE 100 2,3 0,1 -6,8 3,6
Bond Gov Europa 10-15yr 1,7 0,2 -1,7 0,8
Bond Gov Europa 7-10yr 1,7 -0,1 -1,5 0,7
Bond Gov Eauropa 5-7yr 1,5 0,2 -0,9 0,9
Bond Gov Europa 3-7yr 1,4 -0,0 -0,7 0,7
Bond Gov Europa 15-30yr 1,0 -0,1 -2,4 -1,0
Bond Gov Europa 15-30yr 1,0 -0,1 -2,4 -1,0
AUSTRALIA - Asx 200 1,0 3,8 0,2 14,2
Bond Gov Europa 3-5yr 0,7 0,1 -0,4 0,3
Bond Gov Europa Inflazione 0,7 0,2 -2,3 0,9
Bond Gov Europa 1-3yr 0,7 -0,1 -0,2 0,2
Bond Gov Europa 1-3yr 0,6 0,2 -0,0 0,3
Bond Gov Europa 7-10yr 0,6 0,3 -1,3 0,3
Corporate Bond Europa 1-5yr -0,2 0,0 -0,4 1,1
Corporate Bond High Yield -0,9 -0,6 -6,0 -2,5
ORO -2,2 -1,1 -3,3 -2,8
CINA - Sse Composite Index -4,1 -2,8 -5,5 4,9
MERCATI EMERGENTI - Azionari -4,7 -1,8 -5,7 2,9
TAIWAN - azionario -5,9 -0,1 -5,0 2,8
settore INFRASTRUTTURE -7,1 3,2 -3,8 1,9
CAMBIO EUR/USD -13,7 0,0 2,7 -3,2
AMERICA LATINA - azionario -25,4 -1,5 -8,8 -1,3
PETROLIO -39,4 -1,6 -19,9 -22,8

         A fine anno è tempo di bilanci. A dominare i mercati nel 2015 è stato il Giappone con un +22,6%, poi il settore Salute +18,6%, il settore Tecnologia +17,1%, l'Italia con FTSE MIB +15,3% ed infine il settore delle Energie Alternative con +15%. Il primato del Giappone, del settore Salute e Tecnologia è stato determinato grazie alla spinta sostenta negli ultimi 3 mesi dell'anno: Giappone +11,2% (sul 22,6% annuo), settore Salute +13,3% (su +18,6% annuo) e settore Tecnologia +15,8% (su 17,1% annuo). Il quarto posto dell'Italia invece deriva da un andamento molto più costante nel corso dell'anno. Il settore delle Energie Alternative negli ultimi 3 mesi invece ha registrato la più forte spinta in assoluto con un +24,1% (rispetto a un +15,0% annuo) altrimenti avrebbe addirittura chiuso in negativo.
           Sempre in ambito energetico troviamo la prima contraddizione con un Petrolio protagonista assoluto ma in negativo con la peggiore rilevazione a -39,4% amplificata fortemente nell'ultimo mese di dicembre con -19,9%, un vero e proprio tracollo!
Effettivamente il mese di dicembre è stato un mese deludente per tutti i comparti, sia azionari sia obbligazionari che settoriali. L'unico dato positivo lo fa registrare il cambio euro/dollaro con un +2,7%. Ed è proprio qui la seconda contraddizione perché l'euro si è rafforzato nonostante le rassicurazioni di Draghi di ampliare il quantitative easing europeo e l'effettivo rialzo dei tassi Usa. In questo quadro l'euro si apprezza inspiegabilmente del +2,7% ed il dollaro si svaluta parimenti. Questo è il vero problema contingente che ha afflitto i mercati azionari europei, poi il rialzo dei tassi usa ha frenato una crescita americana già poco convincente e lo stesso rialzo dei tassi nel contempo ha fatto scivolare in rosso il corso dei Bond sul secondario. Questa mossa della Yellen, a nostro avviso, è stata un po' troppo prematura: più che un piccolo rialzo, un piccolo disastro!
A livello geografico non ci stupisce, ma ci interessa poco, il crollo delle America Latina con un -25%. Da sottolineare invece la situazione asiatica a due facce: Giappone come detto +22,6%, India +2,6% poi Cina -4,1%, Taiwan -5,9%. La Cina a marzo viaggiava in pole position con performance a due cifre poi un tracollo di oltre il 50% a seguito delle svalutazioni (coerenti) dello yuan. Non si è compreso bene perché tutte le Banche Centrali possono svalutare e quella cinese no! Questa misura volta a sostenere la "crescita gialla" è stata letta come un segnale di debolezza che si è trasformato subito in preoccupazione che ha spaventato tutti i mercati. Ci può stare! Sappiamo bene che conta più l'interpretazione dei mercati che le misure adottate dai policy maker. Sicuramente l'Asia emergente è entrata in crisi di maturità: in altri termini ha forse smesso di essere emergente producendo solo incertezza contagiando tutte le borse!
Viene strano parlare soltanto in fondo delle più importanti piazze finanziarie mondiali, Dow Jones americano +11,7% e Dax Germania +8,9%, che performano peggio dell'Italia +15,3%. Osserviamo molto bene che Dow Jones e Dax recuperano solo ed esclusivamente grazie alla performance degli ultimi 3 mesi dell'anno altrimenti avrebbero chiuso addirittura in rosso. Questo fa capire, che oltre la paura cinese, le piazze finanziarie storicamente trainanti sono mancate per i primi 9 mesi dell'anno. Questo è stato il vero problema del 2015.
Una terza apparente contraddizione, in un contesto così variegato dove scendono sia l'azionario che i bond, è la sorpresa del -2,2% dell'oro. Esso sembra perdere lo scettro di "bene rifugio" e, se raffrontato al +17,1% del settore Teconologico, sembrerebbe che la gente preferisca gli smartphone ai lingotti!
Infine abbiamo tutta una serie di Bond (governativi corporate, high yield) che hanno performato a due velocità. Il mercato dei Bond USA con rendimenti medi dell'11% (con un effetto dollaro +13,7%) soprattutto su brevi duration. I Bond europei con una rivalutazione media dell'1% principamente su duration medio lunghe a 15-30 anni impantanati nella palude dei tassi zero ed afflitti dal trade-off tra rendimenti di precedenti emissioni e i loro prezzi inaccessibili sul secondario.
Guardando al futuro più prossimo, al fine di cogliere possibili spunti, notiamo che nell'ultima settimana dominano i Settori più che le singole Aree Geografiche. Primeggano con un rialzo medio del 3% i settori Salute, Tecnologie, Immobiliare ed anche Infrastrutture che tra questi è l'unico che ha chiuso l'anno in negativo con -7,1% ma si è mosso sensibilmente nell'ultima settimana dell'anno.

                        In conclusione è stato un anno difficile, travagliato da diversi eventi, l'inutile incertezza greca (tuttoggi irrisolta cova ancora silente!) che ha frenato l'Europa, la paura cinese e i suoi riflessi globali, il caso Volkswagen che ha stoppato pure la piazza europea (l'unica che sembrava andare) ed infine l'andamento del cambio che riteniamo sia la chiave di volta per interpretare i mercati. Infatti, l'anno si chiude con la nostra perenne attenzione al cambio euro/dollaro il cui rimbalzo natalizio appare non molto coerente, anzi irrazionale. Ma temporaneamente ci può stare. Questo recente disallineamento ha solo alimentato più dubbi che certezze. Ma va bene così! Il nostro mestiere alla fine è "seguire il trend al momento giusto", salire sui treni che corrono, scendere da quelli che rallentano ed evitare quelli che deragliano. Buon 2016 a tutti!

31-05-2015 - Marco Ianniello

MARKET VIEW: DOVE STANNO ANDANDO I MERCATI

Questi ultimi due mesi hanno visto degli assestamenti generalizzati su tutti i mercati principali. I giornali subito incolpavano la Grecia come colpevole dei realizzi delle correzioni dei mercati azionari nonostante i mercati dei Bond pedevano appeal per effetto degli azzeramenti quantitativi a livello monetario. Ma il vero problema non è il Grexit né il QE di Bce ma il Dow Jones Usa che si è un po' incuneato in una noiosa fase laterale che dura dal 2 marzo ad oggi. Gli Usa non tirano ed il mondo si ferma. L'imputato speciale è il Pil Usa che delude le aspettative ma l'indice di Wall Street ha segnato una pausa dopo un +81,34% degli ultimi 5 anni, un +19,15% ultimi due anni ed un +7,74% nell'ultimo anno, fino ad arrivare ad "laterale" un +1,32% negli ultimi 6 mesi.  Questa è stata la progressione sempre crescente ma meno che proporzionale del Dow Jones che ha beneficiato del QE della Fed, partito ampiamente in anticipo rispetto all'Europa, che aveva alleggerito molto il dollaro. Ma da 6 mesi a questa parte la rotta è cambiata. Proprio da marzo 2015 parte con decisione il QE Bce ed il cambio Eur/Usd rompre il forte supporto a 1,21: inizia la debolezza dell'Euro ed il Dollaro forte rallenta l'economia Americana. Tecnicamnte parlando è leggittimo attendersi un touch 'n go intorno quota 18.000 punti (che se non tiene ritraccia almeno a 17.100) ma sembrano non esserci ancora le condizioni per aggredire i recenti massimi a 18.300. 


DOWJONES

Il Dax invece segna un +17,20% negli ultimi 6 mesi nonostante abbia stornato più di altri nell'ultimo mese (-5,63%). Ce ne eravamo accorti, avevamo indicato il livello di 11.150 come supporto da testare per ripartire ed ora se ne presenta un altro ravvicinato a 11.500. Tutto nella norma, basta che anche questo secondo supporto tenga!

dax  

Nel frattempo la Cina inizia a segnare il passo dopo dei rally strepitosi ed il problema più grande è che quando storna la Cina fa -5% o -8% in un giorno senza troppi avvertimenti: questa volatilità diventa la principale nemica potendo rovinare performance anche molto importanti.
In questo quadro poi spuntano fuori economie marginali che definiremmo "paesi scommessa" con performance evidenti ma che non nominiamo nemmeno.
L'unico certezza che resta è che il mercato del reddito fisso è talmente depresso dalle strategie monetarie in corso e quindi solo gli azionari possono progredire. Ci sono state opportunità di trading sulle valute, acquistando titoli in Usd sul ritracciamneto dell'Euro a 1,145 , che convincono ancora. Altre direzioni non sono ancora chiare del tutto ed in tal senso la parola d'ordine diventa aspettare.

20-03-2015 - Marco Ianniello

IL MIO PRIMO TWEET

Superato lo scetticismo anti-social, oggi @Trendintime approda su twitter. Una passione iniziata nel 1998 è diventata un sito di analisi e di informazione finanziaria nel 2010. Reports ed analisi dai contenuti interamente liberi e costantemente aggiornati oltre ad un archivio storico di previsioni verificabili, sempre disponibili on line. @Trendintime è il trading giusto al momento giusto per una lettura oggettiva dei mercati e per non commettere passi falsi!

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28-01-2015 - Marco Ianniello

FINALMENTE LA GRECIA RISOLVERA' I SUOI PROBLEMI...

Il modo più becero per far presa sugli elettori è creae dei falsi miti. Sia in Grecia, dove l'esasperazione si è rivelata terreno fertile, ma anche in Italia e finanche in altri paesi europei, l'incapacità dei politici a risolvere i problemi economici reali è stata spesso dirottata colpevolizzando l'Europa. L'Europa non è perfetta, è nata al contrario: da una moneta unica, l'Euro, e non da un'unione politica vera. La Bce da sola non potrà mai controllare, stabilizzare e sostenere le dinamiche macroeconomiche europee. Ma accusare l'Europa solo per distogliere l'attenzione dei cittadini-elettori dalle innumerevoli incapacità dei Governi e dei Politici è davvero scadente. La povera gente ci crede e vota così!
Agli albori del problema Grecia e dei fondati timori europei, dissi ad un caro Amico:"Da quando andavo a scuola la geografia europea è cambiata totalmente, molti stati non esistono più. Io ricordo la Jugoslavia ed ora non so nemmeno in quanti stati sia stata divisa. Per non parlare della vecchia Urss... Ora,però, immagina una bella carta geografica in chiave finanziaria, oltre a quelle canoniche "politica e fisica": una cosa è certa, prendi un paio di forbici e ritaglia per sempre la Grecia!"
Sicuramente le misure della Troika sono pesanti, eccessive e vessatorie per i cittadini. Parimenti il debito ellenico è disastroso. La finanza è un po' come la matematica se devi morire, sei già morto (il limite per x che tende ad infinito). L'economia e la politica dovrebbero mitigare queste crude implicazioni.
Tutte le volte che la gente si lamenta dell'Europa, sebbene con i suoi difetti, ho sperato quasi che la Grecia uscisse dall'Unione per dimostrare cosa sarebbe successo ai cittadini. E questo è solo l'inizio.
Di seguito riportiamo un articolo de "ilsole24ore.com" che, a soli 4 giorni dall'elezione di Tsipras, riporta i numeri di una Grecia che crede di poter alzare la testa, ma come chi ha torto alza solo la voce, quando invece l'unica cosa che è in grado di fare, con queste premesse, è un perfetto default.

28-01-205 ilsole24ore.com

Grecia: I numeri da incubo della nuova crisi. Il cambio di guida politica, dall'ortodossia filoeuropeista dell'ex premier Samaras all'eresia di Tsipras, è subito servito a riportare il piccolo Paese mediterraneo al centro di una tempesta finanziaria dagli esiti imprevedibili.

di Alberto Annicchiarico

1. Borsa -16% in 3 giorni

Il nuovo premier Alexis Tsipras ha giurato lunedì e la reazione dei mercati non si è lasciata attendere. Oggi l’indice principale della Borsa di Atene ha accusato il colpo: -9,24%, che sommato al -7% delle due sedute precedenti porta la temperatura a -16. A prendere la mazzata più pesante, mercoledì, sono stati i titoli bancari: Alpha Bank -26,7%, Eurobank Ergasias -26%, National Bank -25,5%, Piraeus Bank -29,3%. Da inizio settimana l’indice di settore ha segnato un pesantissimo -39,5%, andando a segnare nuovi minimi. Tutto è iniziato nel momento in cui è stato chiaro che nella coalizione con Syriza, il partito della sinistra radicale che ha stravinto le elezioni, ci sarebbero stati i Greci Indipendenti, il partito di destra - frutto di una scissione da Nea Demokratia - guidato da Panagiotis Kammenos. I timori e le tensioni si concentrano sui primi confronti con l’Eurogruppo, in settimana, per rinegoziare gli aiuti internazionali di cui Atene ha disperato bisogno per affrontare le scadenze da onorare entro agosto. Prima scadenza, fine febbraio, con la fine del prolungamento di due mesi concesso sul piano di salvataggio.

2. Al Fmi 11 miliardi (di dollari), alla Bce 6 miliardi (in euro)

Le scadenze della Grecia sono pressanti. Nel 2015 Atene deve 11 miliardi di dollari al Fondo monetario internazionale. Rompere con il Fondo nell'ambito di una trattativa sul debito equivale a rompere con la comunità internazionale. Altri 6 miliardi, in euro, sono invece gli impegni di rimborso della Grecia nei confronti dell'istituto centrale guidato da Mario Draghi. Arriveranno a maturazione fra luglio e agosto. Il mancato pagamento equivarrebbe a un default nei confronti dell'Eurotower. Al momento i titoli greci in portafoglio alla Bce superano il 33% del totale in circolazione.

3. Stop a privatizzazioni (30% della compagnia elettrica e 67% del Pireo)

Nel primo consiglio dei ministri dopo le elezioni, il ministro dell'Energia Panagiotis Lafazanis ha dichiarato che bloccherà immediatamente il piano di privatizzazione del 30% della compagnia elettrica Public Power Company, la più grande public utility del Paese, di cui lo Stato ellenico controlla una quota di maggioranza, della compagnia di distribuzione dell'energia elettrica (Admie) e della più grande raffineria greca. Congelata anche la vendita del 67% del Porto di Pireo, un'operazione già avviata per la quale erano rimaste in corsa quattro società, tra cui la big cinese Cosco. «L'accordo per Cosco sarà rivisto per il beneficio del popolo greco» ha detto il vice ministro Thodoris Dritsas. La reazione del mercato è stata immediata e conseguente: PPC -14%. Porto del Pireo -7,3 per cento.

4. Bond triennali al 17%, spread a mille sui decennali

In questo contesto era lecito attendersi un'impennata dei rendimenti dei titoli greci e così è stato. Lo spread tra titoli decennali greci e tedeschi è balzato a 974 punti, ai massimi da quasi due anni. Tutto ciò mentre la Borsa di Atene ha registrato il terzo pesante ribasso consecutivo (l'indice oggi ha perso il 9,24%). I titoli di stato a tre anni offrono rendimenti del 16,71%, dopo aver sfiorato il 17%, un aumento di 7 punti in tre giorni visto che alla vigilia delle elezioni viaggiavano poco sopra al 10%. Balzo anche per i tassi a 5 anni (13,75%), 4 punti in più in soli tre giorni. Più stabili i tassi sulla scadenza decennale (10,60%), con un aumento di meno di due punti in tre giorni. Si accentua comunque l'inversione della curva, segno che il mercato giudica maggiori le probabilità di un default.

5. Debito 315 miliardi, 175% del Pil

Il totale del debito di Atene ammonta ormai alla cifra monstre di 315 miliardi, di cui poco meno di 60 in carico a Fmi e Bce (18,6%), 187,4 in carico ai Paesi dell'Eurozona (59,4%) e 69,2 (il 22%) agli investitori. Il debito greco è pari al 175% del Pil.

6. L'Italia esposta per 60 miliardi

La crisi ellenica costa cara anche ai conti pubblici dell'Italia, tra prestiti bilaterali e apporti ai fondi salvastati. In tutto 60,1 miliardi. Dieci miliardi fanno parte del prestito effettuato come “Greek loan facility”, soldi versati direttamente nel 2010 e nel 2011. Le quote versate ai due fondi Efsf e Esm ammontano in totale a 50,1 miliardi. In fin dei conti ogni italiano “vanta” un credito che ammonta a circa 1000 euro.


24-01-2015 - Marco Ianniello

IL VERO PROTAGONISTA E' IL DOLLARO

Guardando il mondo dal Vecchio Continente potremmo dire che il protagonista del 2014 sia stato l'Euro, più precisamente il cambio diretto euro/usd. In effetti il protagonista è stato proprio il Dollaro che in soli 8 mesi, dal maggio del 2014 ad oggi, è passato da un massimo di 1,39932 al minimo di 1,12334 registrando un apprezzamento dell' 11,85% che sui mercati dei cambi, e sopratutto sui cambi di divise primarie, è un'enormità. Ragionando, in termini di domanda/offerta, questo forte movimento sui prezzi deriva da un deciso deflusso di capitali dall'area Euro con rendimenti ormai azzerati verso i mercati finanziari americani denominati in usd, più reattivi dal punto di vista macroeconomico sia in termini di ripresa economica che di aspettative e rendimenti offerti.
Il perchè risiede nelle diverse strutture macroeconomiche delle diverse economie che favoriscono una migliore trasmissione della politica monetaria espansiva (quantitative easing) attuata ormai da tutte le maggiori banche centrali del mondo, quasi in competizione tra loro.
Il Quantitative Easing della Fed è arrivato, ed arriva, dritto ai Corportare Bond emessi dalle imprese per le loro scelte di investimento. Ad esso poi si è affiancata una politica fiscale espansive del Governo Obama che ha visto correre la spesa pubblica grazie ad un livello di debito, inizialmente, sotto controllo.
La politica monetaria espansiva della BCE invece è intermediata dalle Banche e dagli Stati che sono spesso impegnati in politiche di risanamento e di contrazione della spesa. Gli effetti esapnsivi arrivano soltanto dopo alle imprese e ai loro nuovi investimenti (una eccezione italiana, unica e rara, è proprio quella di Terna che proprio in questi giorni ha collocato il "primo" Corporate Bond direttamente sul mercato).
Stavolta però Draghi ha caricato pesantemente il suo bazooka: sia in termini di esplosivo, 50 miliadi al mese, ma sopratutto in termini di ferquenza, ogni mese, e in termini di durata, fino al settembre 2016 se necessario!
Sui mercati finanziari, se da un lato lasciamo correre felici i Bond in portafoglio che si apprezzano oltre ogni regola, dall'altro dubitiamo sull'affermazione di Draghi "che non c'è il rischio di una bolla speculativa":
i prezzi dei titoli governativi non rappresentano realmente la bontà - in termini di rischio - di molti emittenti! Molti titoli senza Draghi non avrebebro il sostegno di alcuna domanda. Comunque le sue dichiarazioni sono sempre più decise sia in termini di sistematicità, che di discrezionalità verso i paesi in grado di riformarsi davvero.
Sui mercato dei cambi il risultato è un euro che si è svalutato, razionalmente e volutamente. Nel 2014 l'euro ha perso l'11,85% scendendo in maniera verticale. Ora cercherà qualche punto di appoggio, in una fisiologica fase laterale o di correzione, per poi ripercorrere questa strada. Arriverà il cambio in area 1.05 - 0.97?
L'appuntamento sembra essere già fissato per giugno 2016...


CAMBIO EURO DOLLARO

03-01-2015 - Marco Ianniello

GEOGRAFIA DEI MERCATI 2014: INDICI (ETF) A CONFRONTO

Anche quest'anno ci concentriamo sulla nostra consueta analisi di fine anno. Per confrontare gli andamenti dei principali mercati mondiali non abbiamo preso gli indici puri dei singoli mercati ma degli etf che con la loro gestione passiva replicano gli indici stessi approssimandoli in modo soddisfacente. In questo modo riusicamo ad evidenziare le aree geografiche che finanziariamente hanno viaggiato di più (e continueranno a farlo?) ed individuare l'eft di riferimento come uno degli strumenti finanziari che possono essere direttamente acuistabili sul mercato (la scelta della casa di investimento è casuale e non sottintende nessun tipo di proposta commerciale).

etf
etf


MERCATI ETF ISIN 1 a% (2014) 1 m% 3 m%
1 Azionari India Amundi ETF MSCI India EUR A/I EUR FR0010713727 44,53 -1,53 7,52
2 Azionari Cina iShares China Large Cap EUR IE00B02KXK85 26,53 7,26 19,58
3 Azionari USA Large Cap iShares Dow Jones Industrial Average EUR IE00B53L4350 24,43 2,77 9,41
4 Azionari Taiwan Large cap iShares MSCI Taiwan EUR IE00B0M63623 19,50 1,02 4,50
5 Azionari Internazionali iShares MSCI World UCITS Dist EUR IE00B0M62Q58 17,44 1,25 7,67
6 Azionari Australia iShares MSCI Australia EUR IE00B5377D42 8,63 1,04 0,59
7 Azionari Giappone Large Cap iShares Nikkei 225 EUR IE00B52MJD48 7,78 -0,14 6,41
8 Azionari UK Large Blend iShares FTSE 100 Dist EUR IE0005042456 3,08 -1,72 0,85
9 Azionari Italia iShares FTSE MIB (Acc) EUR IE00B53L4X51 2,91 -3,39 -4,00
10 Azionari Germania Large Cap iShares Core DAX® (DE) EUR DE0005933931 2,64 -1,97 5,69
11 Azionari Asia Emergenti iShares Core MSCI Emerging Markets IM IE00BKM4GZ66 1,20 -0,69 1,31
12 Azionari America Latina iShares MSCI EM Latin America Dist EUR IE00B27YCK28 -4,83 -5,01 -9,78

Nel 2014 domina l'India con un +44,53% di rendimento annuo. Seguono Cina e Usa con ben 20,00 punti di distacco!! La Cina con un 26,53% annuo e gli Usa con un +24,43%. Si difendono bene i mercati globali con un 17,44% dietro i quali si posizionano tutti gli altri. Sul fondo della classifica sorprende il Dax segno di una Germania in netto affanno e battuto addirittura anche dal FTSE MIB Italia di pochi decimi... L'America Latina lascia il tempo che trova (pur volendo esser il più oggettivi possibile il Sud Amrica non ha mai avuto appeal finanziario su chi scrive) e fuori da ogni classifica (anche la nostra) troviamo la Russia (iShares MSCI Russia ADR/GDR EUR) con un -38,59% su base annua, risultato consolidato soprattutto negli ultimi 3 mesi dove ha perso il 27,75%.
Questo è il fotofinish. Ma si può e si deve notare qualcosa di più per cercare di cogliere delle opportunità.
Dobbiamo notare che la Cina è praticamente partita negli ultimi 3 mesi del 2014 performando un +19,58% su un +26,53% annuo. Altretanto non si può dire per gli Usa che invece hanno dimostrato una crescita più uniforme mentre l'India, prima in classifica, ha avuto anche una flessione nell'ultimo mese che però non ha assolutamente messo in discussione il suo primato. L'Italia ha chiuso il 2014 con un modesto +2,64% perdendo moltissimo negli ultimi 3 mesi al contrario della Germania, deludente, che negli ultimi 3 mesi dell'anno ha risalito la china  passando in terreno positivo.
In sintesi, i mercati azionari hanno saputo dare soddisfazioni sono proprio India e Cina che nel 2013 erano rimasti al margine. Gli Usa sono sempre gli Usa, madre e matrigna dei mercati finanziari e dell'economia globale. L'indirizzo attuale più che volgere lo sguardo a nuovi investimenti traccia la sua direttrice verso quei mercati ad alto potenziale di consumi interni: le economie cinesi ed statunitensi. E se la Germania, ricca di surplus commerciali ma avara di consumi interni, ha segnato il passo, soprattutto di fronte all'embargo verso la Russia e al suo risentimento per la crisi petrolifera, la Cina dopo un 2013 di riflessione ed un forte rush finale nel 2014 appena concluso sembra volersi evolvere e globalizzare appieno per trasformarsi da semplice produttore a grande consumatore. Se questa Cina-consumatrice appare come una cetrezza attuale, i mercati produttivi limitrofi dell'Asia Emergente potrebbero esser l'asepettativa e la sorpresa. La regola comunque è sempre la stessa: salire sui treni che viaggiano! Buon 2015 a tutti.


21-11-2014 - Marco Ianniello

QE vs QI ("Quantitative Easing" contro "Quoziente Inttellettivo")

Ormai sono anni che le Banche Centrali del mondo stanno facendo a gara a chi acquista di più titoli sul secondario per sostenere i prezzi dei titoli di stato. Sono queste operazioni di mercato aperto che vorrebbero sortire qualche effetto macroeconomico ma finiscono molto spesso solo per occultare i rischi degli emittenti, vale a dire i rischi degli Stati sovrani. Stasera sul sito de "ilsole24ore" troviamo tre articoli che cantano la solita canzone ma che alla fine suona sempre più una nota stonata.

Padoan: il debito sale per impegni con Ue e crescita negativa

Borse sprint dopo Draghi e Cina: Milano +3,9%, tassi sui BTp mai così bassi - E Pechino taglia a sorpresa

Draghi accelera verso il Qe: contro il rischio deflazione pronti a comprare più titoli


Cerchiamo di cogliere i fattori salienti.
Il Ministro dell'Economia denuncia le difficoltà arcinote dello Stato italiano. Nonostante ciò: tassi sui BTp non sono mai così bassi! Merito di chi? Di Draghi che, con il suo potenziale illimitato, si diverte a sparecchiare gli eccessi di offerta, o a colmare i deficit di domanda, sul mercato secondario dei bond governativi. Insomma, l'Italia denuncia le sue difficoltà e i rendimenti (remunerazione del rischio) scendono... Ecco perchè titoliamo QE vs QI...
E poi, perchè le borse festeggiano? Cosa pensa la gente che Draghi si metterà pure ad acquistare sull'azionario? Scherzo! Non è ammissibile.
La vera ed unica notizia del giorno è che anche la Banca Centrale Cinese taglia i tassi i fronte ad un calo della domanda aggregata mondiale, per un rallentamento delle esportazioni, e per competere a livello globale con le altre Banche Centrali nella sfida a chi svaluta meglio. Insomma non bastano i vantaggi competitivi tipici cinesi
(basso costo del lavoro), ora si svaluterà pure lo yuan? E' chiaro che con tassi globali ai minimi dei minimi, il mercato dei bond perde sempre più appeal e lascia inevitabilmente più spazio ai listini azionari. Attenti soltanto all'infalzione Americana e quando la Yellen, dalla prossima primavera in poi, sarà costretta  a ritoccarli al rialzo.



02-10-2014 - Marco Ianniello

UNA CORNICE SENZA QUADRO

Oggi parla Draghi e le Borse europee (invece) crollano a picco: un indice su tutti EUROSTOXX -2,43%! Le dichiarazioni odierne forse peccano di credibilità forse perchè le notizie vengno dall'Italia, da Napoli.
Oggi mi va di fare un accenno macroeconomico che mi ha sempre entusiasmato sin da quando studiavo, proprio a Napoli. Sto pensando agli anni 80-90 e alla deflazione giapponese che durava da decenni ed aveva attanagliato una importante potenza economica mondiale. Allora la tecnoclogia era tutta giapponese, la Cina non esisteva, gli Usa dettavano legge con un dollaro forte e l'Europa sognava un mercato comune. Questo Giappone era forte a livello innovativo ma il pil non riusciva più a camminare soffocato da un eccesso di offerta con prezzi al consumo in picchiata ed una politica monetaria a tassi zero che si era castrata da sola e non riusciva in nessun modo a stimolare la domanda aggregata. Il Giappone è ripartito, almeno finanziariamente, soltanto nel 2013, dopo Fukushima, quasi a dire che "non tutto il male viene per nuocere". Ora sembra proprio che in quella condizione ci siamo noi, in Europa. E la situazione sempre più difficile incuriosisce sempre di più proprio per vedere "che cosa si inventerà Draghi" per uscire da questa trappola dai connotati "a mandorla". Grande merito ha avuto il Governatore per aver contenuto la più grande crisi finanziaria mondiale che lo ha costretto ad abbassare i tassi fino alllo 0,05. Ma adesso?
La Bce ha in mano la Politica Monetaria che però è asimmetricamente bloccata, a meno che non ci sorprenda con qualche colpo magistrale. La Politica Fiscale è in mano ai Governi che sono superindebitati e che pertanto non possono praticarla in quanto impegnati a rientrare nei parametri comunitari. insomma, Politica Monetaria spalle al muro e Politica Fiscale impraticabile: è come guidare un auto col volante bloccato ed il cambio a folle, l'unica speranza è che la strada si metta da sola in discesa! L'impostazione monetarista e liberale, che per molti versi ha dei risvolti estremamente efficenti, finisce per definire in un momento così difficile solo una "cornice" di regole fatte di tassi e riforme che non arrivano mai o sempre in grave ritardo, quindi inutili.
Finiamo così per diventare tutti dei poveri spettatori che immaginano un'opera d'arte molto particolare: una cornice senza quadro!
leggi pure l'articolo "Moneta e inflazione" Marco Ianniello - La Fonte n. 38 marzo 2008




26-08-2014 - Marco Ianniello

QUANTO (POCO) DURERA' L'EFFETTO DRAGHI?

Massimo rispetto, parla Draghi! Un uomo che rimarrà nella storia per aver fermato il mondo con il su sorriso apparentemente innoquo ma diabolico. L'uomo che ha arginato l'ondata di piena dei mercati accaniti contro i Titoli di Stato che per definizione (almeno scolastica) dovrebbero essere i titoli risk free di riferimento. Il suo gioco diablico è stato quello di sostenerne il prezzo con riacquisti sul mercato secondario finquando gli operatori si fossero dimenticati, almeno in parte, dei brutti momenti finanziari originati dai subprime nel 2008. Questo caso particolare è eloquente ed insegna che una ricetta per ricreare la fiducia senza veri interventi strutturali consistenti è semplicemente quella di far trascorrere del tempo adeguato utile ad alleggerire i timori: se non puoi fare altro che niente... "adda passà a' nuttata"! In realtà i suoi interventi non hanno fatto altro che sostenere i prezzi in maniera artificiosa, occultando i veri rischi degli emittenti governativi che nel frangente non hanno nemmeno saputo risanare i loro fondamentali, Italia in primis (unico paese del G7 con il Pil in calo su base annua). Al summit di Jackson Hole Draghi ha parlato davanti a tutti i maggiori banchieri centrali facendo riferimento ad una gestione monetaria che non fa dell'austerity una regola ma uno strumento flessibile. Questo annuncio è riusicto a spezzare un tantino le aspetative delgi operatori che in questi ultimi mesi avevano inserito nei loro processi razionali di scelta l'automatismo delle regole del quantitative easing e delle restrizioni nei bilanci pubblici  tanto pretese a livello centrale. Spesso Draghi afferma in pubbliche uscite che "la Bce utilizzerà tutti gli stumenti a sua disposizione". Verrebbe voglia di aggiungere che utilizzerà al massimo anche gli strumenti che non ha! quindi non farà nulla! I mercati nell'immediato però ci credono e come in questi giorni reagiscono bene e con  vivacità. Grande Draghi! E massimo rispeto! Ma i mercati finanziari non sono modelli econometrici (e Draghi lo sa) e in  fin dei conti non sono neppure l'obiettivo della Politica Monetaria di una Banca Centrale. I mercati interpretano ogni notizia con sospetto, euforia o indifferenza. Se guardiamo l'esploit di questi ultimi giorni si avverte la sensazione che ci troviamo di fronte ad un fisiologico pull back ribassista, di fronte ad una semplice formazione di tipo A B C dove ci manca l'ultimo tratto finale... l'onda C direzionata all'in giù!  Questo non per svilire l'operato di uno dei più grandi banchieri centrali che passerà alla storia (affermazione molto campanilista), anche perchè non siamo all'altezza, ma per far capire che non tutte le notizie interessano alle borse e quelle che un po' interessano, come questa, hanno comunque degli effetti temporanei perchè i trend devono completare le loro formazioni e quindi seguire la loro rotta prima di avere la forza di cambiarla. Il trend per invertire ha bisogno di qualcosa di più di uno  o più  annunci e sicuramente di più tempo per maturare appieno un cambiamento. Facendo riferimento all'FTSE MIB Italia, sono circa 2 mese che ha corretto iniziando una fase di ribasso (onda A), ora sta percorrendo l'onda rialziisata (B) di pull back (coincisa casualmente con l'effetto Draghi) ma quello che ci aspetta è l'onda C ribsssista e più profonda: solo dopo questa si può guardare con occhi diversi e rivalutare l'andamento dei mercati.





14-02-2014 - Marco Ianniello

ENEL ACCENDE LA LUCE

Gli energetici hanno segnato il passo con la crisi ma Enel riaccende la luce.

Il titolo ha registrato un crollo vertiginoso dal 2011 fino a metà 2012. Successivamente ha cercato di risalire ma è tornato al punto di partenza nel luglio 2013 dove ha registrato un doppio minimo, dando maggiore affidabilità al supporto a 2.25.  Da allora il titolo è in una fase di forte espansione con un exploit del +60% ai prezzi correnti.

Attualmente il trend di base è crescente ed è difficile immaginare che scenda sotto il supporto dinamico di 3,00 euro (v. grafico trendline verde).

Qui si evince la forza del trend-up in atto che ha rotto le fun-lines decrescenti in tre punti significativi ed in ultimo a quota 3.40 rendendo affidabile anche questo livello di prezzo in un ottica di test.

2014_02_13_ENEL.JPG

Focalizzando su un timeframe più recente, il titolo ha rotto un testa spalle rialzista ed ha nelle sue corde un primo livello a 4.00 ed anche quota 4.40. Ci riuscirà?

2014_02_13_ENEL_H&S.JPG

L’appuntamento è per la fine dell’anno.

 



02-01-2014 - Marco Ianniello

GEOGRAFIA DEI MERCATI 2013: INDICI AZIONARI MONDIALI A CONFRONTO

Come ogni fine d'anno tiriamo le somme. 
Il Nikkei domina tutto il 2013 con una perfo
rmance del +48,5% annua. Seguono il Dow Jones con un +21% ed il Dax con un +19%. L'Italia presenta un anno a 2 facce: un primo semestre con un -10% ed un secondo semestre con un + 22% (+12% netto annuo) beneficiando di una "certa stabilità generale" i cui meriti non si sa a cosa sono ascrivibili. L'India chiude introno ad un +8% mentre la Cina si muove con costante lateralità ed in territorio sempre negativo chiudendo a -8%.

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Se vogliamo leggere e cogliere degli spunti che possono avere una valenza prospettica, evidenziamo una prima fase un po' più reattiva iniziata intorno alla metà di ottobre 2013 dove è sempre il Nikkei a dettare legge davani al Dax e al Dow Jones. 

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Da metà novembre 2013 è iniziata una fase prevalentemente laterale dove ha sempre primeggiato il Nikkei, il Dax ed il Dow Jones che si muovono praticamente all'unisono sebbene la Germania sia il maggior esportatore del mondo (per questo criticato!) e gli Usa l'economia più nebulosa del momento, dove la finanza distrugge patrimonio e subito dopo miracolosamente ricrea utili a due cifre...

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Sul finire dell'anno intervengono le dichiarazioni dei Banchieri Centrali che "annunciano" che le politiche monetarie globali saranno oggetto di progressive revisioni: da un lato la Bce dichiara di voler rispondere ai cambiamenti macroeconomici che hanno fatto registrare segnali di moderata crescita del Pil in alcuni paesi Europei (Italia esclusa); dall'altro la Fed che dichiara di voler intraprendere un progressiva diminuzione del sostegno (tapering) ai titoli a reddito fisso americani. In seguito a queste notizie, ecco lo scenario che delinea gli indici più reattivi secondo l'ordine di arrivo sul traguardo di fine anno: FTSE Mib, Dax, Nikkei, Dow Jones, India e Cina.

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Insomma, ora è il momento di sbilanciarsi un po'! I mercati più affidabili restano quelli dell'area Giappone (escluso Cina ed India) e i mercati Usa e  Germania. Gli aspetti macroeconomici in questo caso premiano solo la Germania, unica economia che è riusicta a mantenere certi equilibri di produttività, competitività (nonostante un Euro apprezzato!), crescita del Pil e mantenimento dei livelli occupazionali. Da un punto di vista finanziario, l'Italia mantiene un certo appeal forse grazie a prezzi molto bassi e, forse, potrebbe confermarsi la sorpresa del 2014, il posto migliore dove fare shopping? Non chiediamoci perchè, perchè i "fondamentali" in questi discorsi non c'entrano quasi per niente! Le economie emergenti restano troppo marginali e stentano a risollevarsi da un terreno troppo paludoso: esse aspettano di esser rimorchiate da altre economie trainanti, esse aspettano che i capitali, finora rimpatriati a causa della crisi, riprendano a circolare con più fuidità.

Buon Anno a tutti.



12-12-2013 - Marco Ianniello

ITALIA vs FTSE MIB: L'ECONOMIA PIANGE E LA FINANZA RIDE


Qui Italia: meglio non parlare di economia reale, la recessione ha cancellato il Pil, chi ne parla in televisione non sa più di che cosa parla.
Qui Milano: l'indice azionario Ftse Mib stupisce con un +28,66% dal 25 giugno al 22 ottobre 2013: 4 mesi in cui si respira un clima mite di stabilità finanziaria con uno livello spread btp/bund posizionato sui minimi. Non si sa se il merito sia di chi ha Governato il paese o di chi è uscito (definitivamente?)
di scena. In realtà, la Borsa italiana era molto depressa e si è distinta tra le migliori a livello globale. Ora siamo in una fase di flessione con una discesa sotto i 19.000 punti. Data la volatilità del mercato nazionale, forse, è meglio restarvi fuori o sell-short.

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04-10-2013 - Marco Ianniello

TMX SU FINMECCANICA: UN TRADE PERFETTO

Prendiamo in esame il trade sul titolo Finmeccanica selezionato dal TMX del 30/09/2013 al fine di comprendere come meglio utilizzare i segnali del Report. Per lunedì 30/09 era già disponibile il trade nel Report-TMX: il titolo quotava 4,422, il trend indicato rialzista in fase di temporanea correzione, il prezzo di entrata in acquisto a quota 4.70 (linea blu) da inserire come ordine condizionato (se p > 4,70 acquista a 4,70) (*). Dopo 2 giorni il titolo ha oltrepassato tale livello, ha scambiato sul prezzo inserito a 4,70 ed il trade è partito con stop loss a 4.322 (linea rossa). Osserviamo bene che il momento più delicato dei un trade è proprio quello iniziale dove si deve monitorare la volatilità rispetto allo stop loss stabilito, che è opportuno inserirlo a priori ed adeguarlo progressivamente (trailing stop) man mano che il trend prosegue nella direzione auspicata. Il target price invece si può anche inserire in un secondo momento valutando prima la forza del trend in atto. Nel caso specifico in esame, il target price a 4,9693 è stato raggiunto nell'arco della stessa giornata del 2/10 segno che il trend-up era di forte direzionalità e sarebbe stato meglio non averlo inserito da subito e lasciar correre il trade. Ma come spiegato ciò può esser secondario anche perché il trade indicato, aperto a 4,70 e chiuso a 4,9693, ha performato un +5,73% in un giorno! Lasciando correre il forte trend il titolo, arrivato a 5,20 il 3/10, avrebbe reso un bel 10,64%. Ma a volte troppi "se" disorientano la mente!

2013_10_03_finmeccanica

(*) Un ordine condizionato di questo tipo (se p > 4,70 acquista a 4,70) ci "difende" nel caso in cui il trend-up in corso non dovesse proseguire o addirittura invertire la rotta. Se, infatti, dovesse iniziare un down-trend il livello-soglia di entrata in acquisto, posizionato un po' più in alto, non verrebbe eseguito e pertanto limita la probabilità di trovarsi in acquisto in un'eveoluzione di mercato ribassista. 

22-09-2013 - Marco Ianniello

DOPO LA PAUSA ESTIVA TUTTA L'ASIA RIPARTE PER PRIMA

Nel periodo estivo appena trascorso l'andamento dei mercati è stato prevalentemente laterale. Nonostante ciò rimane indiscusso, da inizio anno ad oggi, il dominio giapponese dell'indice Nikkei (ca +42%) seguito a debita distanza dal Dow Jones americano (ca +18%) e dal Dax tedesco (+14%).

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Ma focalizzando l'attenzione sul timeframe di quest'ultimo mese, salta subito agli occhi che, da fine agosto a questi giorni di settembre, tutti gli indici azionari asiatici (rispettivamente nell'ordine India, Giappone e Cina) hanno decisamente performato meglio degli Usa lasciando per ultime le borse europee.

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Insomma, tutti i mercati continuano a salire ma tutta l'Asia, anche quella che si era fermata da un po', rilancia con uno sprint anche a due cifre. E' finito l'oblio di India e Cina? Si sono svegliate anche loro di fronte alla recente e poderosa corsa del Giappone?


20-06-2013 - Marco Ianniello

QUALCUNO NON CI CREDEVA MA E' SOLO L'INIZIO

Quando abbiamo pubblicato sul sito il nostro articolo del 24.05.2013 molti non ci credevano ancora che l'intero assetto finanziario sarebbe presto cambiato. Il bello è stato che, a parte la calata repentina del Nikkei seguita da qualche indice Europeo, gli altri mercati erano rimasti un po' indifferenti e la cosa sembrava avallare i soliti "Ma no...!" degli sprovveduti. I mercati però non si sa mai abbastanza quanto sono tremendi. Il bello è stato pure che, dopo una prima tranquilla discesa, i mercati si sono anche fermati qualche giorno a riflettere (il tempo giusto per far rilasare gli outsider) per poi fiondare giù ancora un'altra volta e ancora peggio. Erano mesi che non si vedeva il Dax registrare un -2,89% seguito da un -1,71% di fila (ringraziamo il Dax). Tutte le Borse scendono sulla notizia che la Fed diminuirà gli acquisti di Bond ponendo fine alla linea espansiva americana a sostegno della Crisi: è  razionale pensare che i rendimenti sui titoli a reddito fisso potranno solo che aumentare senza un acquirente così importante dal potenziale illimitato. Di conseguenza le Borse azionarie perdono subito il loro appeal. Tutti gli indici scendono parimenti senza evidenziare, almeno in questa fase, deflussi di capitali da un'area geografica all'altra (qualcosa ritornerà sicuramente negli Usa visto che in prospettiva dovranno offrire "finalmente" un rendimento reale positivo: non solo l'economia era "drogata" ma si permetteva pure di riconoscere un rendimento al minimo storico dell'1,43% sul decennale!). Francamente questa valutazione razionale ci interessa di meno anche perché noi il 24.05.2013 non potevamo sapere nulla di quello che era nei pensieri della Fed e che avrebbe annunciato poi. A noi ci è dato solo percepire in anticipo ed in pieno che qualcosa stava cambiando e cosa stava accadendo. E intanto tutti continuano ad andare giù.

2013_6_20_INDICI_CONFRONTO

24-05-2013 - Marco Ianniello

INTERROTTA L'INARRESTABILE CORSA DEL NIKKEI

2013_5_24_INDICE_NIKKEI

Sono passati 6 mesi, dal 12 novembre 2012 al 22 maggio 2013, in cui l’indice Nikkei della Borsa Giapponese ha compiuto una inarrestabile crescita performando un +80,43%. La cosa più sorprendente, oltre al fatto che a fine 2012 ve l’avevamo detto (e qualche Amico ci ha pure ringraziato!), è che questo trend rialzista ha avuto un andamento praticamente lineare, con pochissimi appoggi e ripartenze che spesso sono preferibili per cogliere il timing d’entrata. Ma proprio questa forza del trend lo ha reso nel contempo di fatto più vulnerabile e rischioso, come quando si corre troppo forte su un lungo rettilineo ed all’improvviso si è costretti bruscamente a frenare! In data 23 maggio il Nikkei ha segnato un -7% in una sola giornata. Le motivazioni le trovate altrove, sui giornali e sugli altri siti, ma quello che ci importa sottolineare è che questo movimento deciso ha segnato significativamente la fine di un trend importante: dal massimo assoluto a 15.627 l’indice Nikkei ha spazio per ritracciare fino al supporto intorno quota 13.500 (-13,6%).

2013_5_24_INDICI_CONFRONTO

Alla luce di questo movimento repentino sembra opportuno riesaminare le scelte di portafoglio valutando le possibili correlazioni tra i mercati per captare quale sarà il nuovo scenario dei movimenti di capitali ed il loro riposizionamento a livello globale. Da quest'ultimo grafico possiamo vedere quali mercati hanno manifestato meggiore sensibilità di reazione alla frenata del Nikkei: se l'Europa flette, il Dow Jones resta impassibile?

31-12-2012 - Marco Ianniello

GEOGRAFIA DEI MERCATI 2012: INDICI AZIONARI MONDIALI A CONFRONTO

INDICI AZIONARI MONDIALI: CLASSIFICA 2012

1 ) 25,19% Germania DAX (DAX)
2 ) 23,45% India BSE SENSEX (BSESN)
3 ) 21,44% Giappone NIKKEI 225 (N225)
4 ) 20,02% Hong Kong HANG SENG INDEX
5 ) 17,06% Messico MXX
6 ) 13,00% Francia CAC40
7 ) 12,75% Svizzera SMI
8 ) 5,70% Stati Uniti DOW JONES INDUSTRIAL (DJI)
9 ) 5,40% Brasile IBOVESPA (BVSP)
10 ) 5,30% Italia (FTSE MIB)
11 ) 4,60% Cina CHINA SHANGHAI COMPOSITE INDEX (SS)
12 ) 3,47% Inghilterra FTSE
13 ) -0,33% Eurostock ESTX50
14 ) -6,38% Spagna IBEX 35

La Germania batte tutti con un +25,19% su base annua! Sorprende la borsa indiana con un +23,45% e segue un inaspettato Giappone con un +21,44% conseguito quasi esclusivamente negli ultimi 2 mesi dell'anno. I mercati asiatici si sono riaccesi, v. pure Hong Kong +20,02%, dopo un 2011 piuttosto statico.

Poi viene tutto il resto.

Il Dow Jones si confonde nella mischia con un modesto +5,70%, segue poi l'Italia con un anno finalmente positivo (dopo il disastroso -26,16% del 2011) e la Cina +4,60% che però non brilla come India e Giappone.

Per quanto riguarda l'Italia il dato registrato è un +5,30% annuo con un recupero nel secondo semestre decisamente positivo ed un sorpasso sul DAX nel solo mese di dicembre 2012 (v. grafico seguente) espressivo pure dell'attenuazione dello spread BTP/BUND 10A.

Come abbiamo detto, dal grafico su riportato, si nota in modo evidente l'exploit dell'indice Nikkei negli ultimi 2 mesi del 2012 in cui ha praticamente espresso tutta la sua performance. Puo' essere utile approfondire osservando quanto è avvenuto nell'ultimo mese di dicembre 2012 dove anche l'indice Cinese SHANGHAI COMPOSITE ha recuperato molte posizioni con il suo +13% per poi chiudere positivamente su base annua ad un +4,60%. Analogo discorso per il mercato azionario brasiliano con un +6,4% su base mensile ed un +5,40% su base annua. Insomma un dicembre di exploit o di recuperi in extremis. E' l'inizio di una partenza o un semplice aggiustamento?

Queste considerazioni per voler porre di nuovo l'attenzione in particolar modo sul Giappone che ultimamente è stato poco considerato dalle principali società di Asset Managment che hanno creato numerosi fondi di investimento che escludevano esplicitamente questa "vecchia" area geografica. La staticità dell'economia giapponese ha creato pochissimo appeal ma questi ultimi 2 mesi del 2012 segnano un evidente cambio di passo. Il 2013 sarà forse l'anno della riscossa nipponica?

15-11-2012 - Marco Ianniello

INTESA SANPAOLO: UNA "FINTA AL RIALZO" NON FA PRIMAVERA

Questo è quanto! Questo grafico è la risposta a chi, dopo la candela rialzista del 13.11.2012, ha pensato che le analisi ribassiste erano fuori luogo. Effettivamente il titolo Intesa SanPaolo sta tenendo con le unghie quota 1.20 ma è risaputo che... nessuno può arrampicarsi sugli specchi!
Riconfermata l'analisi del 8-11-2012

08-11-2012 - Marco Ianniello

E' FINITA LA FESTA: SI FERMA IL DOW JONES E TUTTE LE BORSE APPRESSO

DOW JONES

Il 3/12/2007 l’indice Dow Jones quotava sui massimi a 13.625 punti, poi è arrivata la crisi, esplosa nel settembre 2008, poi la lunga agonia della Borsa americana e di quelle mondiali. Dal marzo 2009 ai giorni d’oggi, l’indice americano è salito silenziosamente fino a tornare ai massimi di 5 anni fa (+94%) sebbene l’economia americana non sia stata altrettanto spumeggiante. Questo picco massimo è coinciso (casualmente) con il momento elettorale delle Presidenziali Usa. Oggi l’indice si è bloccato a riflettere proprio in prossimità di questo suo massimo assoluto e, quando manca la forza sufficiente per sfondare una resistenza così importante, è inevitabile che corregga al ribasso. Ha rotto infatti i 13.000 punti e si dirige almeno in area 12.200. Qui si vedrà.

FTSE MIB

Il 14/09/2012 l’indice FTSE MIB tocca il massimo assoluto a 16.624. Inizia poi un periodo di flessione lungo il canale ribassista evidenziato in figura che fa presagire il raggiungimento di quota 15.000 fino a 14.500 punti a ri-testare il livello di inizio luglio.

INTESA SAN PAOLO

Specularmente all’andamento dell’Indice italiano, il titolo Intesa San Paolo ha imboccato il canale ribassista. All’interno di questo canale il titolo ha rotto quota 1.235 con una decisa candela rossa (range outside). Traget price 1.14.

23-08-2012 - Marco Ianniello
I TITOLI BANCARI AI MASSIMI COME LE TEMPERATURE DI QUESTA ESTATE

La CONSOB ha stabilito la sospensione fino al 14-09-2012 delle vendite allo scoperto sui titoli bancari e la Borsa Italiana ne ha subito beneficiato. Nell'ultimo mese l'indice FTSE MIB ha registrato un +19.16% trainato dal fortissimo rialzo dei titoli bancari che, è risaputo, pesano in modo prevalente nella sua composizione. I maggiori rialzi sono quelli di Banca MontePaschi +47.80%, IntesaSanpaolo +39.20%, Mediobanca +34.20% ed Unicredit +32.48%. Il comparto è ripartito come se tutte le negatività che lo affliggevano da anni fossero state rimosse dalla sera alla mattina, come se gli indici patrimoniali fossero stati immediatamente riequilibrati e i problemi sullo spread italiano superati. Ma la borsa è così! Lo ribadiamo volentieri proprio per evidenziare la de-correlazione tra notizie ed andamento dei prezzi. Tant'è che non c'è stata, in questo torrido mese di agosto, nessuna concreta notizia tale da giustificare rialzi del genere e soprattutto nel povero ed incriminato settore bancario.


20-07-2012 - Marco Ianniello

CONTINUA IL TREND RIALZISTA? ECCO I TITOLI CHE RESISTONO AL MOMENTO

E' passato un solo mese e non si è visto granché! Lo scorso 20 giugno il mercato nel suo contesto si era allineato in modo tale da poter far presagire possibili sviluppi rialzisti che sono, invece, rimasti soffocati sotto una cappa fitta dei soliti problemi che affligono l'Europa: i debiti sovrani, lo spread, lo scudo anti-spread, la recessione e la disoccupazione globale. Non si tratta di uno scenario nuovo, anzi, sono problemi vecchi e stravecchi che si ripropongono sempre "come i peperoni dopo pranzo". Per quanto riguarda l'Italia è giunto un nuovo dclassamento di Moody's e di conseguenza un nuovo ed ulteriore downgrade di molte Banche detentrici di titoli pubblici svalutati. Ancor di più si è parlato addirittura del default della Sicilia che come la storia ci ricorda apparteneva alla Magna Grecia con i suoi amministratori pubblici più pagati addirittura di Obama! Tornando ai mercati c'è una sfiducia diffusa che li tiene in apnea sotto una cappa afosa come quella dell'estate che stiamo vivendo. Sebbene alcuni indicatori, come si era anticipato in precedenza, avevano acceso uno spiraglio di luce in fondo al tunnel ora questo fenomeno si sta sgonfiando. Sono questi i titoli che presentano una certo allineamento rialzista anche se ora come ora qualcuno sta correggendo un po' (troppo?).

Titoli contestualmente in fase rialzista con indicazione del trend % dell'ultimo mese:

ATLANTIA 18,3 %
AUTOGRILL -11,0 %
BUZZI UNICEM 18,1 %
CAMPARI -7,8 %
DIASORIN -13,8 %
ENI -11,3 %
EXOR 13,7 %
FIAT 24,0 %
FONDIARIA-SAI -99,0 %
LOTTOMATICA 11,3 %
PRYSMIAN 23,7 %
SAIPEM 19,8 %
SNAM RETE GAS -10,3 %
TENARIS 22,9 %
TERNA -9,1 %

Laddove il trend % sia negativo è plausibile che sia una fase di correzione temporanea, almeno fin quando non cambierà l'intero contesto. E' opportuno notare che l'indice FTSE MIB non è più annoverato tra i potenziali titoli rialzisti in quanto ha visto degradare la sua situazione nell'arco di quest'ultimo mese.

20-06-2012 - Marco Ianniello

INIZIA UN TREND RIALZISTA? ECCO I TITOLI PIU' REATTIVI AL MOMENTO

Il mercato azionaro italiano lascia alle sue spalle il suo ennesimo minimo assoluto toccato poche settimane fa. In questi giorni, infatti, si registrano i primi segnali di inversione al rialzo almeno per qualche manciata di titoli del ns paniere sotto esame. Quanto questa fase durerà e se durerà sarà il mercato stesso a dirlo e noi staremo lì a cogliere tutte le potenzialità che esso vorrà concederci. Vi ricordo che in questi giorni la Grecia ha eletto un governo politico pro-europa ed al G20 in Mexico l'Italia sta svolgendo un ruolo da mediatore tra USA e Germania. Le notizie sono apparentemente positive ma, a nostro modesto avviso, non sono queste notizie la determinante di questa fase di inversione in evoluzione. Il movimento di cui stiamo parlando è iniziato da circa 2 settimane e solo da 1 settimana, quindi esattamente prima delle conclusioni dei due citati eventi che destavano enormi preoccupazioni a priori, sembra essersi perfezionato almeno per i seguenti titoli del ns paniere sotto esame:

BNP PARIBAS
FINMECCANICA
GENERALI
IMPREGILO
INTESA SANPAOLO
PRYSMIAN
STMICROELECTRONICS
TREVI FINANZ INDUST
UBI BANCA

Questi titoli si sono da poco allineati in un più nitido trend up e pertanto bisogna, ora, individuare il timing migliore per entrare ai livelli più opportuni e con idonei margini di sicurezza.

Anche i seguenti titoli, dopo pochi giorni, si sono allineati in trend up.

22-06-2012 - Marco Ianniello

ENI
MEDIOBANCA
PRYSMIAN
SNAM RETE GAS

25-06-2012 - Marco Ianniello

FTSE MIB
LOTTOMATICA

29-06-2012 - Marco Ianniello

ACEA
CAMPARI
DIASORIN
FINMECCANICA
LUXOTTICA GROUP
MEDIOLANUM
SAIPEM
TELECOM ITALIA
UNICREDIT

21-05-2012 - Marco Ianniello

TRADING SYSTEMS: 3 anni di previsioni con SUPERmAT, SISTEmAT e DmAT9

Ogni settimana dal 15-01-2010 vengono pubblicate solo su TrendinTime.com le nostre analisi e previsioni di borsa. Esse vengono poi conservate in un archivio sempre disponiblile on-line per consentire un loro riesame ex-post a chiunque si voglia cimntare in un esercizio di ri-test. Ciò vale soprattutto per l'ultimo sistema di trading in vigore, il TMX-REPORT con il suo archivio TMX, ma anche per i nostri "vecchi" sistemi di trading. Di seguito è possibile leggere la struttura dei nostri precdenti Trading Systems utilizzati (SUPERmAT, SISTEmAT e DmAT9) ed è possibile consltare l'archivio storico delle analisi e previsioni da essi generate per gli anni 2010, 2011, 2012.

SUPERmAT Analisi di borsa settimanale
L'analisi di borsa settimanale presentata dal nostro Trading System SUPERmAT è proiettata nel breve periodo. All'interno di quest'orizzonte temporale, per uno studio più attento, il report fornice una duplice informazione articolata su due diverse basi di calcolo:
1) Analisi base 15 giorni breve-lenta che studia il trend principale di breve periodo.
2) Analisi base 5 giorni breve-veloce che studia il trend secondario di breve periodo
Ricordiamo che il trend principale individua la componente stabile del trend, all'interno della quale si formano trend secondari più veloci e dinamici che possono avere direzioni concordi o discordi rispetto al trend principale stesso. Il trader che preferisce operare nell'immediato può far maggior riferimento alle analisi veloci su base 5 giorni. Il trader che vuole operare sempre nel breve ma su una componente meno variabile può orientarsi sulle analisi base 15 giorni. Per valutare al meglio ogni tipo di decisione, riteniamo sia preferibile tener conto di entrambe le analisi, valutando anche di astenersi nel caso di giudizi tra esse discordi e considrando invece le operazioni che presentano valutazioni omogene. In ogni caso è fondamentale valutare bene l'ampiezza degli stop loss proposti: riteniamo di escludere le operazioni con stop loss troppo ampi che espongono a rischi eccessivi ed in tali casi è indispensabile riformulare un proprio livello di stop loss ammissibile.

SISTEmAT Analisi di borsa mensile
L'analisi di borsa mensile presentata dal nostro Trading System SISTEmAT è proiettata nel medio periodo. All'interno di quest'orizzonte temporale, per uno studio più attento, il report fornice una duplice informazione articolata su due diverse basi di calcolo:
1) Analisi base 3 mesi medio-lenta che studia il trend principale di medio periodo.
2) Analisi base 1 mese medio-veloce che studia il trend secondario di medio periodo
Ricordiamo che il trend principale individua la componente stabile del trend, all'interno della quale si formano trend secondari più veloci e dinamici che possono avere direzioni concordi o discordi rispetto al trend principale stesso. Qualsiasi sia l'orizzonte temporale di riferimento, per valutare al meglio ogni tipo di decisione, riteniamo sia preferibile tener conto di entrambe le analisi, valutando anche di astenersi nel caso di giudizi tra esse discordi e considrando invece le operazioni che presentano valutazioni omogene. In ogni caso è fondamentale valutare bene l'ampiezza degli stop loss proposti: riteniamo di escludere le operazioni con stop loss troppo ampi che espongono a rischi eccessivi ed in tali casi è indispensabile riformulare un proprio livello di stop loss ammissibile.

DmAT9 - Analisi di borsa
DmAT9 è il nostro nuovissimo ed ultimo Trading System che punta a cogliere sul nascere i trends settimanali ed è rivolto a chi pratica operazioni di trading di breve periodo. Da un test empirico sui dati previsonali è emerso che le sue proiezioni esprimono la massima affidabilità in un orizzonte temporale medio di 9 giorni borsistici (ca 2 settimane). Ovviamente è doveroso leggere attentamente il report elaborato in automatico, valutando di astenersi nel caso di giudizi non disponibili (n.d.) relativi a segnali contrastanti rilevati dal sistema. Inoltre suggeriamo di escludere le operazioni con stop loss troppo ampi che espongono a rischi eccessivi quindi non sostenibili.

Dal 21-05.2012 questi Trading Systems passano il testimone al nuovissimo

TMX Analisi di borsa settimanale (aggiornato ogni fine settimana)

E' l'utlimissima piattaforma di analisi di borsa di TrendinTime nata nel 2012. Esso fornisce un chiaro e semplice report di analisi strutturato in modo completo ed esaustivo nel modo seguente:
1) specifico commento per ogni singolo titolo/indice
2) individuazione del trend in atto con indicazione dei rilevanti livelli di minimo/massimo dell'ultimo mese
3) posizione attuale del titolo/indice con indicazione del livello di correzione/rimbalzo temporaneo (pull-back)
4) operatività del momento con indicazione delle posizioni di trade più ragionevoli
5) scheda di sintesi con indicazione di Entry-Price, Stop-Loss, Target-Price e relativo grado di rischo/rendimento
A differenza dei due Trading-Systems precedenti, il TMX presenta un unica analisi oggettiva al fine di non lasciar spazio ad interpretazioni da parte del trader/lettore. In ogni caso è fondamentale valutare bene l'ampiezza degli stop loss indicati, escludendo operazioni con stop loss troppo ampi. Queste situazioni vengono esplicitamente indicate nel report in quanto esse espongono a rischi eccessivi ed in tali casi è suggerito di riformulare un proprio livello di stop loss ammissibile in relazione ai livelli di target-price preconfigurati.
Consulta l'ultimo TMX-REPORT relativo a quest'ultima settimana di borsa.

19-01-2012 - Marco Ianniello

INTESA SAN PAOLO: IL MIGLIORE TRA I PEGGIORI (BANCARI)

Anche per INTESA SAN PAOLO il 2011 è un anno da dimenticare: esso non è esente da pressioni ribassiste che hanno colpito duramente tutti i titoli bancari. Rispetto agli altri è però il titolo che ha tenuto meglio in quest'autunno 2011 dopo il duro colpo che ha colpito i Titoli di Stato Italiani iniziato a luglio 2011. Il crollo dei corsi dei BTP minaccia l'intero settore bancario che conserva nei propri attivi portafogli sovraccarichi di titoli di stato che una volta erano considerati risk free!!! Ora INTESA SAN PAOLO attacca per la 4a volta una forte resistenza a quota 1,38, oltre la quale c'è solo da pensare bene. Non è lecito sapere quale possa essere la velocità con cui potrebbe raggiunto (se sfonda 1,38) un possibile nuovo target nei pressi di 1,70. Qui ci starebbe proprio bene un'ordine condizionato di acquisto...

17-03-2012 - Marco Ianniello

INTESA SAN PAOLO: COME E' ANDATA (1a PARTE)

E invece no! L'ordine condizionato d'acquisto, ci ha salvato! Altrmenti che condizionato era? Lo scetticismo sui bancari resta e BANCA INTESA SANPAOLO non riesce asfondare la resistenza indicata. E' meglio restare al di fuori.

01-06-2012 - Marco Ianniello

INTESA SAN PAOLO: COME E' ANDATA (2a PARTE)

La situazione dopo qualche mese è disastrosa e le speranze di BANCA INTESA SANPAOLO (e dei bancari in genere) restano appese ad un flebile supporto con la speranza che rompa la più recnte resistenza a 1,05 non per ripartire ma almeno per frenare la caduta libera. Questa, come si evince dal grafico sosttostante, è iniziata proprio il 16-03-2011 quando il titolo non è riusicto a rompere quota 1,60 e da allora ha iniziato una repentina picchiata. ha rotto poi al ribasso il bottom del canale ribbasista ad 1,36 per poi cadere nel vuoto fino a 0,942 (minimo assoluto). Oggi, come già detto, le peranze di intesa restano appese ad un filo e per fare ciò devono verificarsi due condizioni: 1) mantenere e non sfondare quota 0,96 e 2) sfondare quota 1,03 per appiattire almeno la sua discesa.

31-12-2011 - Marco Ianniello

GEOGRAFIA DEI MERCATI 2011: INDICI AZIONARI MONDIALI A CONFRONTO

In questo 2011 i mercati azionari mondiali si sono mossi in modo diverso. In Europa si è registrata una "fuga di capitali" spaventati della ormai ben nota "crisi dei debiti sovrani". Analizzando il grafico proposto si vede chiaramente che da luglio 2011 le borse europee (Italia FTSE MIB e Germania DAX) iniziano una forte dicesa e trascinano dietro di se pure le borse di Giappone (N225) ma anche di Cina (SS), India (Bsen) e Brasile (BVSP). A partire dal questo mese cruciale di luglio 2011, l'unica piazza finanziaria che si discosta è quella americana (DJI) che, sebbene sia ancora priva di spunti macroeconomici interessanti (anzi!...), rastrella comunque ma in modo evidente capitali in fuga da altre economie. L'indice Dow Jones industrial è l'unico degli indici azionari che chiude l'anno 2011 in positivo con un +5,53%. I mercati emergenti asiatici (Cina ed India) ed il Brasile perdono appeal finanziario forse perché hanno corso troppo nell'ultimo decennio e lasciano troppi spazi ad una loro piena affidabilità anche perché non si può correre all'infinito. La classifica finale, senza ulteriori commenti, è la seguente:

1 ) 5,53% Stati Uniti DOW JONES INDUSTRIAL (DJI)
2 ) -3,05% Messico MXX
3 ) -5,55% Inghilterra FTSE
4 ) -7,77% Svizzera SMI
5 ) -11,07% Canada S&P TSX Composite index
6 ) -13,11% Spagna IBEX 35
7 ) -14,69% Germania DAX (DAX)
8 ) -16,95% Francia CAC40
9 ) -17,05% Eurostock ESTX50
10 ) -17,34% Giappone NIKKEI 225 (N225)
11 ) -18,11% Brasile IBOVESPA (BVSP)
12 ) -19,97% Hong Kong HANG SENG INDEX
13 ) -21,68% Cina CHINA SHANGHAI COMPOSITE INDEX (SS)
14 ) -24,64% India BSE SENSEX (BSESN)
15 ) -26,16% Italia (FTSE MIB)

31-12-2011 - Marco Ianniello

FTSE MIB: 2011, UN ANNO DA DIMENTICARE

Se il 2010 era stato un anno di passione con l'indice di Borsa Italiana a -14,4%, il 2011 è sicuramnte un anno da dimenticare. L'FTSE MIB ha registrato una caduta del -26,16% sotto il peso prevalente dei soliti titoli bancari che incidono molto sul nostro indice e continuano a soffrire. Ad un primo semestre piuttosto stabile (-1,22%) è seguito un secondo semestre catastrofico. Il problema del "debito pubblico nazionale" ha pesato in Italia di più che altrove a causa dei livelli più elevati di debito accumulati da decenni e soprattutto a causa dell'incertezza di affidabili politiche di risanamento dei conti pubblici. Ciò si rifletteva subito nello spread tra btp italiani e bund tedeschi, problema che continua tuttoggi nonostante la recente approvazione della Manovra Monti (DL 201 del 6-12-2011) che mette in sicurezza i conti pubblici ma, ovviamente, non riduce il debito istantaneamente. L'indice sembra però aver toccato il fondo con il minimo assoluto a 13.481 (22-09-2011) ed un successivo minimo crescente a 13.915 (23-11-2011). Resta però una prima e chiara resistenza intorno quota 14.500/15.000.

10-11-2011 - Marco Ianniello

ENI, LA FASE POSITIVA DEGLI ENERGETICI

Il double deep di agosto e settembre 2011 ha tracciato un solido pavimento a quota 11,89. Da allora ENI ha iniziato un periodo positivo da 11,89 a 16,67 (+40,2%) che sta facendo registrare una temporanea fase di pull back. Il titolo infatti sta tenendo la trendline rialzista, si attende solo il nuovo (e definitivo?) attacco alla resistenza di lungo periodo posta a quota 17,80. Sopra tale livello ENI è in forte acquisto e da tenere anche a lungo. In un momento difficile come questo gli energetici sono i titoli migliori sui quali puntare long.

08-11-2011 - Marco Ianniello

UNICREDIT SOFFOCATA DA UNA DISCESA INFINITA

Dopo aver tenuto un breve trend rialzista nel mese di ottobre 2011, Unicredit rompe nuovamente al ribasso, sia la trendline che la media mobile a 25gg, intorno quota 0,90. Si apre così un nuovo baratro sotto i suoi piedi facendo presagire livelli di prezzo talmente bassi che ci risparmiamo di scrivere. Il titolo ha perso il 55,63% nell'ultimo anno solare e non lascia presagire nulla di buono sul finire dell'anno.

01-11-2011 - Marco Ianniello

PREVISIONI: QUANDO LA VOLATITILA' DIVENTA INGESTIBILITA'

Chiunque elabora previsoni non è né un mago né un veggente. Cosa c'è alla base di una previsone? Ma cosa significa attendibilità? Rispondiamo a queste due semplici domande per interpretare al meglio le nostre analisi.

Un primo punto essenziale è che ogni previsone si fonda su un determinato "stock di informazioni disponibili ad una certa data". Da queste informazoni si evince il trend e la direzione in atto da cui deriva una previsone rialzista o ribassista e si evince pure una misura stimata della "volatilità tipica" (oscillazioni positive enegative fisiologiche in condizioni normali/medie) di ciascun titolo. Dal mix di infomazioni sul trend in atto e sulla volatilità tipica deriva una prrvisone attendibile. I report settimanali dei nostri trading system elaborano previsoni puntuali in quanto esse vorrebbero essere dei take profit da inserire negli ordini di borsa ma, allo stesso tempo, abbiamo pure spiegato che vanno interpretate con dei margini di errore tipici (+/-).

Allora, cosa succede quando la "volatilità tipica" si trasforma in uno scosone improvviso? Il dilemma degli stop loss è proprio quello di voler esser più stretti possibili affinché proteggano il nostro capitale esponendolo a perdite minime ma allo stesso tempo vorrebbero esser più ampi possibili al fine di non esser mai toccati però con rischi di perdite troppo grandi e inaccettabili. Dal compromesso di queste due componenti spesso si individua un livello di stop loss sufficentemente ampio da non esser intaccato e sufficientemente stretto da contenere le perdite sostenibili in un trade. Questo compormesso lo fa proprio la "volatilità media aggiustata" tipica di ciascun titolo.

Ma quando questa "volatilità tipica" si trasforma in scosone improvviso ed imprevedibile allora anche i migliori Trading Systems segnano il passo... La notizia di oggi (01-11-2011 - SP MIB a -6,80%) è stata quella di un Referendum in Grecia volto ad accettare agli aiuti europei con le loro onerose condizioni (non solo li aiutano a coprire i loro debiti, che altro vogliono?). Ciò proprio quando, nei giorni scorsi, i mercati si erano stabilizzati un pochino sulla base degli accordi europei in materia di aiuti ai paesi in difficoltà... E' proprio vero che la potenza è nulla senza il controllo e quando arriva uno scossone i mercati diventano davvero incontrollabili e allora meglio laciar stare. Capire i fallimenti di queste analisi e previsoni è fondamentale per saper leggere con prudenza le previsioni attendibili e capire che, le attuali fasi di mercato, ci espongono a "premi di volatilità straordinari" che si traducono in rischi di perdite eccessivi. Quindi, meglio stare alla larga!

21-05-2011 - Marco Ianniello

L'IMPORTANZA DEGLI STOP LOSS

In ogni operazione di trading è di fondamentale importanza fissare un livello di stop loss. E' ovvio che quando il prezzo ripiega nella direzione inversa a quella prescelta e scatta lo stop loss si registra una perdita certa. Ma è meglio subire una perdita predefinita, stimata in base alla volatilità fisiologica del titolo in quel momento, piuttosto che lasciare numerose operazioni aperte in perdita, i capitali immobilizzati nella speranza che non passino poi troppi anni… La perdita causata dallo stop loss deve esser vista come un premio assicurativo (come un cds pagato direttamente al mercato) che siamo disposti a pagare per riavere i nostri capitali liquidi e pronti da poter impegnare in altre proficue operazioni.
Dobbiamo osservare che se il timing di individuazione del trend è perfetto, la probabilità che scatti lo stop loss tende a zero. Quindi l'impegno massimo deve esser prima rivolto nell'individuazione del trend e del prezzo al quale entrare, poi nel fissare uno stop loss stimato sulla base della volatilità fisiologica del titolo in un determinato momento. Del resto se scatta lo stop loss vuol dire che il titolo ha invertito il trend previsto, quindi era meglio uscire.
A tal proposito dobbiamo purtroppo registrare che l volatilità di questo 2011 è fortemente aumentata. Si sono spesso susseguite fasi laterali (noiose e pericolose) con forti scossoni al ribasso e riprese di prezzo alternate. Un andamento del genere non consente di conciliare il binomio trend-stop loss e quindi amplifica le probabilità di quest'ultimo. Di fronte ad una volatilità amplificata bisognerebbe allargare le maglie degli stop loss ma così facendo ci esponiamo a perdite maggiori. Se queste perdite oltrepassano la soglia prefissata di perdita massima accettabile per singola operazione, allora l'operazione andrebbe scartata. Insomma, più volatilità, stop loss più ampi, rischi di perdite maggiori, rischi non ammissibili, operazioni da non fare. Del resto abbiamo assistito, in questi ultimi mesi, a titoli che registravano dei minimi assoluti (ai quali sembrava lecito fissare degli stop loss) che sono stati ripetutamente battuti da nuovi minimi assoluti che non danno ancora sufficienti garanzie.

08-04-2011 - Marco Ianniello

AUMENTI DI CAPITALE: LA FINTA QUIETE DOPO LA TEMPESTA

Anche mia nonna lo sapeva che di fronte ad un aumento di capitale di un titolo quotato il mercato risponde con massicce ondate di vendite che ne fanno crollare il prezzo. Non amiamo le relazioni causa-effetto ma questa "relazione della nonna" (così ci va di battezzarla oggi) è sempre (quasi) stata una certezza. A guardare il recente andamento dei prezzi dei bancari, con Intesa San Paolo in primis, mia nonna mi avrebbe detto che "il mercato ha anticipato di qualche giorno la notizia dell'aumento di capitale" infatti il 29 marzo Intesa è crollata del -4,37% (sulla notizia dell'aumento di capitale di UBI Banca che ha segnato un -9,75%) per poi replicare il 31 marzo con un altro -4,57%. Ma se questo "anticipo di qualche giorno" si può digerire, rimane ancora indigesto il +5,66% del 6 aprile, giorno in cui è stato comunicato con certezza il tanto temuto aumento di capitale di 5 miliardi di euro! E' vero che le contrattazioni non sono finite (intendiamo dire che c'è ancora tempo per veder scendere il corso del titolo) però questi movimenti confermano sempre di più che le notizie lasciano sempre di più il tempo che trovano, che è pericoloso seguirle aprioristicamente. Quello che ci guida e ci ha sempre guidato è il trend ma anche il trend in questo ultimo mese sta soffrendo di "eccessiva lateralità" lasciando spazio a poche soddisfazioni e troppe insidie. A volte è meglio restare a guardare….almeno questi titoli bancari!

31-12-2010 - Marco Ianniello

FTSE MIB: 2010 ANNO DI PASSIONE

L'anno 2010, appena terminato, fa registrare un deciso segno meno, praticamente un solco, per l'indice dela Borsa Italiana:-14,4%. Piazza Affari è stata tra le peggiori borse Europee, penalizzata dal peso dei titoli bancari e assicurativi che hanno a lungo sofferto e restano tramortiti in un limbo di indecisone. Spiccano i titoli del Lingotto con Exor +82,85% e Fiat +50,39% nonché i maggiori titoli del lusso e del made in Italy (Bulgari, Luxottica, Tod's). Soffrono gli energetici ad eccezione di Saipem +53,4% ed i titoli nel settore delle costruzioni e delle materie prime.

Performance 2010 Titoli

A2A -29,86%
Ansaldo Sts -2,94%
Atlantia -12,26%
Autogrill Spa 20,16%
Azimut -26,39%
Banco Popolare -33,27%
Bca Mps -30,84%
Bca Pop Milano -47,36%
Bulgari 40,15%
Buzzi Unicem -24,27%
Campari 33,42%
Cir-Comp Ind Riunite -24,02%
Enel -7,78%
Eni -8,26%
Exor 82,85%
Fiat 50,39%

Finmeccanica -23,54%
Fondiaria-Sai -43,6%
Generali Ass -24,73%
Geox -29,25%
Impregilo -14,93%
Intesa Sanpaolo -35,87%
Italcementi -34,13%
Lottomatica -33,67%
Luxottica Group 25,7%
Mediaset S.P.A -21,2%
Mediobanca -19,92%
Mediolanum -29,35%
Parmalat 5%
Pirelli E C 39,1%
Prysmian 4,75%
Saipem 53,4%
Snam Rete Gas 7,5%
Stmicroelectronics 24,98%

Telecom Italia -11,45%
Tenaris 22,8%
Terna 5,57%
Tod'S 50,42%

Ubi Banca -34,91%
Unicredit -31,25%
Unipol -45,64%

 

01-08-2010 - Marco Ianniello

ST MICROELECTRONICS: FALSI SEGNALI

Dall'analisi grafica fotografata al 15-07-2010, STM aveva appena rotto la resistenza dinamica rappresentata dalla trendline rossa tratteggiata. Il titolo giaceva inoltre sopra tutte le medie mobili rappresentate (200gg e 90gg) con rotture dal basso verso l'alto. Quanto detto esprime un evidente segnale di acquisto, lasciando presagire un bel rimbalzo concorde al trend principale in atto. Lo Stop Loss a difesa poteva esser posizionato appena sotto il punto di rottura della resistenza o a metà tra le due medie mobili. Insomma, tutti fattori positivi, invece...

... invece il titolo ha repentinamente invertito la rotta con forti movimenti ribassisti. A salvare l'operazione di acquisto ci ha pensato lo Stop Loss ben posizionato. Ma dobbiamo osservare che il titolo ha rotto pure il supporto di lungo periodo rappresentato dalla trendline verde tratteggiata. Non l'avremmo mai detto a priori e soprattutto non lo avremmo mai riscontrato se non grazie a questo confronto statico (Nb. i grafici che troviamo on-line adeguano automaticamente i vari indicatori e per questo "nascondono" queste importanti considerazioni e sembrano così dei predittori sempre corretti, cosa insidiosa che serba rischi ed inganni).

Aldilà di queste considerazioni formative, STM non si capisce cosa voglia fare. Oggi sembra voler iniziare una bella caduta nel vuoto verso nuovi livelli dove fermarsi (quali? tecnicamente potrebbe arrivare pure 4 euro???). Questo però solo per dire che le analisi non sono mai perfette, per questo vanno fatte e soprattutto le operazioni avviate vanno poi monitorate con nuove analisi aggiornate.

01-08-2010 - Marco Ianniello

DIETROFRONT DEL DOLLARO

L'aggiustamento del rapporto di cambio usd-yuan sembrava dovesse porre le basi per un rilancio dell'economia americana. Oggi sembra che ciò non possa bastare visto che ad appesantire lo scenario macroeconomico Usa è lo spettro della deflazione, un mix pericoloso di stagnazione ed inflazione che sfugge al controllo di Governo e Banca Centrale. Ciò è derivato dalla necessaria politica di tassi zero che però preclude ogni prospettiva di dare impulso allo sviluppo. I capitali che erano fuggiti dall'Europa per i timori sui debiti pubblici di Grecia & Co. ritornano allora di nuovo nel vecchio continente. Ed è proprio la Cina, che ora è il maggior detentore di riserve di valuta estera, ad aver venduto consistenti quantità di dollari contro euro accentuando così l'apprezzamento di questi giorni della divisa europea. Ma quale può essere il motivo di questa nuova riallocazione internazionale dei capitali? Sicuramente l'Europa sta offrendo rendimenti più appetibili visto pure il recente rialzo dell'euribor ma osserviamo che detti rendimenti incorporano il premio per il rischio! Ciò lascia ancora ampio spazio alle nostre rifelssioni visto che le prospettive globali sono ancora nel pieno della loro evoluzione.

04-06-2010 - Marco Ianniello

LA BORSA CROLLA SENZA UN PERCHE'...

Questo è quanto: oggi 04-06-2010, l'indice FTSE MIB chiude con un bel -3,71%. A leggere le notizie di oggi non si riesce a trovare un perché... e quando la gente non trova un perché perde facilmente la bussola... finendo per fare quasi sicuramente la mossa sbagliata. In genere tutte le persone amano sempre trovare un perché... a mAT invece questo non interessa: trovare un perché si riferisce quasi sempre al passato, a ciò che è avvenuto quindi ad opportunità perse che non potranno esser più colte. Bisogna invece guardare un po' avanti a ciò che potrà accadere e quindi individuare dei livelli dove il mercato potrà esprimere dei movimenti determinanti. Ora, sebbene l'indice sia calato bruscamente, esso sembra aver ancora mantenuto quota 18.700 (fondo). Questo è il livello DETERMINANTE da mantenere se si vuole credere in un'inversione al rialzo (T-UP). Ma poi il vero nemico da battere diventerebbe la soglia dei 23.000 punti. Questa è ormai una soglia che ipnotizza i titoli come "un cobra incantato da un flauto" dove i prezzi si fermeranno a guardare senza trovare il coraggio di andare oltre! Ci riusciranno??? Invece, laddove la soglia dei 18.700 dovesse cedere, allora si aprirebbe un baratro che impone tassativamente l'uscita dal mercato su posizioni in acquisto/long ed aperture di posizioni in vendita/short anche con forti volumi. In conclusione le domande e le verifiche sono due. La prima: l'indice terrà quota 18.700? Ed in caso affermativo ci dovremo porre la seconda: esso riuscirà a sfondare quota 23.000? Solo allora le posizioni in acquisto/long dormiranno sonni più tranquilli.

01-05-2010 - Marco Ianniello

ROTTURA GENERALIZZATA AL RIBASSO PER BORSA ITALIANA (E BORSE MONDIALI)

Stavamo già assistendo, dalla metà di aprile 2010, ad una flessione dei mercati che si atteggiava come una correzione fisiologica del trend-up principale. Ma, in qust'ultima settimana del mese di aprile e complice o meno l'effetto del declassamento della Grecia, il mercato ha segnato il passo con la rottura di importanti supporti che hanno così intaccato il trend rialzista principale. Dall'analisi grafica dell'indice FTSE MIB e di molti titoli è possibile individuare tempestivamente queste numerose e generalizzate rotture ribassiste. Esse, ora, lasciano la porta aperta ad un'inversione di tendenza con nuovi targets ribassisti tutti da scoprire caso per caso (v. analisi previsionali dei nostri trading systems).

commenti

Io credo che siano le banche stesse e ovviamente le agenzie di rating, che così facendo aumentano la volatilità e le possibilità di gain personali; oltre ovviamente a poter acquistare partecipazioni in istituzioni importanti a prezzi stracciati.
postato da SAW il 07/05/2010 10:58

Caro SAW, chi credi stia facendo queste manovre per destabilizzare le economie mondili???
postato da tigertrader il 07/05/2010 10:41

Dal mio punto di vista è molto probabile rivedere i minimi dell'anno scorso, che graficamente potrebbero configurare un doppio minimo di lungo periodo dal quale ripartire. Anche se devo dire che questa speculazione selvaggia mi dà un pò la nausea, perchè si vede lontano un miglio che sono manovre ad hoc per destabilizzare le varie economie mondiali.
postato da SAW il 07/05/2010 08:53

 

06-02-2010 - Marco Ianniello

MEDIOBANCA CONFERMA LA DIFFICOLTA' DEI BANCARI

Una chiara e telegrafica analisi su Mediobanca. 1) 23-10-2009 rotta al ribasso la mediamobile a 90 giorni a quota 9,30 euro; 2) 20-11-2009 rotta al ribasso la mediamobile a 200 giorni a quota 8,30 euro; 3) 21-01-2010 rotta al ribasso a quota 8,25 euro il supporto dinamico (trendline verde tratteggiata); 4) 04-02-2010 Rotto al ribasso il supporto orizzontale a quota 7,84 euro (linea orizzontale tratteggiata). Può bastare per capire che è meglio stare alla larga da operazioni long sui bancari??? Il titolo rischia seriamente di scendere sotto i 7,00 euro... pericolo.

commenti

l'analisi tecnica consiglia di "stare alla larga", ma direi che dal punto di vista dell'analisi fondamentale mediobanca resta una delle imprese bancarie piu' solide, da tenere in un ottica di lungo periodo
postato da sud42 il 07/02/2010 17:05

05-02-2010 - Marco Ianniello

MACROECONOMIA: EURO/USD/YUAN TASSI DI CAMBIO IN EVOLUZIONE

Fino ad un mese fa lo scenario era quello di un dollaro forte rispetto allo yuan cinese e debole rispetto all'euro. La svalutazione dello yuan ha favorito i mercati asiatici e penalizzato gli Usa che a loro volta hanno accettato un cambio debole nei confronti dell'euro per cercare di compensare gli effetti sul loro export. Ora il dollaro sembra aver imoccato la via della rivaluztaione sull'euro, proprio quando Obama ha chiesto ai cinesi di mitigare il rapporto di cambio yuan/usd. E' iniziato (da dicembre 2009) così un deflusso di capitali dalla zona euro verso gli Usa sebbene i tassi europei, all'1%, siano superiori di quelli della Fed, appiattiti intorno allo zero. Non è quindi la interest rate parity a governare l'aggiustamento attuale del cambio ma, in questo particolare momento, sembra siano scese in campo le aspettative degli operatori che iniziano a credere nella ripresa americana. Una ripresa che stando alla strategia di Obama è principalmnte esogena ossia dovrebbe derivare dall'aggiustamento dell'export Usa rispetto ai paesi asiatici e dovrebbe esser finanziata attraendo prorpio quei flussi di capitali in atto. Con questi aggiustamenti gli Usa vogliono riequilibrare e spartirsi l'export globale con i cinesi mentre la BCE resta sempre a guardare solo al suo interno, al circoscritto mercato UE ed alla solita inflazione europea che con la recessione è spontaneamente crollata sotto la soglia obiettivo del 2%... Da un punto di vista macroeconomico ci domandiamo ancora se l'atteggiamento della BCE nelle scelte di politica monetaria sia coerente con l'attuale sistema economico internazionale globale. Insomma si può a quei livelli prescindere ancora dagli altri? E' forse un atteggiamento asociale? Da un punto di vista borsistico, nel breve prendiamo atto di questo deciso movimento del dollaro sull'euro ed aspettiamo un livello di assetamento. Nel mediotermine invece sarà forse il caso di rimodulare i portafogli riducendo la quota asiatica in favore di quella americana? Sembra proprio di si...

commenti


non sarei cosi' severo nei confronti della bce, che mi sembra invece abbia lavorato bene in questi lunghi mesi di difficolta'.
forse l'ultimo andamento del cambio eur/usd puo' essere spiegato anche in parte per una certa sfiducia maturata nei confronti del debito sovrano di alcuni paesi dell'area euro (spagna, portogallo, grecia, irlanda) e per il ridursi delle operazioni di carry trade (indebitamento in dollari, investimento in euro).
per quanto riguarda la valuta cinese, difficile trovare solo motivazioni di mercao, visto il fortissimo intervento delle pubbliche autorita'
postato da sud42 il 07/02/2010 17:21

Da un punto di vista macroeconomico l'Europa sembra essersi un po' estraniata, fossilizzandosi a guardare il proprio mercato interno come se fosse quasi un'economia chiusa... Anche gli Usa si sono preoccupati dei loro problemi interni (disoccupazione in primis) ma, con la recente proprosta di Obama sul cambio yuan/usd sembra essi vogliano trovare anche delle soluzioni all'esterno. Insomma gli americani non dimenticano i loro obiettivi di politica estera! Dal punto di vista borsistico, che ci interessa di più, questo aggiustamento dei cambi (al di là degli effetti immediati sul forex) dovrebbe farci rimodulare i nostri portafogli riducendo la quota asia in favore di quella Usa e americana. Sono d'accordo.
postato da tigertrader il 05/02/2010 08:30

25-01-2010 - Marco Ianniello

UNICREDIT IN CADUTA

Dopo aver rotto a quota 2,40 il trend-up, Unicredit sfonda pure il supporto orizzontale a 2,15 euro! Si apre così una voragine sotto di se... arriverà a 1,80!!?

 

03-08-2009 - Marco Ianniello

FIAT: E' LA FINE DEL TREND-UP?

Fiat, come Finmeccanica, rompe con un piccolo gap la sua trendline di supporto a quota 10,20 euro. E' la fine del trend-up iniziato un anno fa?

COME E' ANDATA A FINIRE?

Da fine gennaio a metà settembre il titolo ha avuto un periodo di stallo con trend evidente laterale-ribbassista. Solo in autunno, con la rottura della trendiline tratteggiata, è ripartito alla grande performando con ottimi risultati.

 

 

03-08-2009 - Marco Ianniello

NUOVA GEOGRAFIA DEI MERCATI INTERNAZIONALI: CHI PARTE PER PRIMO?

 

E' possibile rilevare in questo momento importanti segnali rialzisti in quasi tutte le borse mondiali. Molte di queste hanno infatti rotto importanti resistenze storiche che pesavano da lungo tempo sull'andamento degli indici. In questa sede vogliamo fare una riflessione su quanto è accaduto attraverso una analisi tecnica comparativa delle principali piazze finanziarie internazionali. L'obiettivo è cogliere quali sono le borse che sono "partite per prime" e quali sembrano avere, in chiave previsionale, le maggiori potenzialità di sviluppo nel medio termine.

Come è possibile evincere dai grafici riportati a lato, abbiamo volutamente posto quegli indici che con più tempestività hanno manifestato movimenti rialzisti.

Di solito eravamo abituati ad assistere che le borse mondiali fosse trainate dagli Stati Uniti, dall'analisi comparativa illustrata sembra che gli equilibri azionari si sisano spostati. Sembra però che, comunque, gli Stati Uniti restano un mercato trainante per l'Europa nonostante, nonostante la crisi dei mutui subprime ha avuto origine proprio nella piazza americana. Ma stavolta a partire per prime, forse con poca sorpresa, sono le nuove piazze asiatiche, escluso il Giappone perennemente in crisi, ed anche le piazze emergenti (abbiamo preso come riferimento il solo Brasile).   

Da un confronto Stati Uniti - Europa emerge, come già accennato che:

1) gli STATI UNITI, come sempre il mercato americano conduce ed apre la strada. I primi e più evidenti segnali rialzisti vengono proprio dal Dow Jones che ha descritto una figura testa-spalle con recente rottura rialzista della neckline: siamo sui 9000 punti, la previsione rialzista si aggira intorno agli 11.500.

2) l' INGHILTERRA e la GERMANIA seguono in scia Wall Street con movimenti analoghi. La figura testa-spalle è formata ed anche se la rottura della neckline appare più timida. Previsione: FTSE 100 può raggiungere i 5.500 punti; DAX40 intravedere quota 6.400.

3) l' ITALIA come spesso accade nelle statistiche internazionali, è il fanalino di coda (solo avanti al Giappone a livello mondiale). Anche per l'FTSE MIB si è formata la figura testa-spalle con una neckline, battibile, posta esattamente in posizione orizzontale. Ciò però non è ancora avvenuto ma è solo questione di poco... Dopo la rottura di quota 21.000 la previsione rialzista si può attestare addirittura intorno ai 29.000 punti.

Nei mercati asiatici solo la borsa di HONG KONG ha avuto un andamento simile alle borse americana ed europee, rompendo un'analoga formazione testa-spalle. I trend rialzisti delle altre altre borse asiatiche, invece, stanno viaggiando con formazioni tecniche diverse. Vogliamo a questo punto riportare una classifica generale posta in ordine cronologico per cercare di cogliere quali possono essere i nuovi mercati trainanti di una prospettica fase di trend-up:

1) febbraio 2009 CINA (indice SHANGHAI COMPOSITE)

2) aprile 2009 BRASILE ed INDIA (indici IBOVESPA e BSE SENSEX)

3) maggio 2009 HONG KONG (indice HANG SENG)

4) fine giugno 2009 STATI UNITI (indice DOW JONES)

5) luglio 2009 INGHILTERRA e GERMANIA (indici FTSE 100 e DAX40)

6) agosto 2009 ITALIA (indice FTSE MIB, sta per rompere la neckline)

7) agosto 2009 GIAPPONE (indice NIKKEI 225 è ancora sotto la neckline)

La classifica su riportata, dedotta dai grafici esposti a lato, induce un'importante riflessione circa una nuova correlazione a livello di mercati internazionali. Prima l'America era la locomotiva che trainava tutte le altre borse mondiali, ora la Cina, l'India e paesi emergenti sembrano muoversi con più coraggio. La motivazioni possono trovare fondamento su una serie di fattori: 1) una loro più vivace e produttiva base economica 2) una migliore capacità di spesa attuale legata agli afflussi di movimenti di capitali per le cospicue esportazioni di questi ultimi anni e per il rimpatrio di capitali scoraggiati dalla crisi americana.

Tali riflessioni possono essere utili ai fini di una ottimale diversificazione geografica degli investimenti a livello mondiale.

Se è vero che con il sorgere del sole il potere si era progressivamente spostato da Est ad Ovest, dall'antica Grecia a Roma...  passando poi, nei secoli, dall'Europa agli Stati Uniti... oggi, il sole sembra voler splendere sull'Asia cinese e sull'India.

16-07-2009 - Marco Ianniello

UN GIORNO DIVERSO: QUANDO IL TIMING E' PERFETTO

Le giornate di borsa possono sembrare tutte uguali e a molti addirittura noiose. Prezzi, variazioni verdi, segni rossi. A volte forti oscillazioni, il più delle volte preoccupanti o sorprendenti.

Troppo spesso chi investe si lascia guidare dal solo prezzo. Troppe volte si sente dire "Fiat sta basso, sarebbe da comprare...". Invece, poi, il titolo va ancora più giù.

Oggi, 16 luglio 2009, è un giorno diverso, un giorno importante, proprio per Fiat, che dopo 2 anni e 4 mesi di passione da 24,09 a 3,35 euro, sembra voler uscire per primo dal tunnel. Già il news-trend positivo legato all'affare Chrysler aveva fatto sfondare una prima resistenza storica a quota 4,80 a fine marzo 2009. Oggi Fiat rompe nuovamente, dopo essersi appoggiato dall'alto, l'ennesima resistenza dinamica rappresentata alla trendline rossa come illustrato nel grafico seguente.

Un'altro titolo in procinto di rompere al rialzo è Unicredit. Si può vedere dall'analisi tecnica che oggi, 16 luglio 2009 è ancora presto... Domani, molto probabilmente il gioco sarà fatto. Qualcuno avrà già inserito un ordine condizionato del tipo: SE SFONDA 1,90 BUY con Stop Loss comodo 1,60 e Target direi anche molto lungo. Vedremo... domani.

Speriamo solo che i giornali non trovino la solita notizia scontata per giustificare e colorire le oscillazioni dei titoli. I titoli salgono perché la gente sta comprando...

APPENA 5 GIORNI DOPO

Sono passati appena 5 giornate di borsa e le rotture rialziste esprimono già i primi risultati. Non ci aspettiamo grandi rally ma piuttosto l'inizio di un lento e consolidato trend-up, anche perchè nell'immediato queste rotture, comunque importanti, stanno producendo movimenti positivi ma piuttosto cauti e prudenti. Intanto vediamo subito cosa è accaduto ad UNICREDIT: il titolo ha rotto la resistenza storica facendo auspicare l'inizio di una fase di rialzo (occhio al rispetto del supporto corrispondente al fondo del canale rialzista). Rimanendo in tema di bancari, analoga situazione rileviamo già per INTESA-SANPAOLO, MEDIOBANCA e più timidamente anche per BANCA MONTE DEI PASCHI. Si tratta di primi segnali rialzisti dei quali verificheremo insieme le relative conferme.

Nel settore energetico SAIPEM è il più reattivo (a differenza di ENI): ha rotto ed è partito alla ricerca di un nuovo massimo come si può cogliere chiaramente dall'analisi grafica sottostante.

Infine, analoga considerazione si può, e si deve, formulare anche per l'indice di riferimento del mercato azionario italiano, FTSE MIB. Ma se ci vogliamo come sempre sbilanciare, oltre alla semplice ed importante rottura rialzista della resistenza, si inizia ad intravedere una ulteriore e possibile formazione di una figura testa spalle rialzista. Abbiamo già tracciato la possibile neckline (a quota 21.000) rotta la quale l'indice prenderà decisamente quota.

 

15-07-2009 - Marco Ianniello

MA QUANTO DURA IL LUNGO PERIODO?   

E’ opinione assai diffusa che la diversificazione temporale degli investimenti finanziari sia da strutturare nel modo seguente:

  • breve periodo: titoli di stato e assets monetari
  • medio periodo: titoli obbligazionari e assets bilanciati
  • lungo periodo: titoli azionari

Chi investiva negli anni ’80 e ’90, ancora ancora, crede in questo assioma.

Ma con l’avvento del nuovo millennio, ancora una volta, qualcosa di molto importante è cambiato.

Vogliamo soffermarci, semplicemente, sull’analisi del principale indice azionario italiano, il MIB 30 diventato poi S&P MIB ed ora FTSE MIB. Al di là di come l’indice sia stato denominato, sappiamo bene che esso sintetizza l’andamento dei maggiori titoli azionari italiani, quelli a più alta capitalizzazione.

All’inizio del 1998 l’indice MIB 30 quotava 25.484 punti. Dopo esatti 10 anni, a fine 2008, l’omologo S&P MIB quotava 20.064 punti. Chi l’avrebbe mai detto?

Eppure 10 anni sono considerati generalmente un lungo periodo in grado di tutelare quantomeno il capitale, se non addirittura di assicurare un rendimento azionario interessante. Ed in forza di questo principio moltissimi consulenti finanziari avranno sicuramente indirizzato i risparmi dei loro clienti verso forme di investimento di tipo azionario.

Oggi, forse, gli stessi si nascondono dietro un dito affermando che non si poteva prevedere l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, che erano inimmaginabili sia la crisi dei mutui sub-prime del 2007-2008 che la conseguente e profonda recessione economica che ci attanaglia. Dobbiamo ammettere che nemmeno molti economisti ed analisti sono riusciti a prevedere e scongiurare i terremoti finanziari di questo decennio, ma dobbiamo capire che i mercati azionari, sempre più globali ed interrelati tra loro, richiedono un monitoraggio costante ed adeguate forme di difesa del capitale anche nel lungo periodo.

Spesso, anzi troppo spesso e troppo superficialmente, gli investimenti vengono adagiati nel lungo periodo come se il tempo avesse una spontanea ed endogena struttura di difesa del capitale. Ebbene si, con i dati alla mano, dobbiamo rilevare il contrario.

Ad inizio 1998 l’indice rappresentativo del mercato azionario italiano, l’allora MIB 30, quotava 25.484 punti e dopo esatti 10 anni, a fine 2008, il corrispondente S&P MIB quotava 20.064 punti. Si è trattato, in questo “lungo periodo”, di un bel -21,3%, di una perdita secca in conto capitale! Forse, di fronte a questi pochi dati oggettivi, qualche Financial Planner si sta  già da tempo chiedendo: ma quanto dura il lungo periodO?

26-02-2009 - Marco Ianniello

PREVISIONE SU SP MIB, BANCA MONTE PASCHI E FINMECCANICA

SP MIB. La nostra previsione del 06-10-2008, con obiettivo a ca 17.200, è stata perfettamente centrata. Ora, l'indice si trova al di sotto del minimo assoluto ( marzo 2002)  con pochi punti di riferimento. Ciò lascia presagire e temere una caduta libera che potrebbe addirittura arrivare a 12.000. L'attuale fascia di oscillazione dell'indice è tra i 12.000 punti e i 15.000. Ai dati di oggi, introno a quest'ultimo livello si dovrebbe porre la massima attenzione per valutare eventuali rotture rialzista. Ma c'è ancora tempo, per soffrire.

BCA MPS. Il titolo sfiora lungamente quota 1,00 euro e addirittura la rompe. Temevamo livelli più bassi di quelli che stiamo per dire (v. anche obiettivo Testa-Spalle ribassista illustrato) ma possiamo configurare un livello di pavimento intorno ai 0,90 / 0,85. Quindi massima attenzione intorno a questi livelli di prezzo che diventano importantissimi da tenere e in tal caso diventa attendibile un rimbalzo fino a quota 1,25 (freccia verde). Ai dati attuali, lì si dovrebbe valutare l'attacco del titolo alla resistenza ribassista che lo affligge da tempo. Valutare significa anche misurarne la fora e l'intensità in termini di volumi e convinzione. Ma sapettiamo prima che ci arrivi... Le domande, allora, sono questa:"Ci riuscirà? E quando?"

FINMECCANICA. Nonostante il declino del mercato Usa (principale committente dell'azienda italiana) il titolo ha descritto una bella fase di ripresa in controtendenza rispetto a tutti gli altri titoli. Ma, sebbene la resistenza dinamica attuale (linea rossa continua) non convince del tutto(forse è provvisoria e sarà oggetto di possibili aggiustamenti), rileviamo che il titolo ha subito uno stop a ca 12,50. Ciò inverte istantaneamente le nostre valutazioni (se fosse in portafoglio, scatterebbe uno stop loss!) in quanto si apre una piccola voragine al di sotto che fa temere i livelli di prezzo toccati nel novembre 2008. Se dovesse ritornare sui suoi passi fino ad 8,50 massima attenzione al comportamento intorno tale livello!!!

06-10-2008 - Marco Ianniello

PREVISIONE SP MIB

Oggi l'indice SP MIB30 ha chiuso con una ridondante variazione giornaliera di -8,24%. E' proprio il caso di dire che le cose si stanno mettendo proprio male, tanto che si scorge, ad un orizzonte neanche troppo lontano, quella che può essere definita una tempesta perfetta! Non si vogliono creare incontrollati allarmismi ma si vuole delineare un plausibile scenario di cui riteniamo giusto prenderne coscienza. La formazione di questo scenario potrebbe essere "alterata" da nuovi interventi esterni delle Autorità Monetarie e dei Governi delle maggiori economie. Ma il risultato di questa previsione qui illustrata viene fuori nonostante tutti gli interventi esterni avvenuti finora (nazionalizzazione di banche, iniezioni di liquidità da parte di Banche Centrali, limitazioni e proibizioni di vendite allo scoperto).

Il ciclo ribassista, iniziato dopo il picco massimo del 18-05-2007, ha iniziato col descrivere una figura testa-spalle perfettamente riuscita con la rottura della neckline (punto 4) ed obiettivo al punto 5. Dopo un "test da sotto" al punto 6, assistiamo alla rottura della seconda neckline (punto 7) ed al suo "test da sotto" nel punto 8. Con questa formazione è venuto meno ogni possibile pavimento a sostegno dell'indice che lascia presagire un obiettivo ribassista al punto 9 intorno quota 18.000 nel periodo tra dic2008 e feb2009. Sarà davvero così? Vedremo insieme. Inoltre, è il caso di osservare pure che il ciclo rialzista è iniziato il 12-03-2003 ed è durato circa 4 anni e 3 mesi. Invece, la fase ribassista che prevedibilmente riporterà i corsi al punto di partenza, se non ancora più giù, durerà appena 1 anno e 5/6 mesi. Ci vuole sempre molto più tempo per costruire un palazzo rispetto al tempo necessario per distruggerlo e demolirlo.

12-01-2009 - Marco Ianniello

Ma come è andata a finire?

Il grafico è eloquente. Il 5-12-2008 l'indice SP MIB ha toccato il minimo assoluto a quota 17.803 punti. Il trend, come da noi preannunciato ha rispettato in pieno il canale discendente evidenziato, raggiungendo come previsto  il punto 9. Insomma, provare per credere ed... occhio alla tempesta perfetta!

28-09-2008 - Marco Ianniello

SVALUTAZIONE DI ASSET TOSSICI: IL NEMICO SI CHIAMA FAIR VALUE

Il fair value, o valore equo, sta diventando uno dei principali imputati della crisi. Lo Ias 39, relativo alla valutazione degli strumenti finanziari, impone di valutare le voci in bilancio tenendo conto delle oscillazioni dei mercati ed ha così la colpa di legare i bilanci delle imprese ai listini di mercato, nel bene e nel male. Le imprese che detengono nel loro attivo strumenti finanziari, quindi le banche e gli istituti finanziari in primis, hanno dovuto aggiornare il valore di queste attività ai nuovi precipitati prezzi correnti. Hanno quindi dovuto procedere a svalutazioni corpose che (dopo aver prima intaccato eventuali riserve) hanno fatto subito soffrire il risultati economici delle imprese che, di fronte a pesanti perdite, hanno mandato i loro bilanci in crisi. Infatti, la SEC (la Consob americana) ha optato di sospendere il mark to market ossia la declinazione del fair value per gli strumenti finanziari. Il fair value è quindi il veicolo con cui la crisi è entrato direttamente nei bilanci aziendali ed, incidendo sui risultati economici, può compromettere una valutazione oggettiva circa la gestione caratteristica.

28-09-2008 - Marco Ianniello

CREDIT DEFAULT SWAP

L'evoluzione degli spread dei credit default swap (Cds) costituisce la vera cartina di tornasole, una valutazione puntuale, del merito creditizio di una controparte: una sorta di contratto di assicurazione attraverso il quale il venditore si impegna a risarcire il compratore nel caso di insolvenza di un emittente. Il rischio fallimento era giudicato talmente basso che per coprire CDS 10 milioni di dollari di obbligazioni Leman Brothers bastavano 30.000 dollari (0,3%). Poi la svolta con la crisi dei mutui subprime i prezzi dei CDS hanno subito uno shock simile a quello delle assicurazioni rischio terrorismo dopo l’11 settembre. Il giorno prima del fallimento di Lehman Brothers, per "assicurare" per cinque anni 10 milioni di dollari investiti in bond emessi dall'ormai defunta banca d'affari statunitense, un investitore istituzionale doveva sborsare un premio di 700mila dollari (7% del capitale), più del doppio rispetto a quanto richiesto dal mercato la settimana precedente. Analogamente per Dexia (la banca reputata tra le più rischiose nell'Eurozona) il costo ammontava a 235mila dollari (2,35%) con andamenti schizofrenici che testimoniano la crisi di fiducia che serpeggia sul mercato interbancario. Mentre le agenzie di rating sono accusate di vedere in ritardo i default in arrivo, il mercato dei CDS sta diventando indispensabile nella catena di trasmissione delle informazioni finanziarie. Infatti, se con la crisi finanziaria la lentezza dei rating ha mostrato tutti i suoi limiti, i CDS non hanno mai smesso di funzionare. Il loro mercato è rimasto sempre efficiente con un’ordinata chiusura di tutte le posizioni previste nei contratti. Solo con premi schizzati vertiginosamente in alto. E se prima i contraenti cercavano di contrattare sul loro prezzo, adesso si guarda alla qualità della controparte. Insomma si comprano i CDS dalle banche d’investimento che hanno un merito creditizio più elevato. Sperando, e scommettendo, che esse stesse non siano a loro volta a rischio di insolvenza.

13-05-2008 - Marco Ianniello

LA FIGURA TESTA-SPALLE

 

La figura Testa-Spalle (Head & Shoulders) è una delle principali figure di inversione di un trend. Di seguito riportiamo il caso reale del SP MIB che giugno 2008 ha completato perfettamente un Testa-Spalle ribassista. Più precisamente, l'indice in questione ha percorso un canale rialzista (rappresentato dalle due trendlines verdi crescenti) all'interno del quale ha registrato una serie di massimi crescenti (fino al punto H). Nel momento in cui l'indice non è riuscito a superare questo ultimo massimo con SR < H, si è configurata in modo oggettivo agli occhi di tutto il mercato la possibilità del Testa-Spalle. E' stato possibile tracciare la neckline (linea del collo) che se sfondata (come è avvenuto in questo caso al ribasso) ha un obiettivo tecnico pari all'altezza della Testa (H-neckline). Tale Figura era iniziata ai primi di dicembre 2006, ha segnato la rottura della neckline nel gennaio 2008 (dopo 14 mesi) ed ha perfettamente raggiunto il target ribassista, contrassegnato dalla freccia verticale, dopo ca 2 mesi, il 20 marzo 2008 (16 mesi in tutto! per un'analisi riferibile al medio-lungo periodo). In conclusione la formazione di una figura Testa-Spalle ci preavvisa la fine di un trend: un'inversione al ribasso (come in questo caso) oppure al rialzo (nel caso rovesciato). Quindi, nel seguire i trend di periodo, diventiamo tutti "cacciatori di teste" in attesa che il resto venga da se.

18-02-2008 - Marco Ianniello

CRONOLOGIA DEI CRACK FINANZIARI: LE BANCHE SALVATE DAL 2008 AD OGGI

12-02-2008  IKB, SachsenLb, WestLb e BayernLB (Germania): iniezione di liquidità da parte dello Stato

WestLB, IKB e BayernLB: banche tedesche nella bufera


L'istituto pubblico Kreditanstalt für Wiederaufbau, proprietario del 38% di IKB, aveva già garantito 5 miliardi di euro per salvare in extremis, l’estate scorsa, la banca tedesca IKB. Analoghe misure pubbliche erano state applicate per la SachsenLB. Intanto, oggi, la IKB ha ancora bisogno di denaro fresco, 2 miliardi di euro, a causa dei suoi investimenti nei mutui ipotecari americani. WestLB ha annunciato la settimana scorsa una cura dimagrante che prevede una riduzione del personale del 25%. Gli azionisti della banca pubblica renana hanno messo a disposizione nuove garanzie per 2 miliardi di euro con l'obiettivo di accompagnare la creazione di una cassaforte finanziaria in cui versare investimenti a rischio. Dal canto suo, BayernLB, la banca pubblica della Baviera, sarà costretta ad annunciare svalutazioni per 2,5 miliardi di euro.



17-03-2008 Bear Stearns Companies Inc. (USA): rilevata da JP MORGAN CHASE

Bear Stears comprata da Jp Morgan, ma praticamente a gratis


La banca commerciale americana JpMorgan Chase  ha annunciato che comprerà per la cifra irrisoria di 236 milioni di dollari la banca d’affari Bear Stearns, minacciata dal fallimento. Il consiglio di amministrazione delle due imprese hanno già approvato l’operazione, fatta attraverso lo scambio di titoli, che valorizzano ogni titolo Bear Stearns a soli 2 dollari, nonostante venerdì scorso ogni azione Bear Stearns valesse 30 dollari. D’altronde, un prezzo così esiguo è stato stipulato soltanto perchè Jp Morgan, ha già indicato che garantirà le obbligazioni commerciali di Bear Stears e delle sue filiali.


26-03-2008 Northern Rock (UK): nazionalizzata

Northern Rock: la Consob inglese ammette di aver fallito


La Financial Services Authority, il guardiano dei mercati finanziari britannici, ha ammesso di non avere monitorato adeguatamente la situazione della Northern Rock. Northern Rock era cresciuta rapidamente in pochi anni con una strategia aggressiva di conquistare quote di mercato offrendo mutui a condizioni favorevoli e prestiti di un'entità pari anche al 125% del valore dell'immobile. Ha accumulato oltre 110 miliardi di sterline di asset diventando l'ottava banca e il quinto erogatore di mutui della Gran Bretagna. Il suo business model, di affidarsi ai mercati dei capitali per reperire fondi invece di contare sui depositi dei clienti, era noto all'Fsa. La Banca Centrale d’Inghilterra ha dovuto prestare oltre 25 miliardi di sterline a Northern Rock. Dopo mesi di incertezza, la banca in crisi e' stata nazionalizzata da Londra in febbraio e ha appena annunciato che dimezzerà gli asset e licenzierà un terzo dei dipendenti.



11-07-2008 Indy Mac Federal Bank(USA): nazionalizzata

IndyMac Bank fallisce


Le autorità americane sono state costrette a rilevare la IndyMac Bank, una delle principali casse di risparmio americane specializzate in mutui. IndyMac ha attività patrimoniali per 32 miliardi di dollari e riaprira' i battenti lunedi' mattina sotto la gestione dell'agenzia Federal Deposit Insurance Corp. (Fdic) che ha sborsato 8 miliardi di dollari per proteggere i depositi dei 10.000 correntisti i quali hanno visto andare in fumo circa 1 miliardo di dollari di loro risparmi. La banca è stata posta sotto sequestro dalle Autorità di regolamentazione.



14-07-2008 Fannie Mae e Freddie Mac (USA): rilevate dal Governo USA

Fannie Mae e Freddie Mac, interviene il Tesoro americano

Il Tesoro e la Fed hanno comunicato un pacchetto di azioni separate, ma coordinate, per rafforzare la posizione finanziarie di Fannie Mae e Freddie Mac, i principali detentori di portafogli mutui in America. Fannie e Freddie hanno rispettivamente un indebitamento di 800 e 740 miliardi di dollari. Insieme inoltre detengono un portafoglio misto di circa 5.000 miliardi di dollari, la metà dell'esposizione totale del sistema immobiliare americano.



26-07-2008 First National Bank of Nevada e Frist Heritage Bank (USA): rilevate da Mutual of Omaha Bank


Bank of Nevada e First Heritage Bank di Newport


Prosegue lo stillicidio di fallimenti nelle banche degli USA. Anche oggi infatti la crisi dei mutui ha mietuto altre due vittime. La First National Bank of Nevada e First Heritage Bank sono state chiuse in tarda nottata dalle autorità finanziarie perché sotto-capitalizzate. A decidere la chiusura delle attività dei due istituti, che fanno entrambi capo ad un gruppo dell'Arizona, First National Bank Holding, è stato l'Office of the Controller of the Currency, l'ente statale di controllo sul denaro circolante negli Stati Uniti. I depositi bancari presso le due banche e i loro attivi saranno acquisiti dalla Mutual of Omaha Bank.



25-08-2008

Columbian Bank and Trust (Usa): rilevati asset e depositi da parte di Citizens Bank and Trust


Piccole banche falliscono


Le autorità di regolamentazione hanno dichiarato il fallimento di Columbian Bank and Trust. Il collasso della piccola banca americana del Kansas. Il Federal Deposit Insurance ha stimato che la banca gestiva asset per 752 milioni di dollari e depositi per 622 milioni di dollari. E’ intervenuta così la Citizens Bank and Trust, istituto del Missouri, che ha rilevato i depositi ed anche una parte di asset per 85,5 milioni di dollari.



25-08-2008

Roskilde Bank (Danimarca): rilevata dalla Banca centrale


Piccole banche falliscono, in Danimarca si nazionalizza

La Danimarca ha dovuto procedere ad una nazionalizzazione-salvataggio per la sua ottava maggiore banca, per cui non si è riusciti a trovare un acquirente privato. Ad effettuare l'operazione è stata la Banca centrale (Nationalbanken), che ha riferito di aver rilevato il controllo della Roskilde Bank per 37,3 miliardi di corone, poco meno di 5 miliardi di euro. Il mese scorso la Banca centrale aveva già erogato prestiti di emergenza a Roskilde, per consentirle di onorare le obbligazioni in scadenza.



15-09-2008 Leman Brother (USA): amministrazione controllata con cessione della divisione broker a Barclays

Lehman, crack da 613 mld $

Lehman Brothers, la quarta e blasonata banca d'investimenti di Wall Street, ha ufficialmente chiesto oggi al tribunale fallimentare di New York l'amministrazione controllata ex articolo 11. Nell'atto con cui ha formalizzato la sua bancarotta, Lehman indica di aver debiti per la somma colossale di 613 miliardi di dollari. La banca ha anche già deciso il licenziamento immediato di 6 mila dipendenti in Europa.



15-09-2008 Merrill Lynch (USA): rilevata da Bank of America (50 miliardi di dollari)

Merrill Lynch incorporata da Bank of America, tensione sui mercati

Nel mentre saltava la trattativa di integrazione tra Barcleys e Leman Brothers, per il salvataggio di quest’ultima, è stata perfezionata a sorpresa l’operazione di fusione da 44 miliardi di dollari tra Bank of America e Merrill Lynch. Un pezzo di storia della finanza americana, quale Merill Linch, scopare così dai listini del New York Stock Exchange.



17-09-2008 AIG (USA): rilevata dal Goveno USA (finanziamento "ponte" biennale di 85 miliardi di dollari)

AIG salvata dal Tesoro. Fed: evitate tensioni sul credito


La Banca centrale degli Stati Uniti ha lanciato la ciambella di salvataggio al gigante mondiale delle assicurazioni American International Group (AIG): 85 miliardi di dollari a 24 mesi per rilevare il 79,9% del gruppo. Il prestito sarà ripagato con la vendita degli attivi. Soltanto ieri, mentre il titolo AIG sprofondava a Wall Street del 60%, era stato lanciato l'allarme liquidità.



18-09-2008 HBOS (UK): rilevata da Lloyds TSB

Hbos rilevata da Lloyds Tsb per 12,2 miliardi di sterline

Alla fine l'acquisizione-salvataggio di Lloyds Tsb su Hbos, rispettivamente quinta e quarta banca inglese per attività, è avvenuta. Dopo avere operato nell'ombra, pare per settimane, in coordinamento con le due banche, le autorità monetarie hanno dato il placet e il piano è scattato fulmineo.
I termini sono assai favorevoli a Lloyds Tsb, che rileva la prima prestatrice di crediti ipotecari in Gran Bretagna per 12,2 miliardi di sterline, pari a 20 miliardi di dollari. La forza di Lloyds nel retail è dunque servita a puntellare Hbos, che era esposta di più sui crediti all'ingrosso con una quota del 20% del mercato inglese e il glorioso marchio Halifax che valeva quasi 50 miliardi di sterline.



22-09-2008 Morgan Stanley (USA): rilevato il 21% del capitale da Mitsubishi Ufj Financial (JPN) per 9 miliardi di dollari

Morgan Stanley, la prima banca giapponese rileva fino al 20%

Il primo gruppo bancario del Giappone, Mitsubishi Ufj Financial ha rilevato il 21% del capitale di Morgan Stanley, l'ultima delle grandi banche d'affari americane rimaste in piedi assieme a Goldman Sachs (Bear Stearns è andata a Jp Morgan, Lehman è fallita, Merrill Lynch è stata incorporata da Bank of America). Intanto la Fed ha accettato la richiesta delle due banche d’investimento rimaste a diventare anche banche commerciali.



26-09-2008 Washinton Mutual (USA): rilevata da JP MORGAN CHASE

Washington Mutual rilevata da super Jp Morgan che diventa la prima banca Usa per depositi


I numeri del fallimento di Washington Mutual, gruppo con 307 miliardi di dollari di attività e 188 miliardi di depositi, sono i più grandi di sempre. Ad approfittarne è Jp Morgan che dopo aver acquistato, a marzo, Bear Stearns con un finanziamento della Fed, ieri ha rilevato per 1,9 miliardi di dollari la Washington Mutual Bank e la Washington Mutual Fsb. Nessuna speranza per azionisti e creditori della holding, che perderanno tutto. Fuori dalla transazione anche i 45,2 miliardi di depositi direttamente assicurati dalla Fdic. Contestualmente, vista la forte esposizione sui mutui immobiliari, Jp Morgan ha già deciso svalutazioni di crediti per 31 miliardi di dollari per ripulire i conti delle banche acquisite. E per mantenere i propri ratios di solvibilità ha poi annunciato un aumento di capitale da 8 miliardi di dollari. Al finale la Jp Morgan potrà contare su una rete di 5.410 sportelli (2.239 ex Washington Mutual) in 23 Stati Usa, attività per 2.040 miliardi di dollari e depositi per oltre 900 miliardi di dollari, acquisendo così ogni primato nel sistema bancario americano.



27-09-2008 Dexia (BE-FRA): ricapitalizzazione da parte di enti pubblici di Belgio e Francia 6,4 miliardi euro

Dexia: siglato accordo per salvataggio


I governi di Francia, Belgio e Lussemburgo hanno concertato un’iniezione di liquidità per 6,4 miliardi di euro nelle casse di Dexia. L’operazione di salvataggio ha tutti i connotati di una nazionalizzazione dell’istituto europeo specializzato in prestiti agli enti locali.


28-09-2008 Bradford e Bingley (UK): sportelli rilevati da Santander per 612 milioni di sterline e nazionalizzazione

Bradford & Bingley nazionalizzate dal Governo inglese per evitare il fallimento

Bradford & Bingley, la più piccola delle banche di credito ipotecarie britanniche, sta veleggiando verso la nazionalizzazione. La banca ha una forte esposizione nel settore dei mutui "buy to let" ossia finalizzati a comprare seconde case per affittarle. Il Governo nazionalizzerà la banca, che ha 52 miliardi di sterline di attività (65 miliardi di euro) e poi metterà in vendita al migliore offerente i 200 sportelli dell'attività retail. Intanto si sono già viste le prime inquietanti code di depositanti agli sportelli per prelevare i propri risparmi.



03-10-2008 Fortis (BE-OL): nazionalizzata dallo Stato Olandese

Fortis, asset olandesi ceduti allo Stato per 16,8 miliardi


Lo Stato olandese acquisisce la totalità delle attività olandesi di Fortis, in particolare Fortis Bank Nederland Holding, inclusa la sua quota in Abn Amro, e Fortis Insurance Netherlands. La decisione mira al mantenimento di un grado di solvibilità duraturo del gruppo bancassicurativo, salvato dal Governo grazie a un'iniezione di capitali per 16,8 miliardi di euro.



05-10-2008 Hypo Real Estate (Germania): 35 miliardi di linee di credito da parte di una cordata di banche con garanzia dello Stato

Fallisce il salvataggio Hypo Re. Deutsche Bank crisi sottostimata

La Hypo Real Estate, banca tedesca con attività per circa 400 miliardi di euro, ha annunciato il fallimento del piano da 35 miliardi di euro che avrebbe dovuto salvarla. Il pool di banche chiamato a intervenire assieme al Governo tedesco si è tirato fuori dall'operazione. Il motivo? Deutsche Bank, tra gli istituti chiamati al salvataggio, ha fatto sapere che le difficoltà di Hypo sono state sottostimate. Il Governo ha deciso di garantire tutti depositi bancari nella loro interezza, in contrasto con le norme dell’Unione Europea e ben oltre il limite di 20mila euro in vigore in Germania.



07-10-2008 Wachovia (USA): rilevata da Citibank e Wells Fargo

Wachovia, la Fed arbitro fra Citigroup e Wells Fargo


Il 29-09 Citigroup (New York) aveva firmato un accordo con Wachovia, con il benestare felice della Fed,  di rilevare le sue attività per 2,1 miliardi di dollari. Dopo appena 2 giorni è saltata fuori Wells Fargo (California) con un’offerta ben superiore da 11,7 miliardi di dollari lasciando cadere Wachovia in tentazione. Si è aperta così una vera e propria battaglia legale tra i due Istituti che ha visto congelare l’intervento di Wells Fargo. E’ dovuta intervenire la Fed che, dapprima aveva avallato positivamente entrambe le operazioni, ora ha proposto un compromesso: Citigroup e Wells Fargo dovrebbero spartirsi le 3.340 filiali di Wachovia a seconda della loro influenza geografica. Wells Fargo rileverà le filiali di Wachovia in California e nel west mentre Citigroup si approprierà delle filiali della regione nord orientale.



08-10-2008 Abbey, Hbos, Hsbc, Barclays, Lloyds Tsb, Royal Bank of Scotland, Standard Chartered:

finanziamento di 200 miliardi di sterline e garanzie rilasciate per 250 miliardi di sterline rilasciate dal Governo inglese

Gran Bretagna: il Governo ricapitalizza otto grandi istituti di credito

Il Governo britannico ha preso la decisione senza precedenti varando un maxipiano di salvataggio volto a ricapitalizzare il sistema bancario, che equivale di fatto a una semi-nazionalizzazione. Il piano si applicherà immediatamente a sette banche (Abbey, Hbos, Hsbc, Barclays, Lloyds Tsb, Royal Bank of Scotland, Standard Chartered) e alla società di credito ipotecario Nationwide. Si tratta di una potente iniezione di liquidità da 200 miliardi di sterline e di garanzie rilasciate per 250 miliardi di sterline di prestiti bancari. Le banche che vorranno disporre del capitale pubblico emetteranno in cambio azioni privilegiate o altri strumenti che diano un tasso d'interesse al contribuente. In cambio dell'aiuto le banche dovranno impegnarsi a osservare rigidi criteri di governance sul fronte delle retribuzioni dei manager e seguire accorte politiche nella distribuzione dei dividendi.



09-10-2008

Landsbanki (Islanda) in amministrazione controllata e in parte rilevata dall'olandese ING Direct


Kaupthing (Islanda) ha ottenuto un prestito di 500 milioni di euro dalla Banca Centrale d’Islanda

Glitnir (Islanda) nazionalizzata per il 75% al prezzo di 600 milioni di euro


Islanda sull’orlo del precipizio

Lo Stato ha dovuto prendere il controllo della seconda banca del paese, la Landsbanki, e l'ha poi posta in amministrazione controllata. I suoi depositi sono stati acquistati dall'olandese Ing Direct. Mentre la Kaupthing, la prima banca, ha ottenuto un prestito di 500 milioni di euro dalla banca centrale. E per finire la Glitnir, la terza banca, è stata nazionalizzata per il 75% al prezzo di 600 milioni di euro.    In seguito alla decisione del Governo islandese di garantire per intero i depositi bancari, Standard & Poor's ha tagliato di due livelli il rating dell'Islanda, portandolo a BBB da A-.    Intanto l'indice della Borsa di Reykjavik ha fatto segnare anche un -76,13% (giornaliero!) nonostante restassero esclusi dalle contrattazioni i principali titoli finanziari.



13-10-2008 Royal Bank of Scotland (20 miliardi di sterline) , fusione Lloyds Tsb e Hbos (17 miliardi di sterline):

lo Stato Inglese interviene con l’acquisto di azioni ordinarie e privilegiate per 37 miliardi di sterline (46 miliardi di euro)

Gli interventi del Governo inglese, banca per banca

Il Governo Inglese ha predisposto un pacchetto di danaro pubblico in soccorso alle banche. Si tratta di un’iniezione massiccia di capitale da 37 miliardi di sterline di cui 15 miliardi di azioni ordinarie e 5 miliardi di privilegiate per il colosso scozzese Rbs. In tutto, la partecipazione dello Stato in Rbs andrebbe al 57%. Per pagare gli interessi si asterrà dal distribuire il dividendo agli azionisti. I vertici della banca vengono decapitati. Invece, la nuova superbanca che sta nascendo dalla fusione tra Lloyds Tsb e Hbos, aprirà il capitale allo Stato, che salirebbe attorno al 40%. Nel caso di Hbos l'iniezione è di 11,5 miliardi di sterline, di cui 8,5 miliardi di azioni ordinarie e 3 miliardi di privilegiate, mentre Lloyds otterrà 5,5 miliardi di cui 4,5 miliardi in cambio di azioni ordinarie e 1 miliardo di privilegiate.


14-10-2008

Lo Stato Americano acquista azioni privilegiate delle maggiori banche


Bank of America (Usa), J.P. Morgan (Usa), Citigroup (Usa), Merrill Lync (Usa): 25 miliardi di dollari


Wells Fargo (Usa): 20 miliardi di dollari

Goldman Sachs (Usa), Morgan Stanley (Usa): 10 miliardi di dollari

Bank of New York Mellon (Usa), State Street (Usa): 3 miliardi di dollari

Bush, il Governo Usa nel capitale delle maggiori banche

Il Tesoro acquisterà 25 miliardi di dollari in titoli privilegiati di Bank of America, J.P. Morgan, Merrill Lync e Citigroup. 20 miliardi di dollari per Wells Fargo, 10 miliardi per uno per Goldman Sachs e Morgan Stanley, 3 miliardi di dollari per Bank of New York Mellon e State Street. Ogni singola partecipazione, però, non può superare il 3% degli asset a rischio e deve essere limitata a un importo massimo di 25 miliardi di dollari. Su tali partecipazioni le banche dovranno pagare un dividendo annuo del 5% nei primi 5 anni e del 9% in quelli successivi.L’intervento pubblico di questi giorni ammonta a 250 miliardi che rientrano nel pacchetto da 700 miliardi di dollari del piano Paulson.



16-10-2008

Ubs (Svizzera): lo Stato Svizzero acquista 6 miliardi di franchi in obbligazioni convertibili


La Svizzera investe 6 miliardi di franchi in Ubs


Il Governo svizzero ha annunciato l'intenzione di rafforzare il capitale di Ubs investendo 6 miliardi di franchi in obbligazioni convertibili. Lo Stato elvetico avrà così in
portafoglio il 9% circa del capitale della banca. Contestualmente la Banca centrale svizzera (Bns) gestirà gli attivi (tossici) di Ubs che saranno trasferiti in una nuova entità.


16-10-2008

Unicredit, Intesa Sanpaolo, Monte dei Paschi di Siena (Italia): la Banca d'Italia assegna 1,9 miliardi di euro di swap


Crisi banche, swap Bankitalia al via. Assegnati titoli per 1,9 mld


Unicredit, Intesa Sanpaolo e Mps sarebbero le prime banche ad aver chiesto alla Banca d'Italia di accedere alla procedura di swap prevista dalle nuove misure anti-crisi. Bankitalia ha così comunicato di avere assegnato, su iniziativa delle controparti, 1,9 miliardi di titoli in swap con scadenza ad 1 mese ed una commissione dell’1%. Le operazioni potranno raggiungere l'importo complessivo potrà raggiungere 40 miliardi di euro.



19-10-2008

ING Groep (Olanda): lo Stato Olandese acquista 10 miliardi di euro di azioni privilegiate


Ing Groep, 10 mld dallo Stato per rafforzare il patrimonio


Il primo gruppo olandese di servizi finanziari, Ing Groep, aveva fatto sapere di prevedere una perdita di circa 500 milioni di euro nel terzo trimestre per effetto delle turbolenze dei mercati finanziari. Il colosso olandese, famoso per la zucca arancio, riceverà una robusta iniezione di ben 10 miliardi di euro, dal Governo Olandese in cambio di azioni privilegiate. La cura statalista è ormai in voga in tutto il mondo.


21-10-2008

Banca Centrale d’Islanda (Sedlabanki) finanziata per 6 miliardi di euro dal Fondo Monetario Internazionale


Islanda, il Fmi guida piano di salvataggio da 6 mld di dollari


La Banca Centrale d’Islanda (Sedlabanki), ha cercato di "bloccare" la valuta nazionale ma la korona ha perso il 60% dall'inizio dell'anno. Le riserve valutarie, a meno di 3 miliardi di dollari, non hanno permesso in realtà grandi interventi. E così lasciata sola o quasi ad affrontare la crisi, l'isola, da sempre avamposto americano, aveva cercato aiuto in Russia. La mossa avrebbe avuto un forte valore geopolitico, quando invece sembra ormai prendere quota un piano complessivo di da 6 miliardi di dollari di cui poco più di 1 miliardo provenienti dal Fondo Monetario Internazionale ed il restante dalle banche centrali dell'area scandinava oltre alla Bank of Japan.


21-10-2008

Lo Stato francese stanzia 10,5 miliardi di euro per le 6 maggiori banche nazionali


Crédit Agricole 3 miliardi di euro

Bnp Paribas 2,55 miliardi di euro

Société Générale 1,7 miliardi di euro

Crédit Mutuel 1,2 miliardi euro

Caisse d'Epargne 1,1 miliardi di euro

Banque Populaire 950 milioni di euro

Lo Stato francese entrerà nelle sei banche maggiori


Lo Stato francese investirà, attraverso l'emissione di titoli di debito subordinati privi di diritto di voto, 10,5 miliardi di euro nelle prime sei banche del Paese non per ricapitalizzare gli Istituti di credito ma per far si che questi continuino a finanziare correttamente l'economia. L'intervento prevede 3 miliardi di euro al Crédit Agricole, 2,55 miliardi a Bnp Paribas, 1,7 miliardi a Société Générale, 1,2 miliardi al Crédit Mutuel, 1,1 alla Caisse d'Epargne e 950 milioni alla Banque Populaire.



21-10-2008

Fondi Monetari americani (Usa) finanziati dalla Fed


Fondi monetari in emergenza, la Fed acquista asset


La Federal Reserve ha deciso un intervento di emergenza per acquistare asset a breve termine dei fondi comuni che operano sul mercato monetario, alle prese con numerose richieste di riscatto da parte degli investitori. La Fed sta intervenendo per fornire liquidità al mercato della carta commerciale e sostenere lo smobilizzo a breve, da parte dei fondi monetari, di titoli che poggiano su collaterale ovvero valori in garanzia.


26-10-2008

Banca Centrale Ucraina (Ucraina) finanziata per 16,5 miliardi di euro dal Fondo Monetario Internazionale


Fmi, prestito da 16,5 miliardi di $ all'Ucraina


L'FMI ha accordato oggi un prestito di 16,5 miliardi di dollari alla Banca Centrale Ucraina. Dal canto suo, lo Stato dell’est, che si trova anche in difficoltà politiche, si è impegnato ad apportare una serie di cambiamenti legislativi relativi al sistema bancario del paese.



27-10-2008

KBC Bank (Belgio): lo Stato entra nel capitale acquistando 3,5 miliardi di euro


Belgio, aumento di capitale da 3,5 miliardi di euro per Kbc Bank


Lo Stato belga ha annunciato l'iniezione di 3,5 miliardi di euro nella banca KBC. Lo Stato non avrà diritto di voto ma potrà nominare due rappresentanti nel cda. La banca ha inoltre annunciato che non sarà distribuito il dividendo 2008.



03-11-2008

Commerzbank (Germania): lo Stato inietta capitale per 8,2 miliardi di euro


Germania, maxi intervento statale per Commerzbank


Commerzbank, la seconda banca tedesca, riceverà dallo stato tedesco un'iniezione di capitale da 8,2 miliardi di euro oltre a una garanzia sui nuovi debiti fino a 15 miliardi di euro. La banca, che ha presentato i conti trimestrali, ha registrato una perdita netta di 285 milioni di euro. Il gruppo diviene quindi la prima banca privata che si appella al governo tedesco e per contro non dovrà distribuire dividendi per tutto il biennio 2009-2010.



03-11-2008

Banco Portugues de Negocios (Portogallo): lo Stato nazionalizza la banca


il Governo portoghese nazionalizza Bpn


Il Governo portoghese proporrà al Parlamento la nazionalizzazione del Banco Portugues de Negocios (BPN), che si trova in stato di insolvenza a causa dell’accumularsi di perdite finanziarie pari a 700 miliardi di euro. La sua gestione sarà affidata alla Caixa Geral dos Depositos, banca pubblica e primo istituto finanziario del Portogallo.



18-11-2008

Bank al-Khaleej (Kuwait): ricapitalizzazione per 1,4 miliardi di dollari


Gli azionisti saranno chiamati a ricapitalizzare la Bank al-Khaleej


La seconda banca del Kuwait, la Bank al-Khaleej, ha annunciato perdite per 1,4 miliardi di dollari connesse ad operazioni in derivati i cui sottostanti erano in fondi americani di mutui subprime. Il Consiglio di Amministrazione ha già rassegnato le proprie dimissioni ed ha deliberato una indispensabile ricapitalizzazione a copertura delle perdite per mano dei propri azionisti al fine di salvare l'Istituto di Credito del Kuwait.



24-11-2008

Citigroup (Usa): lo Stato Usa stanzia 20 miliardi di dollari


Nuove misure anticrisi per Citigroup


Il Ministero del Tesoro degli Stati Uniti ha annunciato che stanzierà 20 miliardi di dollari (quasi 16 miliardi di euro) in Citigroup, il colosso finanziario in seria difficoltà in cambio di una partecipazione pubblica nel capitale sociale del colosso del credito. Fino a due anni fa il gruppo, che opera in più di 100 Paesi, era la banca più potente del mondo con 200 milioni di clienti.



08-01-2009

Commerzbank (Germania): lo Stato al 25% con una ricapitalizzazione da 10 miliardi


Fondi pubblici per la seconda banca tedesca


Commerzbank vara una ricapitalizzazione, con fondi pubblici, da 10 miliardi e annuncia che il 25% del capitale più un'azione passerà sotto il controllo dello Stato tedesco. Il tutto in previsione della fusione con Dresdner Bank prevista per fine mese.



08-05-2009

Royal Bank of Scotland (Inghilterra): conti in rosso e crediti in sofferenza quadruplicati


Dopo i mutui sub-prime, la recessione sta causando un incremento dei crediti inesigibili


La Royal Bank of Scotland, ora controllata al 70% dal Tesoro britannico, ha registrato una perdita di 44 milioni di sterline nel primo trimestre 2009, contro un utile di 479 milioni nello stesso periodo del 2008, mentre i crediti in sofferenza sono quasi quadruplicati a 2,9 miliardi di sterline e le svalutazioni su asset a rischio hanno toccato quota 2,1 miliardi.



05-09-2009

Vantus Bank di Sioux City in Iowa, InBank di Oak Forest in Illinois, Platinum Community Bank di Rolling Meadows in Illinois, First Bank di Kansas City in Missouri e First State Bank di Flagstaff in Arizona (USA): Chiuse  altre cinque banche, salgono ad 89 il totale degli istituti falliti dall'inizio dell'anno.


La maggiore di queste banche è Vantus Bank con asset per 458 milioni e depositi per 368. Questi nuovi cinque fallimenti costeranno al fondo di assicurazione della Fdic circa 401,3 milioni di dollari.

   
02-05-2010

GRECIA: Primo salvataggio della Grecia


I ministri delle Finanze dell'Eurogruppo hanno dato il via libera al piano di sostegno per la Grecia: si tratta, come ha spiegato il presidente dell'Eurogruppo Jean Claude Juncker, di circa 110 miliardi di euro in tre anni, di cui 80 a carico dei partner della Grecia nell'area euro e 27 a carico dell'FMI. Di questi, come già previsto, 30 miliardi saranno stanziati dai paesi euro e 15 da FMI già nel primo anno.

   
28-11-2010

IRLANDA: Salvataggio dell'Irlanda


I ministri delle Finanze dell'Eurogruppo e dell'Ecofin hanno dato il via libera al piano di salvataggio per Dublino da 85 miliardi di euro in tre anni. La ripartizione degli aiuti prevede una quota uguale a carico del Fondo salva-Stati della zona euro (Efsf), del bilancio Ue e dell'Fmi.

   
04-05-2011

PORTOGALLO: Salvataggio dell'Portogallo


L’accordo tra il Portogallo, l’Unione europea e il Fondo Monetario Internazionale è stato raggiunto ieri in serata. L’accordo prevede che al governo di Lisbona venga concesso un finanziamento pari a 78 milioni di euro. La ripartizione degli aiuti prevede una quota uguale a carico del Fondo salva-Stati della zona euro (Efsf), del bilancio Ue e dell'Fmi.

   
21-07-2011

GRECIA: Secondo salvataggio della Grecia


Ulteriori 160 miliardi di euro. Gli stati dell’Eurozona e le istituzioni europee metteranno a disposizione 106 miliardi di euro di finanziamenti con scadenze comprese tra i 15 e i 30 anni e un periodo di “tregua” per la Grecia dai versamenti di 10 anni. Previsto anche un altro intervento pubblico diretto di 13 miliardi di euro nel riacquisto (buy back) di titoli del debito pubblico greco promosso dall’Efsf (il fondo Salva Stati Ue) sul mercato secondario. I privati sono chiamati a un intervento di 37 miliardi di euro (mediante swap di titoli).

   
10-10-2011

Dexia (BE-FRA-LU): intervento del governo del Belgio di 4 miliardi euro


Sarà soprattutto il Belgio a impegnarsi nella nazionalizzazione dalla banca già tratta in salvo una volta all'indomani del fallimento Lehman. Il Belgio pagherà 4 miliardi di euro per il ramo belga dell'istituto e fornirà garanzie per il 60% degli asset a rischio destinati a confluire in una "bad bank" e stimati in 90 miliardi di euro.

   
10-10-2011

Erste Group (AU): intervento Austriaco di 1,22 miliardi euro


A pagare pesantemente la crisi dei debiti sovrani c'è anche Erste Group, prima banca austriaca. Già destinataria di consistenti aiuti pubblici durante la crisi del 2008, ha annunciato che il 2011 si chiuderà con una pesante perdita di 800 milioni di euro riconducibile soprattutto alla crisi dei debiti pubblici. Questa situazione l'ha spinta a rinviare di un anno il rimborso dell'aiuto versato dallo Stato (1,22 miliardi) in occasione della crisi finanziaria del 2008. La banca dovrà procedere a svalutazioni in relazione alle obbligazioni di Paesi europei in crisi e alle partecipazioni detenute nell'Europa del'Est (in particolare in Ungheria e Romania). Le azioni della banca sono arrivate a perdere fino al 17% nela prima ora di contrattazioni a Vienna.

   
26-10-2011

GRECIA: Ristrutturazione del debito


Al termine del vertice europeo di Bruxelles è stato decisa la ristrutturazione del debito greco con una decurtazione del 50% del valore delle obbligazioni e titoli di stato in mano agli investitori privati. L'operazione dovrebbe permettere di ridurre il debito di 100 miliardi entro il 2020: il rapporto debito/Pil passerebbe dall’attuale 160% al 120%.

   


Di Cienzo Domenico, Ianniello Marco

 

03-03-2001 - Marco Ianniello

DECALOGO DEL TRADER


Un trader che voglia avere buoni risultati consistentemente e non occasionalmente deve essere disciplinato ed attenersi ad un rigoroso codice di operatività.

 

1) Non rischiare mai più del 5-10% del proprio patrimonio in una volta sola

Mettere a rischio, in una volta sola, una quota eccessiva del proprio capitale è estremamente imprudente, per due buoni motivi:

Innanzitutto, il capitale personale rappresenta per il trader quello che è l’ossigeno per un subacqueo: una volta distrutto il proprio capitale non è più possibile continuare con l’attività di trading.

Secondariamente, un rischio troppo alto comporterebbe un coinvolgimento emotivo eccessivo che andrebbe a pregiudizio della serenità e della lucidità con cui il trader avveduto approccia ai mercati.

 

2) Evitare i mercati ed i titoli poco liquidi ed eccessivamente volatili (in specie se si tratta di strumenti derivati)

Il trader dovrebbe concentrare la propria attività su un numero limitato di strumenti, vista l’impossibilità si seguire efficacemente molte cose allo stesso tempo. Inoltre, deve evitare i mercati, i titoli, le scadenze (nel caso di strumenti derivati) poco liquidi o molto volatili, perché questi sono di difficile monitoraggio ed i rischi potenziali sono più alti.

 

3) Mai andare contro il trend: “The trend is your friend”

Prima di prendere una posizione, occorre definire l’orizzonte temporale sul quale intende operare (alcune ore, giorni, mesi) ed analizzare qual è il trend in tale orizzonte.

Le analisi vanno dall’orizzonte più “lungo” a quello più “breve” relativamente al tipo di operatività scelta (dal trading veloce a quello più lento, dal gestore di medio-lungo periodo al cassettista). Si possono individuare così vari trend (l’uno dentro l’altro, un po’ come le Matrioske) ed utilizzare la scala temporale più “lunga” per individuare il trend maggiore e di medio periodo e quella più “breve” per il timing, cioè per definire il momento esatto di entrata sul mercato.

Il trader deve sempre cercare di cavalcare il trend di periodo in atto senza mai andare contro il mercato: è perdente credere di aver “ragione” da soli.

 

4) Fissare i livelli di stop loss e take profit prima di prendere una posizione e poi rispettarli

Il trader dovrebbe individuare non solo i livelli di entrata sul mercato, ma anche e soprattutto i livelli di uscita. I livelli di stop loss e di take profit vanno sempre fissati prima di prendere una posizione, a mente fredda, senza essere ancora coinvolti psicologicamente e finanziariamente nel mercato.

Una volta presa una posizione, lo stop-loss è il livello dove “fermare” le perdite allorquando l’entrata sul mercato è stata mal valutata ed il trend inverte inaspettatamente.   Lo scopo è preservare il proprio capitale, indispensabile per l’attività di trading.

 

5) Mai mediare in perdita, semmai mediare in utile

Quando la posizione è ormai in forte perdita potenziale, il nostro malcapitato trader è ormai pronto a cedere ad un’altra fortissima tentazione: mediare in perdita, al fine di migliorare il proprio prezzo di carico.

Questo ragionamento, seppur vero, è però molto insidioso poiché spinge il trader a aumentare la propria esposizione contro il mercato: non solo il trader ha ignorato gli stop loss iniziali ma, ora, vuole scommettere sulla fine del trend in atto, sperando poi di vendere al massimo (sell on top, se era corto) o di comprare sul minimo (bottom fishing, se era lungo).

Una soluzione leggermente meno rischiosa è quella di incrementare la propria posizione soltanto dopo un segnale chiaro di inversione, ma rimane comunque il rischio dei falsi segnali e di un’esposizione troppo grande – e quindi troppo coinvolgente anche da un punto di vista psicologico.

Qualora il nostro trader abbia invece una posizione in utile, la scelta di incrementare la posizione, ovvero di mediare in utile, sebbene peggiori il prezzo di carico, può essere corretta. Si tratta infatti di investire seguendo il trend, secondo una strategia di “pyramiding”. Il trader, in questo caso, deve alzare il proprio stop-loss sul nuovo prezzo di carico complessivo.

 

6) Fare stop-trailing

La decisione di chiudere effettivamente sul livello di take profit inizialmente prefisso non è obbligatoria (a differenza di quando la posizione è in perdita e raggiunge lo stop loss, dove è opportuno chiudere immediatamente).

Esiste infatti un’alternativa: se il trend sembra particolarmente forte, il trader può decidere di mantenere aperta la posizione, alzando man mano sia lo stop loss che il take profit, in modo da “accompagnare” il mercato. In tal modo si lascia aperta la possibilità di ulteriori guadagni, con il rischio di perdere soltanto una parte degli utili potenziali. Questa strategia si chiama stop trailing e consente di cavalcare trend forti (analisi dei volumi trattati) con poche correzioni.

 

7) Costituire un fondo ammortamento perdite con gli utili conseguiti

Man mano che il trader consegue degli utili dovrebbe accantonarne almeno una parte in un fondo che investa su strumenti tranquilli, tipo un fondo monetario e senza rischio di cambio. A tale fondo non dovrebbe attingere in nessun caso tranne che per ripianare perdite di trading future. La quota da accantonare dovrebbe essere inizialmente abbastanza alta, in modo da formare in tempi brevi uno “zoccolo duro”. In seguito si potranno ridurre gli accantonamenti, quando si sia costituito un plafond adeguato all’operatività ed ai rischi che si intende correre.

 

8) Non farsi assorbire troppo dall’attività di trading: alla lunga logora

Non bisogna perdere di vista che l’attività di trading è un mezzo, tra molti altri, con il quale si cerca di aumentare il proprio reddito e la propria ricchezza. Il fine è migliorare il proprio livello di vita. E’ quindi evidente che fare del mezzo un fine significa andare incontro a pesanti frustrazioni. Non vale la pena fare tanta fatica per vivere male!

E’ perciò necessario limitare l’operatività ad un livello sostenibile nel lungo termine: ci si guadagna in salute, e probabilmente anche nel portafoglio!

 

9) DISCIPLINA: ricordarsi di osservare questi principi!

Il mercato non è assolutamente un meccanismo perfetto e razionale ma è mosso da sentimenti ed emozioni e perciò può stare su livelli “sbagliati” anche per un periodo lungo – lungo sufficientemente per fare subire grosse perdite a chi sosteneva di aver “ragione” e da solo è andato contro corrente.

Tutti i trader con un po’ di esperienza e buon senso, condividono generalmente i principi su menzionati. Allo stesso tempo questi vengono quotidianamente violati, in tutto o in parte, soprattutto sotto la spinta di impulsi emotivi, la triade avidità-paura-speranza. Rispettare tale “decalogo” significa operare in modo oculato per fronteggiare consapevolmente i rischi finanziari del trading che non è “giocare in borsa”.

 

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